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Le parole e le frasi sessiste italiane più odiate dalle donne

Gli stereotipi sessisti sono ancora troppo comuni nella vita di tutti i giorni. Scopri le parole e le frasi sessiste che le donne vorrebbero non ascoltare più

Esistono espressioni e parole sessiste che ancora oggi, purtroppo, vengono utilizzate in diversi contesti. Purtroppo, tali termini e frasi ancora oggi sono l’eredità di un pensiero antico che vedeva ingiustamente la donna avere meno opportunità e considerazione rispetto all’uomo.

Le principali lotte delle donne oggi si concentrano su aspetti sociali, economici e politici come uguaglianza sul lavoro, diritti riproduttivi, work-life balance. Il linguaggio può contribuire ad aiutare le donne ad emanciparsi e ottenere i propri legittimi diritti: qualsiasi lingua è uno strumento importante per migliorare la società e può contribuire fortemente a tale cambiamento, sia eliminando termini ed espressioni simbolo di un modo di pensare antico e sbagliato, sia soprattutto introducendo nuove parole per identificare senza equivoci i comportamenti indesiderati e favorire così l’evoluzione della coscienza collettiva.

Le parole e le frasi sessiste che le donne odiano

Le lingue si adattano costantemente alle dinamiche socio-economiche, mutando nel tempo per riflettere i cambiamenti del mondo. Uno dei temi sociali più rilevanti è volto alla sensibilizzazione per riconoscere e cercare di eliminare gli atteggiamenti sessisti dalla vita di tutti i giorni.

Gli stereotipi sessisti sono ancora troppo comuni nella vita di tutti i giorni. Scopriamo di seguito le parole e le frasi sessiste che le donne vorrebbero non ascoltare più:

Sesso debole
Si tratta di una perifrasi utilizzata per indicare le donne, nella convinzione che le donne siano meno forti a livello fisico rispetto agli uomini. Inutile dire che tale espressione pone le donne in un contesto di inferiorità rispetto agli uomini: ecco perché non è certamente una di quelle espressioni che le donne possano apprezzare.

Non fare la femminuccia
Ecco un’altra espressione che le donne detestano, usata per invitare qualcuno a non fare il debole, non essere timido, e a tirare fuori il coraggio. “Fai l’uomo” è un’altra espressione molto simile. Sia tratta di un’altra espressione da evitare, figlio della convinzione tramandata nei secoli secondo cui il concetto di debolezza viene associato alle donne.

Lascia stare, sono cose da maschi
Altra espressione sessista odiata dalle donne, utilizzata per discriminarle rispetto ad alcune azioni e mestieri definiti secondo stereotipi sociali prettamente maschili.

Sei acida! Ma hai il ciclo?
Altra espressione che le donne sentono troppo spesso, in quanto a loro  viene attribuito l’aggettivo qualificativo “acida” o “nervosa”, o ancora, “irritabile”, in particolare durante la fase di ciclo mestruale. Tale espressione risulta discriminante, in quanto si vuole fare queste accezioni negative come se fossero quasi esclusivamente da accostare all’universo femminile.

Guida bene per essere una donna
Parente stretto del modo di dire “donne al volante, pericolo costante”, tale espressione pone l’accento su uno degli stereotipi maggiormente odiati dalle donne: il fatto di essere meno brave alla giuda rispetto agli uomini. Probabilmente, se andassimo a vedere dati e statistiche delle percentuali di incidenti stradali in base al genere, tale espressione risulterebbe errata.

Avere gli attributi
Si tratta di un complimento, o meglio così lo si considerava quando l’espressione nacque. In realtà, oggi per molte donne risulta un’offesa perché la frase sottintende donne meno capaci e determinate rispetto agli uomini.

Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna
Ecco un’altra frase una sorta di invisibilità e il fatto che una donna debba agire “dietro le quinte” continua a rappresentare un’idea radicata culturalmente.

L’uso del genere nelle professioni
Un discorso a parte deve essere fatto per tutte quelle professioni, mestieri e cariche sociali che non vengono declinate al femminile quando chi ricopre un determinato ruolo risulta essere una donna. Quindi sindaco dovrebbe diventare sindaca, ministro-ministra, perito-perita e così via. Alle donne non piace quando non vengono scelte forme femminili accettabili e di pari valore linguistico alle corrispondenti forme maschili.

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Le parole sessiste straniere

Sebbene l’italiano sia una lingua ricca di vocaboli, ci sono alcuni termini stranieri non presenti nel nostro vocabolario che si possono utilizzare per indicare i comportamenti sessisti. Il linguaggio può contribuire fortemente ad un cambiamento in tale direzione, introducendo nuove parole per identificare senza equivoci i comportamenti indesiderati e favorire così l’evoluzione della coscienza collettiva.

