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”L’Italiano? E’ la lingua dei poveri”, la comicità tedesca prende di mira la nostra tradizione letteraria

L'umorismo tedesco prende di mira lingua italiana, definita ''povera come il suo popolo''. E' riportata sul Corriere Tv la poco felice affermazione da parte del comico tedesco Harald Schmidt...

Abbiamo chiesto ad esperti, scrittori e giornalisti di commentare l’infelice battuta del comico tedesco Harald Schmidt riguardo alla scelta di Papa Francesco di fare la benedizione di Pasqua in Italiano

MILANO – L’umorismo tedesco prende di mira lingua italiana, definita “povera come il suo popolo”. E’ riportata sul Corriere Tv la poco felice affermazione da parte del comico tedesco Harald Schmidt, conduttore de l’Harald Schmidt Show, il programma in pieno stile David Letterman messo in onda sul sito della Bild.

USCITA FUORILUOGO – “Come mai il Pontefice ha fatto la benedizione di Pasqua in italiano? Perché l’italiano è la lingua dei poveri”. Così il comico tedesco fa del facile umorismo sulla situazione del Belpaese e sulla nostra lingua italiana, prendendo come spunto l’attenzione di papa Francesco verso gli ultimi. Un estremo difensore della lingua italiana come l’avvocato e scrittore siracusano Ettore Randazzo, autore del libro “E forse una condanna al silenzio”, commenta così l’infelice uscita di Schmidt. “L’affermazione si giustifica con il fatto che questo signore sia un comico, ma mi sa che a questa battuta ha riso soltanto lui. La lingua italiana ha origini più nobili e antiche rispetto alla lingua tedesca. La nostra tradizione letteraria conta grandi autori, scrittori e letterati. Una battuta, quella di Schmidt, che denota un comprensibile complesso nei confronti della nostra lingua, in quanto parla una lingua che non ha lo stesso prestigio della nostra”.

COLOSSALE IDIOZIAClaudio Marazzini, docente di Storia della lingua italiana dell’Università del Piemonte Orientale e membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia della Crusca, parla invece di “colossale idiozia”. “Se anche l’italiano fosse la lingua dei poveri, mi sembra che andrebbe benissimo per Papa Francesco, visto che ha assunto fin dall’inizio un atteggiamento francescano. Ma al di là di questo, mi pare una colossale idiozia quanto affermato dal comico tedesco. La Chiesa usa l’italiano come sostituto diretto del latino, che ormai quasi più nessuno conosce. Le gerarchie ecclesiastiche l’adottano spesso come lingua internazionale, quando si rivolgono all’intera comunità cristiana. Non scelgono quasi mai l’inglese in queste occasioni, e questo perché la Chiesa tende a differenziarsi dal sistema delle grandi potenze”.

LINGUA INTERNAZIONALE DELLA CHIESA – Il membro dell’Accademia della Crusca spiega perché la Chiesa sceglie di utilizzare la lingua italiana in pubblico. “L’italiano in quanto lingua di nicchia, di uno Stato conosciuto ma che non interferisce pesantemente nelle politiche internazionali, funziona benissimo come lingua neutrale. Il “piccolo italiano” corrisponde alla perfezione al compito di lingua internazionale della Chiesa, tanto più che la sede pontificia si trova a Roma. L’hanno usata tutti i Papi e l’ha usata lo stesso Ratzinger. Poi naturalmente la Chiesa può adottare lingue diverse a seconda dei destinatari: se Papa Francesco vorrà rivolgersi direttamente ai popoli dell’America latina potrà benissimo farlo in spagnolo”.

 

PERDITA DI IDENTITÀ – “L’uscita del comico tedesco Harald Schmidt sull’italiano come lingua dei poveracci era superflua e più che sgradevole, provenendo dal Paese europeo che maggiormente ha profittato e profitta dell’euro e dell’Unione.” È caustico il commento di Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto e conduttore su Radio Radicale della rubrica “democrazialinguistica.it”. Pagano non risparmia critiche neppure ai suoi compaesani: “L’italiano ha dato il via all’umanesimo linguistico europeo, viene ben prima del tedesco, però la pazzia che sta attraversando il nostro Paese ci dovrebbe portare a battute ancor più tragiche, considerando il fatto che, evidentemente, è rimasta solo la Chiesa a credere nella nostra lingua. Cos’altro potremmo dire, dopo che persino il Politecnico di Milano smetterà dall’inizio del 2014 di insegnare in lingua italiana nelle lauree magistrali a favore della sola lingua inglese? Cosa dire del fatto che questo esempio sta già mietendo proseliti presso molte altre università, le quali oltretutto regalano una valanga di soldi ad enti certificatori britannici come quello di Cambridge (cifra che il MIUR non ha finora voluto precisare)? Come non vedere che la storia dell’internazionalizzazione in lingua inglese è solo una grande bufala mentre noi dovremmo pensare ad una internazionalizzazione della e nella lingua italiana? Abbiamo quasi completamente perduto la nostra lingua e quindi la nostra identità. È così che siamo poveracci!”
4 aprile 2013

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