La parola della lingua italiana “nonché” suscita spesso dubbi e incertezze, sia nella lettura che nell’uso scritto. Pur essendo una congiunzione piuttosto comune, il suo significato e la sua corretta applicazione possono generare perplessità. In questo articolo analizzeremo l’origine, le funzioni e l’uso di “nonché”, con particolare attenzione al suo impiego nei testi giuridici e amministrativi.
Origine e significato della parola della lingua italiana “nonché”
La congiunzione “nonché” nasce dalla combinazione di due elementi: la negazione “non” e la congiunzione “che”. Questa formazione suggerisce un legame logico tra due elementi della frase, che può assumere significati leggermente differenti a seconda del contesto.
In origine, “nonché” aveva il significato di “non solo, ma anche” e veniva impiegato per introdurre un elemento di minor importanza rispetto al precedente. Tuttavia, nell’italiano contemporaneo, il suo uso si è semplificato e viene spesso utilizzato come sinonimo di “e”.
Esempi letterari mostrano questa evoluzione:
Giacomo Leopardi, nelle Operette morali, scrive: “che quella stanza [= la vita terrena] avesse ad essere, non che tollerata, ma sommamente amata”, in cui “nonché” ha il significato di “non solo, ma anche”.
Alessandro Manzoni, nei Promessi sposi, utilizza “nonché” nel senso di “non solo, ma persino”: “con un viso da far morire in bocca a chi si sia una preghiera, non che un consiglio”.
Oggi, però, l’uso della parola è più piatto e meno sfumato, diventando un semplice sinonimo di “e”, specialmente in ambiti formali.
L’uso di “nonché” nei testi giuridici e amministrativi
L’italiano burocratico ha adottato “nonché” come variante della congiunzione “e” per variare lo stile e rendere il testo più articolato. Tuttavia, il suo impiego ha generato ambiguità interpretative.
Esempio tratto da una legge regionale:
“Il contributo di costruzione non è dovuto: b) per gli interventi di ristrutturazione edilizia […] nonché di edifici danneggiati o distrutti totalmente o parzialmente a seguito di eventi straordinari”.
In questo caso, la domanda che sorge spontanea è se “nonché” implichi che anche gli edifici danneggiati debbano rispettare il requisito precedente o se invece introduca una categoria separata.
Altro esempio, tratto da un’ordinanza ministeriale:
“Terminate le operazioni di cui al comma 1 e tenuto conto delle relative valutazioni, […] nonché del percorso scolastico triennale, il consiglio di classe attribuisce agli alunni la valutazione finale”.
Qui il dubbio riguarda se il “nonché” significhi “e anche” o abbia una sfumatura di subordinazione, come “se necessario”.
Questi esempi mostrano come “nonché” possa portare a interpretazioni ambigue, rendendo il testo più difficile da comprendere per il lettore comune.
Dubbi sull’uso di “nonché”
Oltre ai problemi di interpretazione, vi sono alcune domande frequenti sull’uso corretto di “nonché”:
Si può usare due volte nella stessa frase? Tecnicamente sì, ma spesso rende la frase pesante e ridondante.
Può essere preceduto da una virgola? Sì, ma non è obbligatorio. La virgola dipende dal ritmo della frase.
Esistono sinonimi migliori? In molti casi, “e”, “e anche” o “e inoltre” possono sostituire “nonché”, rendendo il testo più chiaro.
Semplificare l’uso di “nonché”
Nel linguaggio moderno, soprattutto in ambito giuridico e amministrativo, “nonché” viene spesso usato per variare lo stile. Tuttavia, questa scelta stilistica può generare confusione e ambiguità, specialmente per chi non ha familiarità con il linguaggio tecnico.
Per migliorare la comprensibilità dei testi, sarebbe preferibile ridurre l’uso di “nonché” nei documenti ufficiali e sostituirlo con congiunzioni più chiare come “e”, “e anche” o “e inoltre”. In ambito letterario, invece, il suo impiego può ancora servire a dare un tocco di eleganza e ricercatezza alla prosa.
Saper usare correttamente “nonché” permette di scrivere con maggiore precisione e di evitare fraintendimenti, rendendo la lingua italiana più chiara e accessibile a tutti, oltre al fattore, non secondario, che vede il nostro lessico e il nostro stile arricchirsi ulteriormente. Per saperne di più consigliamo l’articolo redatto dall’Accademia della Crusca: Sulla congiunzione nonché