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Perché si chiama Coronavirus? L’origine della parola

Cosa significa Coronavirus? Qual è la corretta pronuncia? Lo abbiamo chiesto a Salvatore Claudio Sgroi professore ordinario di Linguistica generale

“Coronavirus” è la parola più utilizzata del momento. Non c’è organo di informazione o persona che sui social o dal vivo non la stia utilizzando o ne senta discutere in merito almeno una volta al giorno. Ma perché si chiama Coronavirus? Qual è l’origine della parola? Qual è la corretta pronuncia della parola Coronavirus? In attesa di conoscere come sconfiggere il virus, abbiamo chiesto a Salvatore Claudio Sgroi, già professore ordinario di Linguistica generale presso l’Università di Catania ed esperto di storia della terminologia linguistica, di capire perché si chiama Coronavirus e qual è la corretta pronuncia della parola.

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L’etimologia della parola

Per quanto riguarda l’origine o etimo del termine Coronavirus, si tratta, contrariamente a quanto si legge in tutti i dizionari, con l’eccezione del GRADIT di Tullio De Mauro (2003 e II ed. 2007), di un anglo-latinismo, come emerge dalla struttura morfologica del composto, con “testa a destra” ‘virus a corona’. E chi non ama gli anglicismi, come il gruppo INCIPIT, propone appunto il calco ‘virus (a) corona’. In inglese, il composto è formato con i termini del lat. scient. corona e virus  e sembra risalire al 1968.

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La corretta pronuncia

In italiano la pronuncia pan-italiana, diffusa da tutti i mass media, è quella ortografica, <coronavirus>, favorita anche dal fatto che il parlante comune non percepisce che si tratta di un anglo-latinismo.  Trattandosi però di un anglicismo diffuso ormai nel mondo la pronuncia inglese o americana per il prestigio proprio dell’anglo-americano ha cominciato a far capolino anche in italiano, variamente adattata. Da qui  il coronavairus in bocca al ministro Di Maio, ingiustamente quasi ‘lapidato’ per questa sua preferenza.

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Da segnalare anche, decisamente minoritaria, la pronuncia “còronavìrus”, che tende ad oscurare la natura del composto. E come se non bastasse circola pure la variante al femminile la coronavirus, anche in questo caso il genere femm. tende a far percepire il composto quasi fosse un termine semplice.

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Dal punto di vista normativo, le 5 varianti – il coronavirus, il coronavairus, il còrona-virus, la coronavirus e il virus (a) corona – tranne quest’ultimo (non so quanto vitale), presentano una diversa diffusione, in sedi anche istituzionali e presso parlanti non-incolti. E sono quindi normativamente tutte “corrette”. Certamente più vitale è, come accennato,  <coronavirus>. Il parlante può quindi scegliere quella che preferisce, più o meno diffusa.

Da ultimo,  nella stampa inglese (“Metro”) è apparso anche crownavirus: un gioco di parole con  “crown”  verbo  ‘incoronare’ + “a virus” ‘un virus’, in cui la regina Elisabetta si mette i guanti per consegnare le onorificenze, per “incoronare”. Ma stando alla sensibilità dei nativo-anglofoni, si tratta di un gioco “molto forzato”.

Salvatore Claudio Sgroi

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