Uno dei verbi più utilizzati della lingua italiana, spesso anche tra i più abusati, è il verbo “fare”, che appare in moltissime espressioni e modi di dire celebri che non ammettono variazioni. Molti di essi assumono spesso significati non letterali, per cui è indispensabile fare chiarezza analizzandone l’origine e il significato.
Altre volte invece si ha a che “fare” con modi di dire di cui si conosce il significato, ma non l’origine o il curioso aneddoto a cui sono legati. Ad esempio: avete mai sentito dire un conoscente o per strada espressioni come “Fare fiasco” o “Fare il portoghese”, capendone il significato, ma senza conoscerne il perché di tale curioso accostamento di significato?
Origine e significato di 10 modi di dire che iniziano con il verbo fare
Da “fare fiasco” a “fare un tiro mancino”, scopriamo origine e significato di 10 modi di dire che cominciano con il verbo “fare”.
Fare fiasco
Anticamente c’era a Firenze un artista comico che, ogni sera, si presentava tenendo fra le mani un oggetto nuovo; e su questo oggetto improvvisava versi buffi che facevano ridere il pubblico. Una sera si presentò con un fiasco, ma i versi non piacquero e ci fu un concerto di fischi. Da allora in poi si disse far fiasco per non riuscire in qualche cosa.
Fare baldoria
“Ma cos’è questa baldoria?”. Propriamente il termine indica allegrezza, felicità, gioia, ma soprattutto allegria rumorosa. Il vocabolo proviene dall’antico tedesco bald (ardito, fiero, coraggioso) con il quale si indicava un giovane molto fiero, coraggioso in quanto dentro di sé ardeva. E colui che dentro arde è festoso, allegro, arde come il fuoco che si fa per festeggiare qualche lieto avvenimento.
L’espressione fare baldoria, ci fanno sapere le note linguistiche al poema burlesco Il Malmantile racquistato, indica infatti «un fuoco
acceso in occasione di feste». In senso metaforico, quindi, tutti coloro che fanno baldoria per la ricorrenza di qualche festa non fanno altro che… “accendere un fuoco”.
Fare un colpo gobbo
Questo modo di dire, pur avendo una sola matrice, ha due significati distinti: mossa astuta e traditrice o mano fortunata nei vari giochi d’azzardo e, questo il significato principe, ottimo successo in campo finanziario di un’operazione che si riteneva desse risultati inferiori al previsto e nata, anche, da un caso fortuito.
La locuzione trae origine dal linguaggio malavitoso, dove l’espressione indicava un colpo ladresco, molto rischioso, ma particolarmente redditizio. Da non confondere, a questo proposito, con l’altra espressione dare a uno un colpo gobbo, la cui origine
non ha nulla che vedere con la precedente. In questa locuzione, infatti, il colpo gobbo che, in senso figurato, indica un’azione che mira a colpire qualcuno in modo improvviso e, spesso, indiretto è l’equivalente di colpo storto lasciatoci in eredità dai duellanti di un tempo.
Storto, nel linguaggio duellesco, era una finta, vale a dire un colpo apparentemente indirizzato in un punto e, poi, improvvisamente,
deviato al fine di spiazzare l’avversario. Con significato affine si adopera l’espressione fare uno scherzo da prete, cioè un qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettato e che, quindi, si accetta poco volentieri vista la provenienza.
Far forno
Gli amanti del teatro dovrebbero conoscere quest’espressione che è propria, appunto, del gergo teatrale. Per la spiegazione e l’origine della locuzione ricorriamo a un dialogo immaginario tra padre e figlio. Peppino non era più in sé per la gioia: il padre gli aveva promesso che il giorno del suo compleanno lo avrebbe condotto a teatro e sarebbe stata la prima volta che il fanciullo avrebbe assistito dal vivo a una rappresentazione del genere. L’attesa, quindi, era spasmodica.
Quel giorno, finalmente, arrivò. «Sbrigati Peppino, oggi è il giorno in cui il teatro fa forno, la sala sarà tutta nostra, nessuno ci disturberà, vedrai come staremo bene».
Il giovinetto, lì per lì, restò interdetto; pensò che il teatro in quel giorno si sarebbe trasformato in una… pizzeria, e lui non aveva voglia di mangiare una pizza, voleva andare a teatro, come promessogli dal padre. Si fece coraggio e chiese spiegazioni.
«Papà, veramente mi avevi promesso che saremmo andati a teatro, non a mangiare una pizza; perché hai cambiato idea?»
«Sciocchino», ribatté il padre, «andiamo a teatro, stai tranquillo, e la sala sarà tutta per noi perché fanno forno».
