Le parole della lingua italiana tovaglia e asciugamano, a prima vista, sembrano indicare oggetti distinti: la prima suggerisce un tessuto che copre la tavola, la seconda uno che serve ad asciugare le mani o il corpo. Tuttavia, l’analisi storica e linguistica di questi termini ci rivela un quadro molto più sfumato, dove usi regionali, etimologie intrecciate e antiche stratificazioni semantiche mettono in discussione la netta separazione tra i due.
Origine e diffusione nella lingua italiana di “asciugamano”
Asciugamano è un composto italiano formato da asciuga(re) e mano, dove il secondo elemento svolge la funzione di complemento oggetto. È un tipo di composto detto esocentrico, cioè privo di una “testa” grammaticale interna che determini il genere o la categoria dell’intero termine. A differenza di “portacenere” o “spremiagrumi”, “asciugamano” indica un oggetto esterno al composto stesso: non è né un “asciuga” né una “mano”, ma un panno per asciugare.
La parola viene attestata in fonti letterarie sin dal Quattrocento (1441), con forme varianti come sciugamano, sugamano e sciuttamano, soprattutto in Toscana. Inizialmente associata a testi religiosi e inventari, ha poi avuto ampia diffusione nella lingua comune. Nonostante la forma sembri relativamente moderna, la retrodatazione resa possibile da Google Libri mostra che l’uso di asciugamano precede di almeno due secoli la data (1836) indicata da molti dizionari.
Il problema del genere grammaticale
Il genere grammaticale di asciugamano ha dato adito a perplessità, in parte perché mano, pur terminando in -o al singolare, è un nome femminile (come anche eco o radio). Questo porta molti parlanti, soprattutto nell’Italia meridionale, ad attribuire al composto un genere femminile, dicendo per esempio le asciugamani. Tuttavia, i dizionari sono unanimi: il termine è maschile, quindi gli asciugamani, proprio perché il composto V+N segue la regola della “maschilizzazione” nei nomi esocentrici.
Eppure, l’alternanza continua a vivere nella lingua parlata. La forma l’asciugamani al singolare è attestata in Achille Campanile e perfino in opere teatrali del Seicento, e si è conservata fino ai giorni nostri anche nella lingua di media, forum online e romanzi.
E la “tovaglia”? Sinonimo o oggetto diverso?
Nel sistema lessicale dell’italiano standard contemporaneo, tovaglia è il tessuto usato per coprire la tavola, mentre asciugamano è ciò che si utilizza per asciugarsi mani o corpo. Ma nella varietà geografica della lingua italiana la questione cambia. In molte zone dell’Italia meridionale, tovaglia è sinonimo di asciugamano. In dialetto napoletano, ad esempio, tuvaglia può indicare proprio il telo usato per asciugare il viso o le mani. Testi contemporanei e testimonianze raccolte nel questionario linguistico LinCi confermano questo uso in Sicilia, Campania e Calabria.
Questa coesistenza di significati si spiega anche dal punto di vista storico. Il latino medievale usava il termine mantile (dal classico mantēle), che indicava originariamente proprio un asciugamano e solo in seguito passò a significare la tovaglia. In italiano antico, mantile e mantiletto venivano usati per indicare sia panni per asciugarsi che tessuti per coprire la tavola. Questo slittamento semantico ha evidentemente lasciato tracce nei dialetti meridionali, dove tovaglia può ancora riferirsi a un asciugamano.
Altri sinonimi regionali e variazioni semantiche
Il panorama linguistico italiano offre un’intera costellazione di sinonimi e quasi-sinonimi per asciugamano, molti dei quali connotati geograficamente:
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Asciugatoio: forma arcaica, attestata dal XIII secolo, oggi desueta o con altri significati (es. stendibiancheria).
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Asciuttamano: toscanismo formato come asciugamano, ma con il verbo asciuttare.
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Salvietta e lavetta: indicano asciugamani di piccole dimensioni, usati per viso o mani, spesso offerti agli ospiti.
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Telo: usato per designare asciugamani grandi, come il telo da mare.
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Bandinella: termine tecnico per il rullo di stoffa presente nei bagni pubblici.
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Mantile: oggi quasi scomparso, resta nelle forme toponomastiche o in dizionari storici.
Un caso di diatopia linguistica
Il caso di tovaglia e asciugamano mette in luce un fenomeno fondamentale della linguistica: la diatopia, cioè la variazione geografica di una lingua. Mentre al Nord e al Centro asciugamano è il termine prevalente, al Sud può essere sostituito da tovaglia o sue varianti locali. La confusione tra i due termini non è un errore, ma il riflesso di una storia linguistica stratificata, dove antichi significati, prestiti e influssi dialettali convivono con l’italiano standard.
Dunque, tovaglia e asciugamano non sono esattamente sinonimi nell’italiano standard: indicano oggetti diversi, con funzioni distinte. Ma possono esserlo nella varietà meridionale dell’italiano, dove tovaglia continua a designare anche il panno usato per asciugare. Le due parole, pur diverse per destinazione d’uso nel presente, condividono una radice storica comune e mostrano come la lingua, lungi dall’essere monolitica, sia un organismo vivente, capace di variare nello spazio e nel tempo. Per saperne di più rimandiamo all’esaustivo articolo redatto da Miriam Di Carlo per l’Accademia della crusca: Sul genere, sul singolare e sui sinonimi di asciugamano.