Lingua italiana: colto e acculturato sono sinonimi?

14 Agosto 2025

Tramite questo articolo scopriremo il preciso significato delle parole della lingua italiana "colto" e "acculturato", erroneamente usate come sinonimi.

Lingua italiana: colto e acculturato sono sinonimi?

Nella lingua italiana le parole colto e acculturato vengono spesso usate come se fossero sinonimi, ma in realtà indicano concetti diversi sia per origine che per significato. Questa distinzione non è solo una sottigliezza linguistica: capire la differenza aiuta a usare le parole in modo più preciso e a evitare sfumature indesiderate.

Lingua italiana: il significato di “colto”

L’aggettivo colto deriva direttamente dal latino cultus, participio passato di colĕre, “coltivare”. In senso figurato, essere “colto” significa essere “coltivato” nella mente e nello spirito. Il termine indica una persona istruita, dotata di cultura, spesso anche sapiente e preparata in diversi campi del sapere.

Essere colti non significa solo possedere nozioni: implica una formazione approfondita, una capacità critica, un uso consapevole della conoscenza. Un individuo colto ha assimilato cultura attraverso lo studio, la lettura, il confronto, ed è in grado di rielaborarla. È un aggettivo connotato in senso pienamente positivo, senza sfumature peggiorative o ironiche.

Esempi d’uso:

  • “È un uomo colto, conosce bene la letteratura italiana e straniera.”

  • “Una donna colta non si limita a citare autori, ma sa interpretarne il pensiero.”

Il significato di “acculturato” e la sua origine antropologica

Acculturato è un termine che ha radici completamente diverse. È legato al sostantivo acculturazione, elaborato in antropologia alla fine dell’Ottocento per indicare il processo di mutamento della cultura e delle abitudini sociali di un popolo dovuto al contatto con un’altra cultura più potente o prestigiosa.

L’esempio storico più citato è quello degli Indiani d’America, la cui cultura subì profondi cambiamenti a seguito del contatto forzato con la civiltà occidentale. Il concetto di acculturazione si estende anche ai fenomeni migratori, al contatto tra popolazioni vicine con diverso sviluppo tecnologico o potere economico, e ai cambiamenti negli usi e costumi derivanti da tali interazioni.

In questo senso, acculturato non descrive semplicemente una persona istruita, ma una persona o un gruppo che ha acquisito tratti culturali da un’altra cultura, talvolta a scapito della propria. È dunque un termine tecnico, nato in ambito antropologico e sociologico.

Gli usi recenti e l’evoluzione semantica

Negli ultimi decenni, l’aggettivo acculturato e il verbo acculturarsi hanno iniziato a essere usati in senso più generico, per indicare “acquisire cultura” — talvolta con connotazione negativa, talvolta neutra.

In senso negativo, acculturato può significare:

  • “aver acquisito una cultura superficiale, raccogliticcia, spesso velleitaria”
    Esempio: “È molto acculturato grazie a internet, ma non approfondisce mai nulla.”

In senso neutro o improprio, viene usato come se fosse sinonimo di colto:

  • “Più sei acculturato e più capisci cosa accade attorno a te.”

  • “Sei abbastanza acculturato da saper rispondere a queste domande?”

Questa estensione di significato nasce anche dal fatto che in italiano non esiste un verbo diretto che significhi “diventare colto”. Così acculturarsi è stato reinterpretato da molti come “arricchirsi culturalmente”, svincolandosi dal suo legame originario con il concetto tecnico di acculturazione.

Perché “colto” e “acculturato” non sono sinonimi

Nonostante l’uso comune, linguisticamente e concettualmente colto e acculturato non coincidono.

  • Colto → persona istruita, con cultura profonda e capacità critica.

  • Acculturato → persona che ha acquisito cultura da altre fonti o contesti; in origine, in antropologia, si riferiva a popoli o individui che assimilavano tratti culturali esterni.

Dire che una persona è “colta” è sempre un complimento sul piano intellettuale. Dire che è “acculturata” può essere neutro, ma talvolta suona ironico o critico, soprattutto quando sottintende un sapere superficiale o frammentario.Distinzione utile anche oggi

Nel linguaggio quotidiano, la distinzione può sembrare pignola, ma in realtà è importante. Se stiamo descrivendo una persona che ha studiato a fondo ed è padrona di conoscenze solide, colto è la scelta giusta. Se invece ci riferiamo a qualcuno che ha acquisito conoscenze per imitazione, per contatto o in modo frammentario, acculturato è più preciso.

Esempio comparativo:

  • “Quel professore universitario è un uomo colto.” (Formazione solida, conoscenze approfondite)

  • “Dopo il viaggio in Giappone, è molto acculturato sulle tradizioni locali.” (Ha appreso usi e costumi per contatto diretto)

In sintesi, colto e acculturato appartengono a due storie linguistiche e concettuali diverse: il primo è legato alla crescita intellettuale personale e alla profondità del sapere; il secondo, all’acquisizione di elementi culturali da fonti esterne, in origine studiato in antropologia. L’uso improprio di acculturato come sinonimo di colto è diffuso, ma rischia di attenuare il valore di quest’ultimo termine e di confondere due concetti distinti.

Conoscere la differenza significa non solo parlare in modo più preciso, ma anche cogliere sfumature che arricchiscono la comunicazione — ed è proprio questa attenzione al significato delle parole che, alla fine, ci rende davvero più colti. Per informazioni più esaustive rimandiamo a questo articolo redatto dall’Accademia della Crusca: Colto e acculturato sono sinonimi?

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