Lingua italiana: si dice e si scrive “reinviare” o “rinviare”?

18 Luglio 2025

Scopriamo se seguendo correttamente le norme della lingua italiana è corretto dire sia "reinviare" che "rinviare" o solamente uno dei due.

Lingua italiana si dice e si scrive reinviare o rinviare

Il verbo “rinviare”, insieme alla sua variante meno comune “reinviare”, è un esempio interessante di come la lingua italiana, nella sua stratificazione semantica e morfologica, conservi molteplici significati legati a contesti d’uso differenti. Questi due verbi, pur condividendo una base morfologica e semantica, non sono affatto equivalenti né intercambiabili in ogni circostanza. Analizzare le loro accezioni principali ci permette non solo di coglierne le differenze, ma anche di apprezzare la ricchezza e la precisione del lessico italiano.

Origine e struttura del verbo “rinviare” e il suo uso nella lingua italiana

Il verbo rinviare deriva dalla combinazione del prefisso “r-” (o “ri-”, che indica generalmente ripetizione, ritorno, inversione) e del verbo inviare (dal latino inviare, “mandare verso”). Da ciò deriva un significato primario di “inviare di nuovo” o “rimandare”.

Tuttavia, come spesso accade in italiano, l’uso storico e l’ampliamento semantico hanno generato molteplici significati. “Rinviare” si può intendere secondo tre grandi filoni semantici:

  1. Rimandare qualcosa a un altro momento nel tempo – È l’accezione più comune nel linguaggio quotidiano:

    • Abbiamo dovuto rinviare la riunione a domani.

    • La partita è stata rinviata per maltempo.
      In questo senso, “rinviare” è praticamente sinonimo di “rimandare”, con una sfumatura più formale o burocratica. È frequente in ambito amministrativo, giuridico e giornalistico.

  2. Restituire, rispedire o mandare indietro qualcosa o qualcuno – È l’accezione letterale:

    • Ho rinviato il pacco al mittente.

    • Il giudice ha rinviato l’imputato a giudizio.
      Qui il verbo ha ancora il senso di “invio”, ma assume una direzione retrospettiva. Nella lingua del diritto, per esempio, “rinviare a giudizio” significa disporre che un imputato sia processato. In ambito sportivo, “rinviare la palla” significa rilanciarla verso il campo avversario.

  3. Indirizzare o riferirsi a un altro testo, ente, luogo, documento – In ambito accademico, tecnico e giuridico, “rinviare” è spesso utilizzato con il significato di “fare riferimento a”:

    • Per ulteriori dettagli si rinvia all’articolo 12 del regolamento.

    • Rinvio alla bibliografia per approfondimenti.
      È un uso che si ritrova nella lessicografia, nella giurisprudenza, nella saggistica e nei manuali scolastici.

Il caso particolare di “reinviare”

Il verbo “reinviare” è morfologicamente corretto (formato da re- + inviare) e semanticamente trasparente: significa “inviare nuovamente”. Tuttavia, il suo uso è più ristretto rispetto a “rinviare” e meno attestato nella lingua comune.

Compare prevalentemente in contesti tecnici o digitali. Per esempio:

  • Il server ha reinviato automaticamente l’email dopo il primo tentativo fallito.

  • L’operatore ha reinviato il segnale alla centrale.

In questi casi, “reinviare” implica una reiterazione di un atto di invio originario, spesso per correggere un errore o per automatismo. A differenza di “rinviare”, che può anche significare “rimandare nel tempo”, “reinviare” non assume quasi mai il valore temporale di posticipazione. È dunque più specifico e più legato a dinamiche meccaniche o informatiche, o al concetto di “invio ripetuto”.

Un punto interessante riguarda il prefisso re-, che di per sé implica la ripetizione (come in “riprovare”, “riscrivere”, “ritentare”). Il prefisso ri- di “rinviare” invece è meno netto nella sua funzione, perché in alcuni casi indica “indietro” (come in “rimandare”) più che “di nuovo”.

Un esempio dalla vita quotidiana

Immaginiamo un utente che ordina un prodotto online. Il pacco arriva danneggiato, così lo rinvia al mittente. L’azienda, ricevuto il reso, lo reinvia corretto. Il primo verbo indica la restituzione, il secondo la reiterazione dell’invio. Se l’azienda invece decide di spedire il nuovo pacco tra due settimane, potremmo dire che rinvia la spedizione. Dunque, “rinviare” si adatta a più situazioni; “reinviare” è un verbo d’azione ripetuta.

La lingua italiana offre, con i verbi “rinviare” e “reinviare”, due strumenti espressivi che rivelano sfumature significative nonostante la loro apparente somiglianza. “Rinviare” è versatile, polisemico e ampiamente diffuso; “reinviare”, invece, è settoriale e preciso. Conoscerne le differenze permette di scegliere con maggiore consapevolezza il verbo più adatto al contesto, evitando confusioni tra rimando temporale e ripetizione materiale. Ancora una volta, la lingua si conferma non solo mezzo di comunicazione, ma anche specchio della complessità delle nostre azioni quotidiane e delle nostre intenzioni.

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