E’ un’espressione che sentiamo spesso dire, ma la cui origine probabilmente non tutti conoscono: parliamo dell’espressione “far venire il latte alle ginocchia”. L’avete mai usata? Ma soprattutto conoscete l’origine di questo diffusissimo modo di dire? Scopriamolo.
Perché si dice “far venire il latte alle ginocchia”
“Far venire il latte alle ginocchia” è un’espressione molto utilizzata in Italiano per esprimere noia, impazienza in riferimento a una cosa, a un’azione o ad una persona. Far venire il latte alle ginocchia è un’espressione associata a qualcosa che avviene lentamente, troppo lentamente, e in maniera ripetitiva ed è utilizzata di norma per esprimere impazienza, noia, frustrazione, fastidio, impotenza, esasperazione.
Si tratta di modo di dire molto colorito, riferito alla pratica agreste della mungitura. Ma perché si dice così? Ecco il significato di questa simpatica, quanto comune, espressione idiomatica della nostra lingua.
Origine del modo di dire: la lunga pratica della mungitura
Pare che le origini di questo detto siano correlate all’antica pratica della mungitura: prima, quando non esistevano ancora i macchinari tecnologici di ausilio che esistono oggi, il contadino doveva mungere in modo manuale gli animali, attività che portava via moltissimo tempo e che richiedeva molta pazienza. L’addetto al lavoro si collocava un secchio tra le gambe e, con calma e mettendosi l’anima in pace, iniziava a mungere finché il livello del latte non fosse arrivato al livello delle sue ginocchia. Tale attività richiedeva, naturalmente, molto tempo e molta calma.
Per questo motivo si utilizza l’espressione “far venire il latte alle ginocchia”, per indicare appunto un’azione lunga, ripetitiva, noiosa, che fa facilmente perdere la pazienza.
A proposito di modi di dire sul latte…
Non solo “far venire il latte alle ginocchia”: esiste un altro modo di dire che vede questo alimento protagonista. Sicuramente si tratta di un’espressione poco usata, ma che merita comunque di essere conosciuta: parliamo di “essere come il latte di gallina”. Questa locuzione di uso raro, probabilmente sconosciuta ai più, si adopera quando si vuol mettere in particolare evidenza il fatto di essere in possesso di una cosa rarissima, praticamente introvabile e, sempre in senso figurato, si definisce latte di gallina un cibo o una bevanda squisita e molto rara.
Il modo di dire era già in uso nel mondo classico; lo si trova, infatti, in Aristofane che definisce latte di gallina (c’era anche la variante latte di pavone) una cosa molto ambita, rara e preziosissima. Da questa espressione è nata, per la cronaca, una bevanda simile allo zabaione: chiamata, appunto, latte di gallina, essa è composta da latte, uova e zucchero, cui si può aggiungere dell’acquavite o del vino secco. Ma non è finita: hanno lo stesso nome una diffusa pianta selvatica della famiglia delle Gigliacee, con fiori bianchi disposti a ombrello, e un ottimo decotto di crusca.
Il libro sui modi di dire
“Far venire il latte alle ginocchia” e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.