Il Natale è una ricorrenza ricca di simboli e tradizioni, alcune condivise a livello locale, altre capaci di caratterizzare un territorio specifico. Se molti conoscono il valore e il significato di alcune tradizioni, in pochi però conoscono il significato storico e l’origine di alcune parole simbolo del Natale.
Origine e significato delle parole simbolo del Natale
Da “addobbo” a “presepe”, grazie al contributo della Treccani scopriamo storia, origine e tradizione di queste 5 parole simbolo della festività più attesa dell’anno.
Addobbo
Iniziamo con la parola addòbbo, sostantivo maschile che trae origine dal francese antico “adober” che significa “crear cavaliere”, che a sua volta deriva dal francone “dubban“, che significa “colpire” e designava l’usanza da parte del cavaliere anziano di colpire simbolicamente sulla gota o sulla nuca l’iniziato durante l’atto della proclamazione. Il francone sono una famiglia di lingue e dialetti appartenenti al gruppo delle lingue germaniche occidentali, che in qualche modo si ritengono collegate all’antico popolo dei Franchi e al Regno franco medievale.
Dal significato originario di “far cavaliere” e di insignire di un nuovo titolo attraverso anche l’utilizzo di abiti ricchi e solenni, nell’uso contemporaneo la parola nella sua formula verbale “addobbare” ricopre il significato di adornare, decorare, parare a festa una chiesa, una sala, oppure l’albero di Natale. Oggi per addobbo si intende quindi l’insieme degli oggetti adoperati per addobbare a Natale e in generale in occasione di festeggiamenti o cerimonie solenni la tradizione di decorare provvisoriamente l’interno di edifici, di chiese, o nelle vie e piazze pubbliche.
Avvento
Avvento ha origine dalla parola latina “adventus -us“, derivato di advenire che significa “arrivare”. Nella liturgia cristiana, con il termine avvento si indica la preparazione alla venuta del Signore, corrispondente al 25 dicembre giorno di Natale, che abbraccia, nel rito romano, un periodo di quattro settimane, dedicato al raccoglimento e alla penitenza. Rispetto al significato originale di “venuta”, oggi il termine si usa con il significato di “attesa”.
E’ tradizione realizzare durante questo periodo la cosiddetta “Corona dell’Avvento”, oggetto simbolico costituito da agrifoglio, decorazioni natalizie e quattro candele. L’usanza della corona dell’Avvento ha avuto origine in Scandinavia, ma negli ultimi anni si sta facendo largo tra le decorazioni delle case italiane. La forma circolare è un segno di eternità e di unità, la corona è anche segno di regalità e di vittoria e annuncia che sta per nascere Gesù, i rami verdi simboleggiano la speranza e la vita, mentre le Le candele simboleggiano la luce in mezzo alle tenebre.
La parola “avvento” è utilizzata anche in altri contesti per indicare la venuta o l’arrivo di qualcosa di positivo, esempio l’avvento della pace o di una buona notizia.
Babbo Natale
L’espressione Babbo Natale è composta dalle parole Babbo (dal latino babbus, voce onomatopeica del linguaggio infantile che significa padre) e Natale (dal latino natalis che vuol dire “natalizio, che riguarda la nascita”). Babbo Natale è un personaggio iconico di questo periodo, protagonista in molte culture della tradizione natalizia della civiltà occidentale, oltre che in Giappone e in altre parti dell’Asia orientale.
Conosciuto anche come Santa Claus oppure Father Christmas nei paesi anglofoni, tutte le versioni del Babbo Natale come lo conosciamo oggi derivano principalmente dallo stesso personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia). Leggenda narra che san Nicola ritrovò e riportò in vita tre fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi. L’appellativo “Santa Claus” deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola.
Presepe
La parola presepe deriva dal latino praesepium o praesepe che significa “greppia, mangiatoia”, ma anche il recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. Il termine è composto da prae- “pre-, innanzi” e saepire “cingere, chiudere con una siepe (dal latino saeps saepis)”. Un’altra ipotesi fa nascere il termine da praesepire cioè recingere. Nel latino tardo delle prime vulgate evangeliche viene chiamato cripia, che divenne poi greppia in italiano, krippe in tedesco, crib in inglese, krubba in svedese e crèche in francese.
Con questa parole si indica la stalla o la mangiatoia in essa situata. Col tempo questa parola è stata usata per indicare qualsiasi rappresentazione che raffigura la Natività di Gesù, esposta principalmente nel periodo natalizio.
L’usanza di allestirlo, inizialmente italiana, si è diffusa in tutti i paesi cattolici del mondo. Il primo presepe fu realizzato da Jacopone da Todi nel 1223. Per tradizione, il presepe si mantiene fino al giorno dell’Epifania, quando si mettono le statuine dei Re Magi di fronte alla Sacra Famiglia, o anche sino al giorno della Candelora, sia in Italia che in altri paesi.
Il termine presepe è utilizzato, oltre che in Italia, anche in Ungheria, perché vi giunse via Napoli nel XIV secolo quando un discendente Angiò divenne re di quelle regioni, Portogallo e Catalogna.
Panettone
La parola panettóne è un sostantivo maschile che deriva dall’adattamento del termine milanese panattón, derivato di pane. Si tratta del tipico dolce milanese, a forma di cupola, la cui lavorazione comporta due impasti: il primo, alla sera, fatto con farina, lievito, burro e zucchero; il secondo, al mattino seguente, fatto con farina, burro, zucchero, sale, cedro, uva sultanina e tuorli d’uovo, che vengono incorporati nella pasta già lievitata, ottenendo così un nuovo impasto che, collocato in stampi cilindrici, è cotto in forno.
Il tradizionale dolce natalizio, nonostante si sia sviluppato nella sua forma contemporanea nella prima metà del Novecento, è un alimento di antiche e umili origini per il quale non esiste un origine certa e univoca. Secondo una versione, fu inventato da Messer Ughetto degli Atellani, falconiere che abitava nella Contrada delle Grazie a Milano; egli, innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone. Per far bella figura ed incrementare le vendite, Messer Ughetto si inventò un dolce nuovo, che ebbe subito successo permettendogli così di sposare l’amata e vivere senza difficoltà.
Nella seconda versione, fu il cuoco di Ludovico il Moro ad inventare il dolce. Egli doveva preparare il pranzo di Natale con molti ospiti importanti, ma preso dalla frenesia dimenticò il dolce nel forno che si carbonizzò. Disperato perché non aveva nulla da servire sulla tavola del suo signore, venne soccorso da un umile sguattero di nome Toni, il quale aveva conservato per sé e la sua famiglia un po’ di lievito madre. Gli ospiti entusiasti chiesero il nome di tale prelibatezza e il cuoco rispose “L’è ‘l pan del Toni”. Dal “pane di Toni” proverrebbe quind il famoso “panettone”.