“Parlare a vanvera”, la curiosa origine del modo di dire

15 Luglio 2025

Scopri l'origine e il significato dell'espressione "Parlare a vanvera", il cui primo utilizzo risale addirittura al XVI secolo

Parlare a vanvera, la curiosa origine del modo di dire

Avete mai sentito qualcuno “parlare a vanvera”, o peggio, vi siete sentiti incompresi e non seguiti e quindi vostro malgrado protagonisti di questo diffusissimo modo di dire? Si tratta di un’espressione che utilizziamo quotidianamente ma che, come tante altre, in pochi ne conoscono l’origine. Scopriamo quando fu per la prima volta utilizzato e altri aneddoti legati all’espressione “Parlare a vanvera”.

L’origine del modo di dire “Parlare a vanvera”

“Parlare a vanvera”, è un modo di dire usato per indicare qualcuno che parla inutilmente o senza pensare, che dice cose senza fondamento o senso.

Questo modo di dire era già in uso all’inizio del XVII secolo, come attestato da Francesco Serdonati, un autore toscano, nel suo libro sui proverbi. Egli spiega che “parlare a vanvera” significa parlare in modo casuale e senza considerare il significato di ciò che si sta dicendo, un modo di parlare “in aria”.

L’uso di “parlare a vanvera” risale addirittura al XVI secolo, con la sua prima attestazione attribuita a Benedetto Varchi, un letterato fiorentino, che descriveva questo modo di dire come tipicamente fiorentino. Esistono anche varianti regionali, come “a cianfera” nel pisano e “a bámbera” nel lucchese, legate al gioco di carte della bambàra.

Sulla sua provenienza si sono fatte però molte ipotesi. Alcuni studiosi, ad esempio, fanno notare che la radice di “vanvera” assomigli a quella di vano. Altri ritengono che la parola derivi dal gioco della bambàra, una locuzione, forse di origine spagnola, con la quale s’intendeva una perdita di tempo.

E se a rinforzare questa tesi c’è il fatto che in certe zone della Toscana si dica proprio “parlare a bambera”, alcune contraddizioni cronologiche e altri piccoli indizi sembrerebbero smentirla. Per questa ragione, oggi gli etimologisti sono più propensi a credere che vanvera sia una variante di fanfera, una parola di origine onomatopeica che vuol dire “cosa da nulla”: fanf-fanf, infatti, riproduce il suono di chi parla farfugliando e, appunto, senza dire niente di sensato.

L’utilizzo dell’espressione

Il verbo più comunemente associato all’espressione è “parlare”, ma può essere utilizzato anche con altri verbi come “fare”, “cicalare” o addirittura “correre”. In questo contesto, il termine “vanvera” è una parola che si presta a un uso ampio e flessibile, rendendola efficace per esprimere l’idea di fare qualcosa senza riflettere. È un termine vivace e adattabile, molto utilizzato nel linguaggio di tutti i giorni e nella letteratura, come mostrano esempi da autori come Giosuè Carducci e altri.

Dal punto di vista linguistico, la parola ha un’origine onomatopeica, legata al suono di parole come “fanfara” o “fànfano”, che evocano il rumore delle trombe militari, simbolo di qualcosa di vuoto e senza significato, come un parlare a caso, senza consistenza.

In sintesi, “parlare a vanvera” ha attraversato i secoli tra i modi di dire  espressivi e coloriti, sempre utili per descrivere discorsi superficiali o azioni prive di riflessione, trovando un ampio utilizzo in varie forme dialettali e letterarie.

Il libro sui modi di dire

Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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