La questione dell’uso della maiuscola o della minuscola nei pronomi di cortesia nella lingua italiana è parte di un dibattito che non riguarda solo la grammatica, ma anche il rapporto tra lingua, storia, cultura e società. Si tratta di una discussione apparentemente marginale, ma che in realtà tocca il modo in cui costruiamo i rapporti sociali attraverso la lingua. Per rispondere in modo consapevole alla domanda se si debbano scrivere Lei, Le, La, Sua con l’iniziale maiuscola o minuscola quando usati con valore deferente, è necessario considerare l’evoluzione storica e funzionale dei pronomi di cortesia nella lingua italiana.
Lingua italiana: il “voi”: l’origine antica e la sua decadenza
Tra i pronomi di cortesia italiani (voi, lei, loro), voi è senza dubbio il più antico. L’uso della seconda persona plurale per rivolgersi a una sola persona come segno di rispetto risale infatti al tardo latino. È un fenomeno documentato nella maggior parte delle lingue romanze: si pensi al vous francese o allo usted spagnolo, che pur derivando da un altro meccanismo formale, condivide la stessa funzione. Nella tradizione popolare medievale, una leggenda faceva risalire l’introduzione del vos come forma di cortesia all’ascesa al potere di Giulio Cesare, considerato (erroneamente) il primo imperatore. Dante stesso, nel Paradiso, sembra riferirsi a questo mito quando scrive: “Dal ‘voi’ che prima a Roma s’offerie”.
La spiegazione più corretta è però linguistica: l’uso del voi come forma di rispetto è legato al cosiddetto “nos maiestatico”, l’uso del plurale per sottolineare l’importanza o l’autorità del parlante. È un procedimento metaforico, che moltiplica il singolo per attribuirgli una dignità superiore. Questo uso si è così ben radicato che in alcune lingue ha sostituito del tutto il tu. In inglese, ad esempio, you ha soppiantato thou, mentre in francese il tu ha oggi un uso molto limitato e fortemente marcato affettivamente o gerarchicamente.
Tuttavia, in italiano contemporaneo, l’uso del voi per una sola persona appare sempre più marginale. Resiste solo in certi contesti regionali (soprattutto nel Sud Italia) o come effetto stilistico, spesso in testi letterari, teatrali o fumettistici. Nei fumetti italiani, ad esempio, è ancora comune trovare personaggi che si rivolgono l’un l’altro con un deferente voi, pur suonando ormai arcaico.
Il “lei”: una costruzione rinascimentale
Il pronome lei non appartiene all’italiano delle origini. Esso nasce come abbreviazione o sostituzione anaforica di forme reverenziali come Vostra Signoria, Vostra Eccellenza, Tua Magnificenza, in uso presso le corti rinascimentali. Inizialmente, si usavano ancora i pronomi della seconda persona (tu, voi), ma nel Quattrocento inizia a diffondersi un pronome di terza persona singolare (essa, quella, lei) per sostituire la formula onorifica.
Nel tempo, lei si afferma come forma autonoma di cortesia, dapprima nei complementi e solo successivamente come soggetto. Solo nel Settecento, però, Lei si impone stabilmente nella lingua italiana col significato deferente, accanto al più familiare tu e al più formale voi.
Nel corso della storia, lei ha anche suscitato critiche. Nel Settecento, ad esempio, Pietro Verri dalle colonne de Il Caffè ne contestava l’uso, ritenendolo un’influenza spagnola, tipica del Seicento. Il regime fascista tentò persino di vietarlo nel 1938, imponendo l’uso del voi come forma di cortesia. Ma il tentativo fallì: alla fine della guerra, Lei riconquistò stabilmente il suo posto nella lingua d’uso.
Il “loro”: formalità burocratica
Il Loro è oggi rarissimo. Era usato per rivolgersi con deferenza a più persone, ma appare ormai eccessivamente formale e burocratico. La maggior parte dei parlanti preferisce usare voi, che è meno marcato e più diretto. Il Loro sopravvive quasi esclusivamente nei documenti ufficiali, lettere formali, e contesti aziendali o diplomatici.
Maiuscola o minuscola?
Ed eccoci alla questione centrale: la maiuscola nei pronomi di cortesia. È una convenzione, non una regola grammaticale assoluta. Ma è largamente seguita per una ragione pratica: evitare ambiguità tra l’uso ordinario e quello deferente dei pronomi.
Scrivere Lei, La, Le, Sua, Loro con l’iniziale maiuscola consente infatti di distinguere la cortesia formale dall’uso comune della terza persona. Ad esempio:
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“Ho visto Lei entrare” (cortesia)
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“Ho visto lei entrare” (pronome normale)
L’uso della maiuscola si estende agli aggettivi possessivi (il Suo libro, la Sua opinione) e ai pronomi clitici (La vedo, Le scrivo), e viene considerato un segno di rispetto nella comunicazione scritta. Tuttavia, non è obbligatorio nei testi informali, dove può essere omesso senza compromettere la correttezza.
In definitiva, l’uso dei pronomi di cortesia in italiano – e la scelta tra maiuscola e minuscola – non è solo questione di forma, ma riflette la storia profonda della nostra lingua e la mutevole idea di rispetto tra gli individui. La maiuscola nei pronomi di cortesia (Lei, Sua, Le) è una convenzione utile, specie nello scritto formale, per evitare ambiguità e marcare la distanza rispettosa tra interlocutori. È un tratto stilistico che, pur non essendo obbligatorio, resta consigliabile per chiarezza e cortesia. Per saperne di più: Sui pronomi di cortesia.