Nell’uso quotidiano della lingua italiana, una delle incertezze che spesso affiorano riguarda l’espressione più corretta tra mia mamma e la mia mamma. Entrambe le formule sono usate comunemente, ma qual è la forma grammaticalmente più corretta? La risposta, come spesso accade in linguistica, non è univoca: dipende dal contesto, dal registro linguistico e anche dalla regione d’Italia in cui ci si trova.
I singenionimi e la regola generale per la lingua italiana
Per cominciare, occorre chiarire un termine tecnico poco noto ma utile: singenionimo. Si tratta dei nomi di parentela (madre, padre, figlio, sorella, ecc.), e il loro comportamento grammaticale presenta regole particolari, specialmente quando sono accompagnati da aggettivi possessivi. Nella lingua italiana standard, l’articolo determinativo si omette di regola quando il singenionimo è singolare, non accompagnato da aggettivi o da specificazioni.
Ecco perché, ad esempio, si dice correttamente:
mia madre è una donna saggia,
mio padre lavora all’estero,
ma non: la mia madre è una donna saggia, né: il mio padre lavora all’estero.
Questa regola riguarda esclusivamente i termini “ufficiali” di parentela: padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella, zio, zia, ecc. Quando invece il sostantivo è accompagnato da un aggettivo (qualificativo o numerale), oppure è in forma alterata, l’articolo si reintroduce:
la mia sorella maggiore,
il mio cugino preferito,
la mia sorellina,
il mio nonnino,
e così via.
Le eccezioni affettive: mamma, papà, babbo
La questione si complica quando entrano in gioco le varianti affettive dei singenionimi, come mamma, papà, babbo, nonna, nonno, figliolo, figliola. In questi casi, l’articolo determinativo è ammesso e addirittura considerato corretto. Quindi, si può dire tranquillamente:
la mia mamma
il mio papà
il mio babbo
Questo uso è segnalato anche da illustri grammatici come Luca Serianni (in Italiano, Garzanti, 2000), che sottolinea come tali forme siano pienamente accettabili, e ricorrano tanto nella lingua parlata quanto nella letteratura. È noto, ad esempio, che autori come Carlo Collodi (autore di Pinocchio) o Giovanni Verga utilizzassero espressioni come la mia mamma o il mio babbo, pur provenendo da contesti geografici diversi (Toscana e Sicilia).
“Mia mamma” senza articolo? Sì, ma dipende
Tuttavia, la forma mia mamma, senza articolo, è anch’essa molto diffusa, specialmente nell’italiano familiare e in diverse regioni d’Italia, dove si tende a uniformare anche le varianti affettive ai singenionimi “ufficiali”. L’omissione dell’articolo, quindi, non è errata, ma rappresenta un uso più informale o regionale. In molte zone del Nord e del Centro Italia, mia mamma e mio papà sono forme standard dell’italiano colloquiale.
L’uso regionale e il toscano
L’italiano regionale, in particolare quello toscano, presenta un uso caratteristico dell’articolo determinativo con i nomi di parentela anche quando la grammatica normativa lo vieterebbe. Nelle zone toscane è frequente sentire:
la mi’ mamma,
i’ mi’ marito,
la mi’ sorella.
Si tratta di espressioni che appartengono a un registro popolare e affettuoso, ma che, al di fuori del contesto regionale, possono apparire marcate o addirittura scorrette secondo l’italiano standard.
Quando l’articolo è obbligatorio
Ci sono casi in cui l’articolo è necessario anche con i nomi di parentela. Vediamoli:
Forme alterate: come già accennato, con sorellina, nonnino, cuginetta, ecc., l’articolo è d’obbligo.
Termini non strettamente parentali: ad esempio, fidanzato, ragazzo, moroso, amante. In questi casi si dice sempre: il mio ragazzo, la mia fidanzata.
Frasi enfatiche: dove l’aggettivo possessivo è posposto, come in: il figlio mio, il nonno mio.
Presenza di un antroponimo: se il nome di parentela è seguito da un nome proprio, l’articolo può essere omesso: mio zio Carlo, mia nonna Maria.
Dunque, quale scegliere?
Dunque, la mia mamma e mia mamma sono entrambe forme corrette, ma vanno usate con consapevolezza del contesto linguistico:
la mia mamma è più affettuosa, letteraria o popolare, con un tono più emotivo o regionale.
mia mamma è più neutra, colloquiale e aderente all’italiano standard, soprattutto fuori dal contesto toscano.
L’italiano, come tutte le lingue vive, è fatto di sfumature, di differenze di registro, di variazioni geografiche. La grammatica offre delle regole, ma anche degli spazi di flessibilità che permettono di esprimere meglio le emozioni, i legami, le identità. In questo senso, forse la mia mamma è più che una forma corretta: è una piccola dichiarazione d’amore quotidiana.