Nel panorama della lingua italiana, alcune parole, per assonanza o per uso scorretto diffuso, finiscono per generare confusione. È il caso di aspettativa e la forma erronea spettativa, che molti italiani tendono a utilizzare come sinonimi. Ma è davvero corretto dire spettativa? La risposta, chiara e netta, è no: spettativa è una forma inesistente nel vocabolario italiano. Si tratta di un errore comune, ma privo di fondamento linguistico o etimologico. Il termine corretto, l’unico riconosciuto dalla lessicografia italiana, è aspettativa.
Origine e significato nella lingua italiana di “aspettativa”
La parola aspettativa è un sostantivo femminile derivato dal verbo aspettare. Esprime in primo luogo l’atto dell’aspettare, cioè l’attesa, e si usa in contesti molto diversi, sia nella lingua comune sia in ambiti tecnici e specialistici.
Vediamo i principali significati registrati nei dizionari:
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Attesa, previsione, speranza: è il significato più comune. Si parla ad esempio di “grandi aspettative” per un progetto, un esame, un risultato. Espressioni come superare l’aspettativa, deludere le aspettative, creare aspettative sono entrate nell’uso quotidiano e formano un patrimonio condiviso del lessico italiano. Anche in letteratura, come nei Promessi Sposi, Alessandro Manzoni usa questa parola con valore emotivo: “con in cuore quella solita trista e oscura aspettativa”.
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Diritto e giurisprudenza: in ambito giuridico si parla di aspettativa di diritto, per indicare una possibilità astratta di ottenere un diritto che però non è ancora maturo. In diritto canonico, invece, aspettativa canonica era il diritto concesso a un ecclesiastico a ottenere un beneficio o ufficio non ancora vacante, nel momento in cui si sarebbe liberato.
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Economia: nella teoria economica, aspettative sono le previsioni formulate dagli agenti economici riguardo all’andamento futuro di variabili come l’inflazione, i prezzi, il reddito. Le aspettative influenzano scelte e comportamenti nel presente e rappresentano uno dei fondamenti della teoria economica moderna. Si parla infatti di “aspettative razionali”, “aspettative inflazionistiche”, “aspettative dei mercati”.
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Rapporto di lavoro: nel linguaggio burocratico e amministrativo, aspettativa è la sospensione temporanea dell’obbligo di lavorare, richiesta dal dipendente per motivi gravi (malattia, famiglia, servizio militare, incarichi politici). L’aspettativa può essere retribuita o meno, e può essere concessa per un periodo più o meno lungo. È frequente leggere nei contratti frasi come: il dipendente può essere collocato in aspettativa non retribuita fino a un massimo di….
Perché “spettativa” è sbagliato?
La forma spettativa è frutto di una confusione fonetica. La lingua parlata tende talvolta a “semplificare” le parole, tagliando le vocali iniziali, specialmente se non accentate. Così, aspettativa può diventare spettativa, ma si tratta di un’abbreviazione errata, priva di base etimologica o lessicale.
Nei dizionari italiani – Treccani, Devoto-Oli, Zingarelli – non esiste alcuna voce “spettativa”. Il lemma corretto è sempre e solo aspettativa. Anche nel Vocabolario della Crusca e nel Grande Dizionario della Lingua Italiana (GDLI) non si trova traccia della forma scorciata. Il fatto che un errore sia molto diffuso non lo rende per questo accettabile: spettativa è un esempio di errore di popolarità, una “forma fantasma” che circola perché viene ripetuta, non perché sia corretta.
Un errore insidioso
L’errore è tanto più insidioso perché riguarda una parola di uso comune e che compare spesso nei contesti formali: giornali, contratti di lavoro, atti pubblici. Alcuni titoli giornalistici riportano frasi come “In spettativa per motivi familiari” oppure “Le spettative dei mercati”: ma si tratta di sviste gravi, che inficiano la correttezza del testo.
L’uso di spettativa può derivare anche da un’errata associazione con parole simili come spettacolo o spettatore, che però hanno tutt’altra origine (dal latino spectare, guardare), mentre aspettare deriva da adspicere, guardare verso, aspettare, attendere. Le due famiglie etimologiche sono diverse e non sovrapponibili.
“Aspettativa” nella cultura e nel linguaggio
Il significato figurato di aspettativa è spesso associato a desideri, speranze, sogni e progetti. Si dice che qualcuno “ha grandi aspettative nella vita” oppure che un evento “non ha soddisfatto le aspettative”. Questo uso, legato alla sfera psicologica ed emotiva, è tra i più fecondi nella lingua letteraria e nella retorica.
Anche la formula creare aspettative è significativa: sottintende una promessa implicita che, se non mantenuta, può causare delusione o frustrazione. Nel marketing e nella comunicazione, si studiano le “aspettative del pubblico” per modulare messaggi, lanci e prodotti.
“Aspettativa” è l’unica forma corretta, usata in molti ambiti e ricca di sfumature, dalla giurisprudenza all’economia, dalla psicologia al lavoro. “Spettativa” non è una variante accettabile, ma un errore da evitare. Prestare attenzione a queste sfumature non è solo un esercizio di precisione linguistica, ma anche un segno di rispetto per la lingua e per chi la usa. In un’epoca in cui la comunicazione è sempre più rapida e spesso trascurata, riconoscere e correggere questi errori è un modo per difendere la chiarezza, la bellezza e l’efficacia del nostro italiano.