Lingua italiana: se la nostra squadra segna fa “gol” o “goal”?

24 Ottobre 2025

Scopriamo qual è la grafia corretta del termine utilizzato quando una squadra segna o quando si raggiunge un obiettivo: "gol" o "goal"?

Lingua italiana: se la nostra squadra segna fa "gol" o "goal"?

La parola, entrata nella lingua italiana, “gol” è oggi una delle più riconoscibili e diffuse del lessico sportivo, eppure la sua storia linguistica è più complessa di quanto possa sembrare. Dietro le tre lettere che la compongono si nasconde infatti un lungo percorso di adattamento linguistico, che parte dall’inglese goal e attraversa le trasformazioni dell’uso e della pronuncia fino a consolidarsi nell’italiano contemporaneo come “gol”. Ma quale forma è corretta? Si deve scrivere goal, secondo la grafia originaria inglese, o gol, come dicono e scrivono la maggior parte degli italiani? La risposta, come spesso accade nella lingua, è il risultato dell’incontro tra storia, uso e norma.

Origine inglese del termine entrato nella lingua italiana

Il termine inglese goal potrebbe tradursi nelle parole italiane “meta”, “scopo”, “fine”. Nel linguaggio sportivo, e in particolare nel calcio, goal indica la rete segnata, ma anche la porta stessa, cioè lo spazio entro cui deve entrare la palla per ottenere il punto. In italiano, la parola entra a partire dai primi decenni del Novecento, con la diffusione del calcio come sport di massa, inizialmente mantenendo la grafia e la pronuncia inglesi: goal, pronunciato come /gɔːl/.

Ma sin dall’inizio si registra un problema: la grafia goal non corrisponde alla pronuncia italiana. La sequenza “oa” non appartiene al nostro sistema fonetico, e la pronuncia inglese — con una vocale lunga e chiusa — risulta difficile da riprodurre per i parlanti italiani. Nasce così una prima fase di adattamento, spontanea e progressiva, in cui la forma scritta e quella orale iniziano a divergere: si continua a scrivere goal, ma si comincia a pronunciare gol.

L’adattamento grafico e l’uso popolare

Con il passare dei decenni, la forma gol — perfettamente corrispondente alla pronuncia italiana — si diffonde sempre più. Già negli anni ’30, la stampa sportiva comincia a usare la grafia semplificata, soprattutto nei titoli e nei resoconti delle partite, dove la brevità e l’immediatezza sono qualità essenziali.

Il pubblico recepisce rapidamente questa forma, che appare naturale, orecchiabile e adatta al ritmo della lingua italiana. Il termine gol si inserisce così nella tradizione sportiva nazionale, al punto da diventare una parola autonoma, pienamente italianizzata, come testimoniano anche le numerose derivazioni e combinazioni nate nel linguaggio comune: goleador, gol-partita, gol fantasma, autogol, supergol.

Oggi la forma gol è quella largamente preferita dai parlanti, dai giornalisti sportivi e dagli stessi dizionari dell’uso, che la registrano come voce principale, rimandando goal alla variante straniera.

Cosa dicono i dizionari

Secondo lo Zingarelli, gol è “punto segnato in una partita di calcio, di hockey e in altri sport in cui si deve introdurre una palla o un disco in una porta o in una rete”. L’origine è indicata chiaramente: “dall’inglese goal, adattamento grafico e fonetico”. Il Devoto-Oli e il Garzanti confermano la stessa analisi: gol è oggi la forma italiana corretta, mentre goal è considerata un anglicismo non adattato, utilizzabile solo in contesti dove si voglia conservare un tono internazionale o in testi in lingua inglese.

La Treccani, nella sua enciclopedia online, è esplicita: “La forma italiana corretta è gol, adattamento dall’ingl. goal, termine introdotto nel lessico sportivo agli inizi del Novecento”. Il lemma goal viene quindi riconosciuto come il modello di origine, ma la forma italiana ufficiale è gol.

L’influenza della pronuncia e dei media

La trasformazione da goal a gol è anche un esempio emblematico di come la pronuncia e l’uso orale possano influenzare la grafia. Nel linguaggio parlato, specialmente nelle radiocronache e nelle telecronache sportive, la parola “gol” si impone per forza di suono e immediatezza. Il celebre urlo “Gooool!” — allungato, modulato, quasi rituale — è diventato parte della cultura popolare, un segnale di entusiasmo collettivo che travalica lo sport stesso.

Scrivere goal in questo contesto apparirebbe artificioso, distante dalla realtà sonora e linguistica del calcio vissuto e raccontato. Non è un caso che già dagli anni Cinquanta i giornali sportivi italiani abbiano abbandonato quasi del tutto la grafia inglese, decretando la vittoria definitiva del gol italianizzato.

Dal lessico sportivo al linguaggio comune

Con il tempo, gol ha varcato i confini del linguaggio sportivo per entrare nel linguaggio quotidiano come metafora. Si parla di “fare un gol” anche fuori dal campo, per indicare un successo, un colpo riuscito, una vittoria personale o professionale. È diventata una parola simbolo della competizione e dell’ingegno, capace di evocare l’immagine del trionfo con una sola sillaba.

Inoltre, la radice di gol ha dato origine a nuovi termini composti e derivati che non esisterebbero se fosse rimasta la forma goal: autogol (oggi usato anche in senso figurato per indicare un errore che danneggia se stessi), goleador (dal castigliano, adattato poi all’italiano), supergol, golasso. Tutti esempi che dimostrano come la parola abbia generato una vera e propria famiglia linguistica autonoma.

La forma corretta oggi

Alla luce di tutto ciò, si può affermare senza esitazione che “gol” è la forma corretta e pienamente italiana, mentre “goal” è un anglicismo superfluo, utilizzabile solo in testi che vogliano mantenere un legame con la lingua inglese. La grafia gol rispetta le regole fonetiche italiane, rappresenta la pronuncia effettiva e rispecchia l’uso comune, che in linguistica è il criterio decisivo.

Scrivere goal oggi, in un contesto italiano, può apparire come una scelta di stile o di vezzo grafico, ma non è più la norma. Anche le istituzioni linguistiche più autorevoli, come l’Accademia della Crusca, considerano gol l’unica forma ormai consolidata nel nostro lessico.

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