Tramite Babbel, abbiamo raccolto alcune espressioni inglesi che indicano gesti sessisti, ma di cui non esiste un equivalente italiano, approfondendo anche i neologismi comparsi in altre lingue europee. Alcune di queste parole sono state introdotte già in Italia, come catcalling, altre potrebbero trovare spazio o avere un corrispettivo nella nostra lingua.

Hepeating (he = lui + repeating = ripetere)
Il termine “hepeating” viene usato per indicare un comportamento sessista che potrebbe manifestarsi soprattutto negli ambienti lavorativi. Ci si riferisce infatti alle circostanze in cui un uomo ripete la stessa idea o un’argomentazione già esposta precedentemente da una donna. Tuttavia, mentre la donna era stata ignorata, il contributo dell’uomo viene accolto con entusiasmo.

Slut-shaming (slut = sgualdrina + shaming = far vergognare in pubblico)
L’atto di giudicare una donna dal punto di vista sessuale dandole della “poco di buono” a causa delle sue abitudini è il perfetto esempio di “slut-shaming”. Questo modo di fare viene messo in atto quando una donna rompe alcuni tabù, non ha paura di vivere appieno la propria vita sessuale e ne parla liberamente.

Manshush (man = uomo + hush = azzittire)
Si parla di “manshush” quando un uomo prova a zittire una donna perché si sente minacciato da ciò che questa sta dicendo. Succede soprattutto quando un uomo è consapevole di avere torto, ma non vuole ammetterlo.

Manologue (man = uomo + monologue = monologo)
Quando insistono nel fare una predica indesiderata su un determinato argomento, senza una vera motivazione, ma solo con l’intenzione di pavoneggiarsi e accentrare l’attenzione.

Catcalling (cat = gatto + calling = chiamare)
Con “catcalling” si indicano gli apprezzamenti fatti a una donna per strada da parte degli uomini ma che, in realtà, risultano essere tutto tranne che dei veri complimenti. Fischi o frasi come “ciao bella” e “esci con me stasera?” sono infatti molestie verbali che rientrano nella categoria dello “street harassment”, ovvero le molestie da strada.

Gaslighting (dal film del 1944 “Gaslight”, noto in Italia con il titolo “Angoscia”)
Con “gaslighting” si fa riferimento ad una forma di manipolazione psicologica che porta una persona a dubitare della propria percezione, o del proprio giudizio. Ad esempio, nel film da cui è nato il termine, un uomo manipola sua moglie così tanto che lei pensa di aver perso la testa. Sebbene anche gli uomini possano essere vittime di questa tecnica di destabilizzazione, sono più spesso le donne a sentirsi dire frasi come “sei pazza”, “ti stai sbagliando” o “te lo sei sognato”.

Manspreading (man = uomo + spreading = espandersi)
Il “manspreading” indica la tendenza più o meno inconscia che porta gli uomini ad occupare più spazio di quello che gli spetterebbe sui mezzi pubblici, sedendosi a gambe divaricate e invadendo lo spazio delle persone sedute accanto.

Manterrupting (man = uomo + interrupting = interrompere)
Come si può ben capire dalla composizione di questa parola, essa descrive l’atteggiamento arrogante di un uomo che interrompe una donna mentre sta parlando, senza lasciarle finire il discorso. In molti casi, il “manterrupting” si trasforma in “mansplaining”.

Mansplaining (man = uomo + explaining = spiegare)
Indica l’atteggiamento presuntuoso di alcuni uomini che, screditando la conoscenza femminile, interrompono una donna per spiegarle un determinato argomento, anche quando è la donna stessa ad essere esperta in materia. Si parla di “mansplaining” anche quando gli uomini spiegano alle donne argomenti molto ovvi, dando per scontato che loro non riescano a capirli.

Le parole sessiste nel resto d’Europa

Oltre all’inglese, anche altre lingue stanno introducendo parole sessiste e neologismi legati alle abitudini sessiste. Ad esempio, in Spagna il “mansplaining” viene chiamato “machoexplicación”, mentre con “revictimizar” si indicano le situazioni in cui le donne vittime di violenza vengono accusate di avere provocato l’aggressore attraverso atteggiamenti, parole o vestiti. Una circostanza che in inglese viene definita “victim-blaming” (victim = vittima + blaming = incolpare) e che in tedesco si traduce “opferbeschuldigung”.

Nasce dal modo in cui il pubblico tende a reagire ad alcuni fatti di cronaca, può riguardare anche gli uomini ed ha trovato spazio anche nel vocabolario italiano, attraverso l’espressione “colpevolizzazione delle vittima”. Rimanendo in Germania, tra le parole ” sessiste troviamo “racheporn.

Il termine sarebbe l’equivalente di “revenge porn” (revenge = vendetta + porn = porno), mentre in Portogallo si dice “pornografia de vingança”. Consiste nella diffusione di foto e video intimi all’insaputa della persona che vi compare, vittima di una violazione della propria privacy e intimità. Anche questa condotta è entrata nel linguaggio italiano con il termine “pornovendetta”.

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