Nel panorama vasto e articolato della lingua italiana, esistono parole che sembrano custodire il respiro del passato, termini ormai rari ma dotati di una particolare eleganza espressiva. Una di queste parole è “conquìdere”, verbo letterario e quasi dimenticato, che unisce in sé l’idea della ricerca, della conquista, della vittoria e persino della seduzione. Un termine che proviene direttamente dal latino classico, e che conserva nel suo significato tutta la forza originaria del verbo conquĕrĕre, da cui deriva.
Etimologia e uso nella lingua italiana: dalla ricerca alla conquista
La parola “conquìdere” deriva dal latino conquĕrĕre, composto da con-, rafforzativo che indica un’azione condivisa o intensificata, e quaerĕre, cioè “chiedere, cercare, domandare”. Il significato originario del verbo latino era “ricercare accuratamente”, “reperire”, “requisire” e talvolta “raccogliere con sforzo o insistenza”.
Nel passaggio alla lingua italiana, la radice semantica si è trasformata, assumendo un significato più deciso e attivo: “sconfiggere, vincere, conquistare”, mantenendo tuttavia, in certi usi figurati, la sfumatura della “ricerca ottenuta con fatica”, come nel caso della conquista mediante preghiere, lacrime o fascino personale.
Significato e usi del verbo
Conquìdere è dunque un verbo transitivo, che significa “conquistare, ottenere, vincere”, sia in senso militare e concreto, sia in senso figurato e psicologico. È un termine che appare oggi soprattutto nella lingua letteraria o poetica, ed è raramente usato nel parlato contemporaneo, anche se mantiene piena comprensibilità.
Il participio passato, “conquìso”, è usato con particolare frequenza in contesti letterari e poetici. Un esempio celebre si trova nei versi di Giosuè Carducci:
“il bel verde paese
Che da lui conquiso fu”
Qui, Carducci usa “conquiso” per indicare la conquista militare di un territorio, ma il tono resta solenne e lontano dalla prosaicità di un “conquistato” comune. L’uso del verbo in forma arcaica conferisce alla frase una sfumatura epica e nobilitante, elevando l’atto del conquistare a gesto simbolico e storico.
Usi figurati: seduzione e supplica
Accanto al significato letterale di conquista fisica o militare, conquìdere può assumere anche valori figurati, come sottolinea la tradizione letteraria italiana. Si può “conquìdere con le lacrime”, “con preghiere”, “con la propria bellezza”, e quindi ottenere qualcosa non con la forza, ma con il fascino, la perseveranza, la persuasione. In questi casi, il verbo si avvicina semanticamente a “sedurre”, “ottenere il favore”, “convincere emotivamente”.
Questi usi aprono uno spazio semantico estremamente ricco, in cui conquìdere non è solo un atto di forza, ma anche un esercizio di volontà, intelligenza e sentimento. Si può conquidere un cuore, un perdono, un consenso. È un verbo che sa parlare tanto alla ragione quanto all’emotività.
La forma e la musicalità del verbo
L’uso letterario di conquìdere è favorito anche dalla sua musicalità. La parola ha un ritmo fluido, che si presta bene alla metrica poetica: il suo accento sulla penultima (conquìdere) e la sequenza di suoni liquidi e vocali aperte conferiscono armonia e solennità. È una parola che “suona bene”, e questa qualità fonetica ne ha probabilmente favorito la sopravvivenza in poesia, anche quando il suo uso nel parlato stava scomparendo.
Il passato remoto (“conquisi”, “conquidésti”) e il participio passato (“conquiso”) conservano la forma arcaica e affascinante dei verbi latineggianti, rendendoli perfetti per evocare contesti storici o mitici, come le imprese di eroi, le guerre del passato, o le passioni tormentate dell’anima.
Un verbo da riscoprire
Nell’attuale tendenza della lingua italiana alla semplificazione e all’uniformità, parole come conquìdere rischiano l’oblio. Tuttavia, proprio per la loro rarità e la nobiltà etimologica, rappresentano un’occasione preziosa per arricchire il lessico e restituire al linguaggio quotidiano una dimensione di profondità e varietà. In un mondo in cui si “ottiene” o si “vince” con banalità verbale, dire che qualcosa è stato “conquiso” restituisce la fatica del desiderio, la bellezza della ricerca, il peso emotivo della conquista.
“Conquìdere” è un verbo che affonda le radici nella classicità latina ma che continua a vivere nella letteratura italiana come segno di nobiltà linguistica e ricchezza semantica. Indica non solo la conquista militare o fisica, ma anche quella spirituale, sentimentale, morale. È un verbo che parla di sforzo e di passione, di lotta e di seduzione, di ciò che si cerca e si ottiene con determinazione e grazia. In un’epoca di parole veloci e povere di senso, riscoprire “conquìdere” è un atto di amore verso la lingua, e un invito a farne uso per dire di più, e meglio.