Lingua italiana: si pronuncia “Nòbel” o “Nobél”?

8 Ottobre 2025

In questo periodi di premiazioni riguardanti il premio Nobel sorge una domanda spontanea: nella lingua italiana si pronuncia Nòbel o Nobèl?

Lingua italiana: si pronuncia "Nòbel" o "Nobél"?

La parola “Nobel”, così diffusa nella lingua italiana, è oggi sinonimo di eccellenza, di riconoscimento universale, di genio scientifico o letterario. Tuttavia, dietro la sua apparente semplicità si nasconde una questione linguistica tutt’altro che marginale: come si pronuncia correttamente “Nobel” in italiano? È più giusto dire Nòbel o Nobèl? Una domanda che, pur sembrando banale, rivela molto sul modo in cui la lingua italiana assimila e adatta i prestiti stranieri, e su come l’uso, i media e la tradizione culturale influenzino la norma linguistica.

L’origine del nome

Per comprendere la corretta pronuncia, occorre partire dal nome stesso. Alfred Bernhard Nobel (1833–1896), chimico e inventore svedese, è il fondatore dell’omonimo premio istituito con testamento nel 1895 e assegnato per la prima volta nel 1901. Il suo cognome, nella lingua svedese, si pronuncia con l’accento sull’ultima sillaba, dunque Nobèl. Da questa forma originaria deriva la pronuncia corretta anche nelle altre lingue europee, che tendono a rispettare l’accento svedese.

Quando il nome è entrato nell’uso comune italiano, dapprima come cognome proprio e poi come sostantivo comune (“un Nobel per la pace”, “premio Nobel per la letteratura”), la questione dell’accento ha cominciato a dividere dizionari, giornalisti e parlanti.

Le indicazioni dei dizionari della lingua italiana

Il Vocabolario Treccani è chiaro: la pronuncia corretta è nobèl, con accento sulla e. La variante nòbel, con accento sulla o, è definita «comune ma meno corretta». Treccani specifica anche che il termine, scritto in minuscolo quando usato come sostantivo (“un nobèl”), indica il premio stesso, non il cognome del suo ideatore.

Un’altra fonte autorevole, il Grande dizionario italiano dell’uso (GRADIT) diretto da Tullio De Mauro, propone entrambe le forme, ma mette comunque nobèl per prima, segnalando che è la pronuncia più conforme alla tradizione e all’origine del termine.

La spiegazione definitiva arriva però da due linguisti di grande rilievo, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, che nel volume Il salvaitaliano (Sperling & Kupfer, 2000, p. 31) scrivono:

«Si deve dire Nobèl o Nòbel? I giornalisti e presentatori radiotelevisivi non si sono ancora messi d’accordo, e ognuno pronuncia il nome come gli pare. Una volta per tutte, il chimico svedese Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e della balistite, si chiamava Nobèl, e così, con l’accento sulla e, dobbiamo chiamare il celebre premio da lui creato, con testamento, nel 1895.»

Non potrebbe essere più esplicito: la forma nobèl è quella corretta, filologicamente fondata e linguisticamente appropriata.

Il ruolo dell’uso e dei media

Nonostante la chiarezza dei linguisti, l’uso comune continua a oscillare. Nei telegiornali, nei talk show o nei podcast, si ascoltano entrambe le varianti, con una leggera prevalenza di nòbel. È probabile che la pronuncia con accento sulla o si sia diffusa per analogia con altri nomi stranieri adattati alla fonetica italiana, oppure per una tendenza a semplificare la prosodia delle parole straniere, spostando l’accento sulla prima sillaba.

L’influenza dei mezzi di comunicazione di massa è cruciale: l’uso televisivo e giornalistico tende a cristallizzare certe abitudini, anche quando non sono linguisticamente corrette. Così, come accadde per parole come weekend, management o computer, l’uso spesso precede la norma, e la lingua finisce per accettare la pronuncia più diffusa. Tuttavia, nel caso di Nobel, la forma originaria nobèl mantiene una forte autorevolezza proprio perché è legata al nome di una persona reale e al rispetto della sua pronuncia storica.

Il processo di adattamento dei prestiti

La vicenda di Nobel è anche un caso emblematico di come l’italiano assimila i prestiti linguistici. Ogni parola straniera, entrando nella nostra lingua, attraversa un processo di “naturalizzazione”: viene adattata alla nostra fonetica, alla nostra ortografia e alla nostra morfologia.

Nel caso di Nobel, il prestito ha seguito una doppia strada: da un lato è rimasto nome proprio (Alfred Nobel), dall’altro è diventato sostantivo comune per indicare il premio. La flessione al plurale (“i Nobel”), l’uso con gli articoli (“un Nobel, il Nobel per la letteratura”) e la grafia minuscola sono tutti segni di una piena integrazione nel sistema linguistico italiano. Tuttavia, la pronuncia originaria è rimasta un tratto distintivo, un modo per preservare l’identità del termine e la memoria del suo fondatore.

Pronuncia corretta e sensibilità linguistica

Dire nobèl non è soltanto una questione di pedanteria linguistica. È un modo per riconoscere la storia e l’origine di una parola, per rispettare la sua provenienza e il suo valore simbolico. Quando parliamo del “Premio Nobel”, parliamo di un’istituzione nata in Svezia, fondata su un testamento che riflette un ideale di progresso scientifico, di pace e di cultura. Mantenere la pronuncia corretta significa, in un certo senso, mantenere vivo quel legame con la sua origine.

Certo, la lingua è viva e l’uso tende a prevalere. È probabile che nòbel continui a essere ampiamente accettato nella comunicazione quotidiana. Ma nei contesti formali — giornalistici, accademici, culturali — la pronuncia nobèl resta la più appropriata, quella che testimonia conoscenza e rispetto della norma.

La disputa tra nobèl e nòbel ci ricorda che la lingua è sempre un equilibrio tra uso e norma, tra tradizione e innovazione. Eppure, in questo caso, la scelta giusta è chiara. L’accento va sulla e: nobèl. Così lo pronunciava Alfred Nobel, così lo indicano i dizionari, così dovremmo continuare a dirlo.

Usare la forma corretta non è una questione di purismo, ma di consapevolezza linguistica. È un piccolo gesto di precisione, che custodisce una storia, un nome e un’eredità culturale che ha cambiato il mondo. E se la lingua è anche memoria, allora pronunciare nobèl è un modo per rendere omaggio non solo al grande inventore svedese, ma anche al potere della parola esatta, quella che illumina — come un premio — il valore della conoscenza.

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