Lingua italiana e regali: perché un “presente” è un regalo?

17 Dicembre 2025

Scopriamo un sostantivo della lingua italiana forse poco usato ma che non ha perso sicuramente il suo fascino: "presente" in senso di "dono".

Lingua italiana e regali: perché un "presente" è un regalo?

Nella lingua italiana la parola “presente” è comunemente associata alla dimensione temporale dell’“adesso” o alla condizione dell’esserci. Esiste però un significato meno immediato, oggi percepito come letterario o formale, ma storicamente ben attestato: “presente” come regalo, dono, oggetto offerto in segno di rispetto, gratitudine o omaggio. Questo uso sostantivato della parola apre uno spazio interessante di riflessione linguistica, perché mette in luce come il gesto del donare sia intimamente legato all’idea di rendere qualcuno “presente” nella memoria e nella relazione.

Origine ed etimologia

Il sostantivo presente nel significato di “regalo” deriva dall’uso sostantivato dell’aggettivo presente, che a sua volta risale al latino praesens, participio presente di prae-esse (“essere davanti, essere vicino”). L’idea originaria è quella della presenza fisica e simbolica: qualcosa che è “presente” è posto davanti a qualcuno, reso visibile, offerto all’attenzione.

Questo sviluppo semantico è stato fortemente influenzato dal francese antico présent, che già indicava il dono offerto a qualcuno come segno di riguardo. L’italiano, come spesso accade, ha accolto e adattato questo uso, integrandolo nel proprio sistema lessicale soprattutto nei contesti cortigiani, diplomatici e letterari. Il presente è dunque, etimologicamente, un oggetto che “rende presente” chi lo offre, anche in sua assenza.

Il valore simbolico del “presente”

A differenza di termini più comuni come regalo o dono, la parola presente sottolinea meno l’oggetto in sé e più la relazione che esso instaura. Fare un presente significa manifestare attenzione, riconoscimento, memoria. Non è un caso che questo termine sia spesso accompagnato da formule di cortesia:
“Voglia accettare questo presente in segno di gratitudine”,
“Le offriamo questo piccolo presente”.

In queste espressioni, il valore del dono non è misurato dalla sua entità materiale, ma dal gesto simbolico che lo accompagna. Il presente non è mai neutro: è un segno, una mediazione tra chi dona e chi riceve.

Uso letterario e storico nella lingua italiana

L’uso di presente come sostantivo è ampiamente documentato nella letteratura italiana, soprattutto nei testi medievali e rinascimentali. Boccaccio, ad esempio, utilizza la forma antica “presento” in un contesto solenne, legato alla comunicazione di potere e di rappresentanza. Anche Dante adopera il verbo “fare presente” in senso figurato, indicando non solo il dono materiale, ma anche quello intellettuale o morale: le parole, la conoscenza, la “gran sentenza” che viene offerta all’interlocutore.

Questo ampliamento semantico è significativo: il presente non è soltanto un oggetto, ma può essere un pensiero, un insegnamento, una parola. Donare significa rendere qualcosa presente all’altro, portarlo davanti alla sua coscienza.

Registro e ambiti d’uso

Nel linguaggio contemporaneo, presente con il significato di “regalo” è meno frequente nel parlato quotidiano, dove prevalgono termini più diretti come regalo o pensiero. Tuttavia, conserva un uso stabile in registri formali, istituzionali o cerimoniali: comunicazioni aziendali, lettere ufficiali, contesti diplomatici, discorsi pubblici.

Dire “un piccolo presente” introduce una nota di discrezione e di eleganza, quasi a minimizzare il valore materiale del dono per esaltarne il significato relazionale. È una parola che porta con sé un’idea di misura, di sobrietà, di rispetto.

Derivati e sfumature espressive

Il sostantivo presente ha generato una serie di derivati che arricchiscono ulteriormente il campo semantico:

  • presentino, diminutivo affettuoso, usato per indicare un dono modesto, spesso carico di valore simbolico;

  • presentuccio, con valore spregiativo o ironico, che sottolinea la scarsa rilevanza del dono;

  • presentone, accrescitivo scherzoso, che enfatizza la dimensione del regalo, talvolta con una punta di ironia.

Queste forme dimostrano come la parola si presti a modulazioni espressive molto varie, capaci di riflettere l’intenzione comunicativa di chi parla.

“Fare presente”: il passaggio dal dono materiale a quello simbolico

Particolarmente interessante è la locuzione “fare presente”, che nel tempo ha ampliato il suo significato fino a indicare l’atto di comunicare, segnalare, richiamare l’attenzione su qualcosa. Anche qui, l’origine è la stessa: rendere qualcosa presente all’altro, portarlo davanti a lui, offrirglielo come oggetto di conoscenza.

Questo slittamento semantico mostra come il dono, nella lingua, non sia soltanto materiale. Fare presente un fatto, un’idea, un problema significa compiere un atto di responsabilità comunicativa, un’offerta intellettuale.

La parola “presente”, nel significato di regalo, è un esempio raffinato di come la lingua italiana sappia intrecciare concretezza e simbolismo. Dietro un termine apparentemente semplice si nasconde una concezione del dono come gesto di presenza, di relazione, di memoria. Usare presente significa riconoscere che ciò che si offre non è solo un oggetto, ma una parte di sé, un segno di attenzione che rende visibile il legame tra chi dona e chi riceve.

In un’epoca in cui il linguaggio tende spesso alla semplificazione, il recupero consapevole di parole come presente permette di restituire profondità ai gesti quotidiani e di ricordare che anche il dono, prima ancora di essere possesso, è relazione.

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