Lingua italiana: si dice “sedendosi” o “siedendosi”?

21 Novembre 2025

Scopriamo se secondo le norme della lingua italiana il verbo riflessivo con pronome enclitico si scrive con la i o senza di essa.

Lingua italiana: si dice "sedendosi" o "siedendosi"?

La lingua italiana, come ogni lingua viva, è attraversata da oscillazioni, varianti e incertezze che spesso affiorano nell’uso quotidiano. Una delle questioni che più di frequente crea perplessità riguarda la forma corretta del gerundio riflessivo del verbo sedere: si deve dire «sedendosi» o «siedendosi»? Il dubbio non è affatto banale e nasce da una serie di fattori: la storia etimologica del verbo, la sua particolare coniugazione irregolare, le evoluzioni dell’italiano contemporaneo e la naturale tendenza dei parlanti a uniformare forme percepite come anomale.

Lingua italiana e verbi riflessivi

Molti parlanti, ragionando per analogia, sarebbero portati a usare la forma «siedendosi», perché il verbo sedere, nell’uso moderno e soprattutto nel parlato, presenta radici diverse in base ai tempi e ai modi: «io siedo», «tu siedi», «egli siede». È quindi naturale che, per estensione, si generi una forma come siedendosi, modellata sulla forma dell’indicativo presente. Tuttavia, l’italiano non sempre segue la logica immediata, e spesso il participio e il gerundio tornano alla radice originaria, non marcata dalle mutazioni del presente.

Per comprendere il problema, infatti, occorre partire dalla struttura del verbo “sedere”. Un verbo peculiare, che affonda le sue radici nel latino sedēre, la cui coniugazione nel presente prevedeva forme come sedeo, sedes, sedet. L’italiano ha ereditato questa struttura, ma nel corso del tempo ha subito un processo di dittongazione: in molte forme del presente, la e tonica latina si è aperta verso , generando le forme «siedo», «siedi», «siede». Questa trasformazione ha coinvolto altre parole italiane (ad esempio teneretengo, ma non «tiengo»), e si è manifestata in modo non uniforme tra modi e tempi del verbo.

La questione è che la dittongazione non si applica in tutti i modi e i tempi, ma soltanto nel presente indicativo e, parzialmente, nel congiuntivo. In tutte le altre forme — tra cui il gerundio, il participio e l’infinito — la radice corretta resta quella semplice, sed-, che deriva direttamente dal latino. Questo spiega perché la forma linguistica grammaticalmente legittima è «sedendosi».

La grammatica italiana tradizionale, dai manuali scolastici ai dizionari più autorevoli (come Zingarelli e Vocabolario Treccani), è unanime nel considerare «sedendosi» l’unica forma corretta. «Siedendosi», invece, è classificata come errore, o al massimo come forma ipercorretta, cioè un tentativo di applicare una norma percepita in modo intuitivo ma non conforme alla morfologia effettiva del verbo.

Eppure, la storia della lingua ci mostra che la questione non è sempre stata così lineare. In molti testi letterari antichi si trovano varianti oggi considerate inusuali, e anche nel caso del verbo sedere non è mancata una certa oscillazione nel passato. Ciò non toglie che la norma dell’italiano standard contemporaneo sia ormai stabilmente orientata verso la forma sedendosi, l’unica riconosciuta come conforme alla coniugazione corretta.

Il dubbio, però, continua a circolare con insistenza nella lingua comune. Questo accade perché siedere non è un verbo di uso altissimo nella forma riflessiva al gerundio — di solito si preferiscono perifrasi come «mettendosi a sedere» — e dunque la forma «sedendosi» può risultare poco familiare, quasi artificiosa. L’uso frequentissimo del presente «siede», «siedono» accentua ulteriormente la sensazione che la radice sed- suoni poco naturale. Il risultato è che molti parlanti, seguendo la regola non scritta della “regolarizzazione analogica”, producono spontaneamente siedendosi, soprattutto nel parlato e nei registri informali.

Questo fenomeno non è isolato: riguarda molti verbi irregolari che presentano alternanze di radice. Pensiamo a morire, che oscilla tra «muoio» e «morire» ma non genera un impossibile «muorendo»; o a uscire, che non produce «escendo» ma «uscendo». La differenza tra questi verbi e sedere è che quest’ultimo ha una frequenza d’uso un po’ intermedia e un comportamento morfologico meno immediato da ricordare, motivo per cui la tentazione di estendere il dittongo anche al gerundio risulta più forte.

Per riassumere

Dal punto di vista linguistico, la battaglia tra norma e uso non è ancora del tutto chiusa. Le grammatiche normative difendono con decisione sedendosi, e questa resta la forma da usare nei contesti formali, scritti e standard. Tuttavia, i linguisti osservano che la pressione dell’uso potrebbe, nel tempo, rendere meno stigmatizzata la forma siedendosi, come accaduto per altre oscillazioni che la lingua ha progressivamente accolto.

Ad oggi, però, la situazione è chiara: «sedendosi» è la forma corretta, coerente con la storia del verbo e con la grammatica italiana. «Siedendosi» rimane una soluzione spontanea, comprensibile, ma non ammessa dalla norma. Conoscere questa differenza significa anche comprendere meglio il funzionamento profondo dell’italiano, le sue eredità latine e le sue trasformazioni nel tempo. E ci ricorda che ogni dubbio linguistico, anche il più piccolo, è in realtà un’occasione preziosa per esplorare la complessità della nostra lingua.

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