Nel gergo teatrale, dunque, far forno significa “rappresentare a teatro vuoto”. Quest’espressione è un calco dal francese faire (un) four e, pare, si adoperasse quando la sala era quasi vuota e, accomiatati i pochi spettatori presenti, si spegnevano le luci rendendola in tal modo scura, buia come un forno.
Fare da contraltare
L’espressione è usata “in antitesi” per indicare qualcosa scelta o creata appositamente per diminuire l’importanza di un’altra. Un termine usato soprattutto in contesti in cui si gareggia per la vittoria di un gruppo, una fazione, una squadra e così via. La locuzione si rifà ai tempi in cui nei paesi, soprattutto nelle campagne, era molto sentito il culto per il santo patrono; l’addobbo dell’altare a lui dedicato era, ai tempi, un fatto di primaria importanza per tutta la popolazione.
Ogni fedele si prodigava al fine di rendere l’altare sempre più bello. Ciò “scatenava” autentiche sfide tra gli abitanti dei paesi limitrofi nell’intento di avere, a tutti i costi, l’altare con gli addobbi più ricchi, che quindi facesse da contraltare agli altri.
Fare il portoghese
Chi non conosce questo modo di dire che significa “godere di un servizio senza pagarlo”, per esempio intrufolandosi tra il pubblico in una manifestazione teatrale o sportiva o salire sui mezzi pubblici di trasporto senza pagare il biglietto? La locuzione, nonostante le apparenze, non fa riferimento alcuno a persone provenienti dal Portogallo, ma a un avvenimento storico avvenuto a Roma nel xviii
secolo: l’ambasciatore del Portogallo presso lo Stato Pontificio invitò i connazionali residenti a Roma ad assistere gratuitamente a uno spettacolo teatrale presso il Teatro Argentina: non c’era bisogno di invito o di biglietto; era sufficiente che dichiarassero al botteghino di essere portoghesi.
Di questo fatto ne approfittarono molti romani de Roma. Di qui, per l’appunto, è nata l’espressione fare il portoghese, cioè non pagare il biglietto.
Fare la cresta
L’espressione fare la cresta viene usata per indicare qualcuno intento ad appropriarsi di qualcosa in più rispetto al dovuto. Il termine ha origini “bucoliche”. Nell’antichità i contadini erano soliti aggiungere alla loro cucina un condimento, chiamato “agresto”, ricavato dall’uva poco matura.
Per preparare il condimento i contadini venivano mandati nelle vigne per cogliere solo l’uva ancora poco matura. In realtà spesso i contadini raccoglievano anche l’uva buona da tenere per sé. Questo gesto ha preso il nome di fare l’agresto che, col tempo si è trasformato in fare la cresta.
Fare una cosa di soppiatto
Chi non conosce quest’espressione che significa “agire furtivamente, di nascosto”? Ciò che non tutti sanno, forse, è il significato proprio di “soppiatto”. Cos’è, dunque, questo soppiatto? È un aggettivo che si adopera esclusivamente nelle locuzioni simili: uscire di soppiatto, entrare di soppiatto, ecc. e propriamente vale “appiattandosi”.
È composto con il prefisso “so(b)” – che è il latino sub (sotto) – e l’aggettivo “piatto” – che è tratto dal latino medievale plattus (largo, aperto) – quindi “schiacciato”.
La persona che entra di soppiatto, quindi, figuratamente si “appiattisce”, si “schiaccia” per ridurre il volume e non farsi notare.
Fare un colpo basso
L’espressione “fare un colpo basso” è stata presa in prestito dal pugilato ed è utilizzata per indicare un colpo sferrato sotto la cintura dei pantaloncini del pugile. Questo colpo rappresenta una gravissima scorrettezza ed è punibile con richiami e talvolta persino con la squalifica. Con il tempo, la locuzione è entrata a far parte del linguaggio comune estendendo il suo significato originario.
Oggi con un colpo basso si intende qualsiasi azione sleale, deprecabile e inaspettata, compiuta ai danni di un altro, un’azione indegna, condotta a tradimento o tramite raggiri. Un altro colpo proibito è il tiro mancino. Anch’esso viene dal linguaggio pugilistico e rappresenta un’azione sleale, insidiosa, imprevedibile, compiuta con astuzia.
Fare il punto
Questa locuzione, come si sa, significa stabilire con la massima esattezza possibile i vari termini di una situazione, “individuarne” gli aspetti fondamentali e analizzarla per cercare di capire in quale fase o condizione si trova.
L’espressione si rifà al gergo marinaro, dove fare il punto significa stabilire il luogo (punto) esatto in cui si trova un’imbarcazione, aiutandosi con vari strumenti e ricorrendo a precisi calcoli.
Scopri l’origine dei modi di dire più utilizzati della lingua italiana