Il paroliere indica solitamente chi scrive i versi o le parole per una canzone o per altra composizione di musica leggera, in particolare chi adatta le parole a musica giร composta. Recentemente, agli accademici della Crusca รจ arrivata la richiesta, da parte della SIAE (Societร Italiana degli Autori ed Editori), di consulenza sul termine paroliere, usato spesso in maniera colloquiale come sinonimo della parola autore, il cui utilizzo “equivale a sminuire la portata di unโattivitร creativa e artistica tra le piรน nobili”.
Il “paroliere” Mogol
L’analisi di Paolo D’Achille parte proprio dalla richiesta del piรน famoso paroliere italiano, il celebre Mogol, nonchรฉ Presidente onorario della SIAE, il quale sulla questione si era giร sbilanciato in recenti interviste, inorridendo quando viene chiamato โparoliereโ e ribadendo di voler essere definito โautoreโ (โio vi chiamo giornalisti, mica giornalaiโ).
Per cogliere la percezione negativa del termine da parte di Mogol, รจ opportuno ricostruire la storia della parola, che i principali dizionari italiani datano al 1928, sulla base di un esempio riportato dal GDLI nel Supplemento 2009, che anticipa il passo di Moravia (del 1970) citato nel vol. XII, s.v. paroliere (identica, nelle due voci, รจ la definizione: โAutore del testo di una canzone di musica leggera; chi svolge professionalmente tale attivitร โ).
L’analisi della parola
Sul piano dellโetimologia sincronica, paroliere puรฒ essere facilmente interpretato come suffissato, da parola + -iere, suffisso tuttora produttivo per indicare i nomi di mestiere, e non sempre con connotazione negativa: se verduriere e verduraio sono (geo)sinonimi, il gelatiere รจ professionalmente piรน quotato del gelataio. Storicamente, perรฒ, si tratta di un francesismo. Lo documenta il fatto che il termine francese parolier รจ attestato anteriormente: il TLFi lo data al 1855, riportando anche esempi del 1863 e del 1935, ma la prima registrazione lessicografica รจ in รmile Littrรฉ, Dictionnaire de la langue franรงaise, vol. III, Paris, Hachette, 1873, dove si precisa che si tratta di una โparola dโautoreโ, inventata dal critico e musicologo Castil-Blaze (citato del resto anche nel TLFi) con un valore spregiativo, per indicare lโautore di testi di opere e operette, quello che in Italia si chiama โ a partire dai primi dellโOttocento, e inizialmente anchโesso con valore spregiativo โ librettista (vocabolo formato con lโaggiunta di -ista a libretto, nel significato specifico, documentato giร dal Settecento, di โtesto in versi di un melodramma o di unโopera liricaโ).
Si puรฒ aggiungere che in italiano, per indicare, ironicamente, il librettista รจ documentato โ prima ancora che nascesse questa parola, la cui prima attestazione risale al 1836 โ anche un derivato da parola, usato piรน spesso nel senso di โchi parla molto e in modo poco concludenteโ, e cioรจ parolaio (1817). Sempre a scopo ironico, invece di paroliere, troviamo un esempio di parolante (1965), non a caso contrapposto a musichiere โautore della musica di una canzoneโ. Ecco al riguardo i due esempi riportati nel GDLI:
Altre accezioni
Nella sua analisi, il linguista della Crusca analizza le occasioni in cui “paroliere” indica qualche altra cosa, e cioรจ:
1) la trasmissione RAI di Lelio Luttazzi del 1962-63 intitolata โIl paroliere questo sconosciutoโ, dedicata, peraltro, proprio agli autori di testi di canzoni (cfr. V.B., TV: un servizio speciale e il ritorno del ยซParoliereยป, โIl Corriere della Seraโ, 3/7/1963);
2) la rubrica tenuta sullโโEspressoโ da Tullio De Mauro, a cui si riferisce questo esempio:
Il mio vecchio amico Tullio De Mauro mi ha fatto lโonore di chiamarmi in causa, nella prestigiosa rubrica Il Paroliere che tiene sullโEspresso (di questa settimana). (Beniamino Placido, Rimini Rimini e la curva sud, โla Repubblicaโ, 24/5/1989, p. 29);
3) il nome commerciale di un โgioco consistente nel formare parole a partire da lettere dellโalfabeto scritte sulle facce dei dadiโ (GRADIT; significato registrato con la data 1986); si tratta della versione italiana del gioco da tavolo inventato dallo statunitense Alan Turoff nel 1970, denominato in inglese Boggle, introdotto in Italia dalla Casa Editrice Giochi qualche anno dopo;
4) alcune rare occorrenze della parola come aggettivo (anche al femminile e al plurale) nel senso di โche usa molte parole, che ha un ricco vocabolarioโ (ne do un esempio: โla sua superlativa capacitร parolieraโ, in Ettore Paratore, Il Satyricon di Petronio. Commento, Firenze, Le Monnier, 1933, p. 185).
Perchรฉ si utlizza “paroliere”
Secondo l’analisi della Crusca, il successo di paroliere nella musica leggera si spiega col fatto che, diversamente dalla prassi propria del melodramma e dellโopera lirica (almeno fino a Puccini), il musicista metteva in musica (โintonavaโ, per usare il termine tecnico) un preesistente testo drammatico in versi (sia pure non rispettandone sempre la metrica e cambiando, omettendo o ripetendo varie parole). Invece, nella canzone, il procedimento รจ di solito inverso. ร la melodia a essere composta per prima e a offrire lโattenzione del poeta o paroliere una serie di ritmi e accenti che precostituiscono il suo schema prosodico. Il metro, quindi, precede nel lavoro del paroliere ogni altro elemento di lingua poetica, costituisce anzi il modello obbligato, astratto e concreto nello stesso tempo, che sta alla base della composizione.
Insomma, al paroliere si richiedono competenze particolari e non cโรจ dubbio che, data la crescita del peso della musica leggera e della cosiddetta โcanzone popolareโ nella cultura contemporanea, il termine โ cosรฌ come quello di cantautore (โcantante che interpreta brani da lui stesso compostiโ; GRADIT, con datazione al 1960) โ si รจ progressivamente diffuso.
Preferire โ nellโuso individuale โ una designazione alternativa รจ del tutto lecito, ed รจ anche lecito rivendicare per il paroliere il rango di โautoreโ a tutti gli effetti, e in certi casi di vero โpoetaโ, se le parole di una canzone sono davvero belle e ben riuscite. Questo serve anche a ribadire il ruolo non sempre gregario rispetto al compositore della musica. Non sembra tuttavia possibile, allo stato attuale, sostituire la parola in tutte le occasioni, perchรฉ ormai il radicamento รจ molto forte, e vasta la sua diffusione, anche in contesto tecnico. Va comunque tenuto presente che la larga diffusione di paroliere ha finito per attenuare e anzi annullare il significato spregiativo che il termine aveva allโinizio, quando รจ arrivato dal francese.