La parola “tovaglia” è una delle più antiche e radicate nella lingua italiana: evoca immediatamente la convivialità, la casa, la mensa, ma anche la cura domestica e l’ordine familiare. Tuttavia, come spesso accade nel lessico italiano, il suo significato e il suo uso non sono uniformi in tutto il Paese: “tovaglia” è un termine che, pur mantenendo un nucleo semantico comune, assume sfumature diverse nelle varie regioni italiane, sia per la forma, sia per le accezioni che le tradizioni locali gli attribuiscono.
Origine e significato etimologico della parola della lingua italiana “tovaglia”
Dal punto di vista etimologico, tovaglia deriva dal latino “tovalea”, forma tardo-latina che a sua volta risale al termine “tōga”, ossia il drappo o la veste che i Romani indossavano nelle occasioni pubbliche. Il passaggio da toga a tovaglia non è casuale: nella tarda latinità, la parola cominciò a indicare genericamente un panno di stoffa, una copertura, un drappo che si stendeva su una superficie, non necessariamente su un tavolo.
Nel Medioevo, tovaglia entrò stabilmente nella lingua volgare italiana con il significato specifico di panno da tavola, utilizzato per coprire la mensa durante i pasti. In questo senso, il termine ha mantenuto fino a oggi la sua accezione più comune: tovaglia è “il telo di stoffa o di altro materiale che si stende sul tavolo per apparecchiare e mangiare”.
La tovaglia nella lingua dell’uso
In italiano standard, la tovaglia è dunque un elemento domestico e simbolico, legato alla dimensione della convivialità. È il segno della preparazione del pasto, dell’accoglienza e della cura verso gli ospiti. Si parla di tovaglia pulita per indicare ordine e rispetto, di tovaglia macchiata come segno di disordine o disattenzione, di tovaglia di lino per i giorni di festa e di tovaglia cerata per l’uso quotidiano.
Ma il termine ha dato origine anche a numerose espressioni idiomatiche e figurate. Dire mettere la tovaglia significa “apparecchiare la tavola”; essere alla stessa tovaglia equivale, in alcune aree, a “mangiare insieme”, e dunque ad avere familiarità o intimità. La tovaglia diventa quindi un simbolo linguistico della condivisione del cibo e, per estensione, della vita.
Le varianti regionali e dialettali
Sebbene tovaglia sia la forma più diffusa e riconosciuta a livello nazionale, le varietà regionali dell’italiano e i dialetti presentano numerose varianti e accezioni diverse.
In Toscana, ad esempio, la parola conserva il suo significato standard, ma si incontra spesso anche la forma affettiva tovaglietta non solo per indicare la piccola tovaglia individuale, bensì per designare l’intera tovaglia da tavolo, specialmente nei contesti familiari: “Metti la tovaglietta” può dunque voler dire “apparecchia la tavola”.
In Veneto e in alcune zone del Friuli, si preferisce il termine toal o toaja, derivato dallo stesso etimo latino, ma semplificato foneticamente secondo la cadenza locale. In veneto, per esempio, metar su la toal significa “apparecchiare la tavola”.
Nel Nord Italia, in particolare in Piemonte e Lombardia, la parola tovaglia viene talvolta sostituita o accompagnata da termini come mensa, copritavola o tovagliolo grande, e non mancano espressioni come mettere la tovaglia della festa, che alludono a un rito domestico ben preciso: stendere il panno buono nelle occasioni solenni, spesso di lino o di cotone ricamato.
Nel Sud Italia, invece, la parola tovaglia assume in alcune zone significati estesi o diversi. In Puglia e Basilicata, ad esempio, tovaglia può indicare non solo il panno del tavolo, ma anche il corredo tessile per la mensa nel suo insieme: “Ho lavato le tovaglie” può includere anche i tovaglioli e i centrini.
In Sicilia e in Calabria, in certi contesti rurali o popolari, tovaglia è usata come sinonimo di copritavolo o copriletto leggero. Si parla, ad esempio, di tovaglia del comò o tovaglia del letto, con un significato che si estende a qualsiasi panno decorativo posto su un mobile. Questa accezione, tipica del linguaggio popolare, mostra come il termine abbia mantenuto la sua antica radice di “drappo”, più che di “oggetto da tavola”.
Nell’Italia centrale, in particolare in Umbria e Marche, la tovaglia diventa anche una metonimia affettiva per la famiglia stessa: stare sotto la stessa tovaglia significa condividere la vita domestica, essere parte della stessa casa o della stessa mensa quotidiana.
Oltre alle differenze regionali, tovaglia è una parola fortemente simbolica nella cultura italiana. È legata all’idea del convivio, della famiglia riunita, del rito del pasto come momento di unità. In letteratura, la tovaglia ricorre spesso come elemento descrittivo che racconta lo stato d’animo dei personaggi: la tovaglia bianca di una tavola povera ma dignitosa, la tovaglia macchiata come immagine di un disordine morale o emotivo, la tovaglia della domenica come emblema di festa.
Nel linguaggio religioso, la “tovaglia d’altare” assume un significato sacro: non è più solo un oggetto domestico, ma una stoffa consacrata, segno di purezza e rispetto verso il rito. In questo senso, la parola conserva ancora oggi l’aura di solennità che aveva nei secoli passati.