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Lingua italiana: è corretto scrivere “tutti e 2” o “tutt’e 2”?

Scopriamo leggendo questo articolo se secondo le norme della lingua italiana c'è differenza nello scrivere "tutti e 2" con lo scrivere "tutt'e 2".

La lingua italiana è un organismo vivo, in continua evoluzione, che conserva al suo interno tracce di usi antichi e innovazioni moderne. Tra le tante particolarità che caratterizzano il nostro idioma, vi sono anche quelle espressioni quotidiane che, pur essendo utilizzate frequentemente nel parlato e nello scritto informale, sollevano interrogativi sulla loro forma corretta. Un esempio emblematico è rappresentato dalle locuzioni “tutti e due” e “tutt’e due”, espressioni sinonimiche che si riferiscono a due elementi di un insieme, e che presentano leggere differenze grafiche e ortografiche, pur condividendo il medesimo significato.

Lingua italiana e varietà di grafia

Entrambe le grafie sono considerate corrette dalla grammatica italiana, ma il loro uso richiede alcune attenzioni legate alla concordanza di genere e al contesto in cui vengono impiegate. Per comprendere appieno il funzionamento di queste espressioni, è utile esaminare sia la loro struttura grammaticale sia la loro evoluzione storica all’interno della lingua.

La struttura grammaticale di “tutti e due” e “tutt’e due”

La locuzione “tutti e due” è costituita da tre elementi:

il pronome indefinito “tutti”, nella sua forma plurale maschile;

la congiunzione “e”;

il numerale cardinale “due”.

Quando il numerale cardinale “due” si riferisce a due sostantivi entrambi maschili, oppure a un sostantivo maschile e uno femminile, la forma corretta è “tutti e due” oppure, in alternativa, “tutt’e due”, con l’apocope della vocale finale di “tutti” e l’elisione davanti alla vocale “e”. In quest’ultimo caso si utilizza un apostrofo per segnalare la caduta della vocale:

Tutti e due i bambini sono felici.

Tutt’e due i bambini sono felici.

Tutti e due, Anna e Marco, sono amici di Lucio.

Tutt’e due, Anna e Marco, sono amici di Lucio.

In caso di accordo con due sostantivi femminili, invece, si utilizza “tutte e due” oppure “tutt’e due”, dove “tutte” è il corrispettivo femminile plurale di “tutti”:

Tutte e due le sorelle sono bionde.

Tutt’e due le sorelle sono bionde.

La serietà e la costanza sono tutte e due qualità fondamentali nello studio.

In questo modo, la lingua italiana preserva la coerenza nell’accordo di genere e numero tra il pronome indefinito e i sostantivi a cui si riferisce.

Grafia estesa e grafia apocopata

La differenza tra “tutti e due” e “tutt’e due” riguarda principalmente la grafia e la forma fonetica. Nella variante apocopata “tutt’e due”, la vocale finale di “tutti” o “tutte” viene eliminata per ragioni eufoniche, al fine di evitare un incontro di vocali identiche tra “tutti/tutte” e la congiunzione “e”. Questa forma, segnalata dall’apostrofo, ha origini antiche ed è rimasta in uso soprattutto nella lingua parlata e nei registri colloquiali.

Entrambe le grafie sono corrette e accettate, ma la scelta tra le due dipende spesso dal contesto comunicativo. Nella lingua scritta formale si tende a preferire la grafia estesa “tutti e due” o “tutte e due”, mentre in quella informale, nel parlato e nella narrativa dialogica, è frequente incontrare la forma apocopata “tutt’e due”. È interessante notare come questa variante sia più diffusa nell’italiano centrale e meridionale, dove la tendenza a evitare l’accostamento di vocali identiche è particolarmente avvertita.

Un caso di norma flessibile nella lingua italiana

Il caso di “tutti e due” e “tutt’e due” rappresenta un esempio significativo di come la lingua italiana sia dotata di norme flessibili, che consentono variazioni accettabili e regolamentate. La presenza di due forme grafiche alternative per la stessa espressione è un tratto tipico della nostra lingua, che si ritrova anche in altre espressioni come “qual è” e “qual’è” — sebbene, in quest’ultimo caso, la grammatica prescriva come corretta soltanto la forma senza apostrofo.

Questa elasticità normativa permette di conservare varianti linguistiche che hanno radici storiche e che rispondono a esigenze di pronuncia, ritmo e scorrevolezza del discorso. Proprio per questo motivo, le grammatiche e i dizionari contemporanei indicano entrambe le grafie come lecite, purché venga rispettato l’accordo di genere con i sostantivi di riferimento.

In conclusione

In definitiva, sia “tutti e due” sia “tutt’e due” sono forme corrette nella lingua italiana, e la loro alternanza dipende dal genere dei sostantivi coinvolti e dalla preferenza tra grafia estesa e apocopata. La loro coesistenza arricchisce la varietà espressiva della nostra lingua, offrendo una soluzione flessibile tra rigore grammaticale e spontaneità del parlato. Come accade spesso nella storia della lingua, anche in questo caso la norma si adatta all’uso, riconoscendo valore e legittimità a varianti che, pur diverse nella forma, mantengono identico significato e funzione comunicativa.

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