Lingua italiana: perché si dice “trucco e parrucco”?

9 Agosto 2025

Quante volte lo abbiamo sentito dire o, anche, quante volte lo abbiamo detto: "trucco e parrucco" ma, come entra nella lingua italiana di tutti i giorni?

Lingua italiana perché si dice trucco e parrucco

L’espressione della lingua italiana “trucco e parrucco” è oggi familiare a molti, soprattutto grazie alla sua diffusione nei media, nel mondo dello spettacolo e, più in generale, nel linguaggio colloquiale. Tuttavia, la sua storia è più recente di quanto si possa pensare, e il suo significato, pur semplice, porta con sé interessanti sfumature linguistiche e culturali.

Un’espressione settoriale entrata a piè pari nella lingua italiana

Il sintagma sfrutta un espediente fonetico ben riconoscibile: l’analogia nella terminazione delle due parole. In origine, la forma corretta sarebbe “trucco e parrucca”, ma la seconda voce è stata alterata in “parrucco” per ricalcare la sonorità della prima, creando così un effetto scherzoso e immediatamente memorizzabile. Questa alterazione non è casuale: nella lingua italiana esistono altri accostamenti analoghi, come il vecchio “barba e parrucca”, oggi sostituito da “barba e capelli”. L’alterazione, quindi, non solo risponde a una logica fonetica, ma contribuisce anche alla vivacità dell’espressione.

Il significato originario si riferisce alle operazioni di cura del trucco e dell’acconciatura — sia dei capelli naturali sia di quelli posticci — necessarie per preparare attori, cantanti e altri artisti prima di una performance. “Trucco e parrucco” diventa quindi una sintesi rapida e ironica per indicare il reparto o l’attività dedicata alla preparazione estetica dello spettacolo.

Le origini di questa locuzione sembrano collocarsi negli anni Novanta del Novecento, in particolare nell’ambiente televisivo italiano. È qui che la formula prende piede, probabilmente grazie alla sua immediatezza e al suo tono ironico, che ben si adattavano a contesti in cui il dietro le quinte iniziava a essere raccontato e mostrato al pubblico. Successivamente, l’espressione si diffonde anche nel teatro d’opera, dove viene impiegata — talvolta ufficialmente, talvolta in maniera informale — per denominare il reparto dedicato a trucco e acconciatura.

Non mancano attestazioni in contesti prestigiosi: il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma e il Festival di Salisburgo sono solo alcuni esempi. Tuttavia, si nota un fenomeno curioso: nelle descrizioni ufficiali, anche quando compare la formula “trucco e parrucco”, spesso si preferisce poi utilizzare la forma corretta “parrucca” o “parrucche” per spiegare di cosa si tratta. Questo alternarsi delle due forme mostra che l’espressione è diffusa ma non ancora pienamente accettata come standard formale, mantenendo una sfumatura gergale e informale.

Al di fuori del teatro d’opera, la diffusione di “trucco e parrucco” è attestata dai primi anni Duemila soprattutto nella televisione e nella narrativa leggera. Il suo uso cresce significativamente dopo il 2010, parallelamente all’aumento dei programmi televisivi e dei contenuti web che mostrano la preparazione degli artisti. L’analisi delle occorrenze sui quotidiani conferma questa tendenza: sul Corriere della Sera, ad esempio, l’espressione è assente fino al 2000, ma conta ben 185 esempi tra il 2000 e il 2020, molti dei quali legati a eventi teatrali.

Sul piano lessicografico, “trucco e parrucco” ha iniziato da poco a farsi strada nei dizionari. Lo Zingarelli 2022 e il Devoto-Oli 2021 lo registrano, seppur con indicazioni precise: il primo lo definisce “nell’ambiente dello spettacolo, l’insieme di trucco e acconciatura dei capelli, sia naturali che posticci”; il secondo lo marca come gergale, spiegandolo come “insieme delle operazioni dirette a truccare e acconciare un attore, un modello, un indossatore, ecc.”. Nel Devoto-Oli, inoltre, “parrucco” è registrato come forma derivata di “parrucca”, specificamente nella locuzione “trucco e parrucco”, con datazione 1999. Il Thesaurus Treccani (2018) lo inserisce invece tra le espressioni legate al lemma “trucco”.

Il fatto che l’espressione non sia ancora registrata in maniera estesa in tutti i principali dizionari non deve sorprendere. La lessicografia, infatti, è sempre più impegnata ad aggiornarsi con i neologismi e i prestiti, spesso di origine inglese, che si sono moltiplicati in anni recenti — in particolare durante la pandemia — e che tendono a rubare spazio a espressioni gergali di natura più leggera e scherzosa. È probabile, però, che “trucco e parrucco” entri stabilmente anche in altri repertori nei prossimi anni, grazie alla sua ampia diffusione e alla capacità di sintetizzare in poche sillabe un concetto ben chiaro.

Trucco e parrucco fuori dai teatri

Oggi “trucco e parrucco” non si limita più al contesto teatrale o televisivo: è entrato anche nel linguaggio quotidiano, usato ironicamente per indicare qualsiasi preparazione estetica particolarmente elaborata, anche al di fuori di uno spettacolo. Può riferirsi, ad esempio, alla preparazione di una sposa, a una sessione fotografica, o più semplicemente a un momento di cura personale in cui si dedica tempo sia al trucco sia ai capelli.

In definitiva, “trucco e parrucco” è un esempio di come il linguaggio si arricchisca attraverso forme nate in contesti specifici, ma capaci di diffondersi rapidamente grazie alla loro musicalità, alla loro ironia e alla loro immediatezza. È un’espressione che porta con sé un’immagine vivace del dietro le quinte, ma che oggi vive anche nella conversazione comune, dimostrando ancora una volta come la lingua sia uno specchio in movimento delle nostre abitudini culturali. E chissà: forse proprio come il trucco e l’acconciatura, anche certe parole nascono per una funzione pratica, ma finiscono per trasformarsi in piccole icone di costume. Per saperne di più: Trucco e parrucco, un’innovazione scherzosa.

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