Il dibattito, nella lingua italiana, tra “acqua gasata” e “acqua gassata” è uno di quei piccoli dilemmi linguistici che sembrano marginali, ma che in realtà aprono un’interessante finestra sulla storia dell’italiano, sull’evoluzione dell’uso e sulle sfumature fonetiche e morfologiche che accompagnano le parole. Entrambe le forme, infatti, sono corrette, ma hanno origini, datazioni e sfumature d’uso differenti, che meritano di essere esplorate.
Origini e formazione delle due varianti nella lingua italiana
Il punto di partenza è il sostantivo gas, preso in prestito dal francese e ormai stabilmente inserito nell’italiano. La questione si pone quando dal sostantivo si forma un verbo (gassare o gasare) e, di conseguenza, un aggettivo (gassato o gasato).
Nella lingua italiana, quando ci troviamo di fronte a un composto o a un derivato formato da una parola terminante per consonante, è frequente il raddoppiamento di quest’ultima, soprattutto se si tratta di un’occlusiva sorda o se la parola di base è monosillabica. È una tendenza anticamente più diffusa, ancora viva nel parlato popolare toscano e romano. Così, dal gas si forma gasse con epitesi della vocale finale e raddoppiamento della s. Da qui deriva gassare, con ss intensa.
Tuttavia, il raddoppiamento non è una regola ferrea: la forma scempia gasare è ugualmente attestata e corretta. Il risultato è la coesistenza di due coppie:
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gassare / gassato
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gasare / gasato
Datazioni storiche
La forma gassare è la più antica in riferimento alle bevande: risale almeno al 1895, quando compare in un articolo del Giornale vinicolo italiano. La variante gasare è leggermente più tarda, attestata nel 1899.
Sul piano aggettivale, “acqua gassata” è attestata già nel 1901, mentre “acqua gasata” compare nel 1932. Dunque, la forma con ss ha precedenza storica di almeno trent’anni nell’ambito delle bevande.
Differenze semantiche
Se parliamo di liquidi resi frizzanti sciogliendovi gas, entrambe le forme (acqua gassata e acqua gasata) sono corrette e intercambiabili. Tuttavia, nel linguaggio comune, gasato ha sviluppato anche un senso figurato, soprattutto colloquiale, legato all’idea di eccitazione o esaltazione (“essere gasato per una partita di calcio”), significato che gassato non possiede.
Sul piano verbale, gassare mantiene un uso più tecnico (“gassare una bevanda”, “gassare un filato”) e anche un significato oggi secondario ma storicamente importante: “uccidere con gas velenosi”. Gasare, oltre agli usi tecnici, include la sfumatura figurata di “entusiasmare” e la forma riflessiva gasarsi.
Frequenza d’uso e tendenze contemporanee
Secondo i dati ricavati con Google Ngram Viewer, entrambe le forme sono state costantemente in uso nel corso del Novecento, ma “acqua gassata” è rimasta più diffusa nello scritto, con una crescita marcata negli anni Duemila. Ciò non toglie che “acqua gasata” sia oggi ben presente, specie nel parlato e in contesti meno formali.
Le ragioni di questa leggera preferenza per “gassata” nello scritto potrebbero essere legate sia alla sua maggiore antichità sia alla coerenza con la regola tendenziale del raddoppiamento della consonante finale nei derivati. Tuttavia, l’italiano contemporaneo è aperto anche alle forme scempie, soprattutto quando influenzato da altre lingue (come il francese gazer) o da un uso più colloquiale.
L’ombra di “gazzosa”
La questione “gasata/gassata” si intreccia anche con la storia di un’altra parola: gazzosa. Oggi indica una bibita dolce e frizzante al gusto di limone, ma originariamente era un aggettivo riferito all’acqua. Le sue varianti (gazosa, gassosa, gasosa) raccontano di oscillazioni simili, influenzate dal francese gazeuse. La variante gassosa ha dominato nel Novecento, soprattutto nella pubblicità e nei marchi commerciali, mentre gazzosa è stata recuperata più recentemente come segno distintivo di marchi tradizionali o di fascia alta.
Alla domanda iniziale — si dice “acqua gasata” o “acqua gassata”? — la risposta è semplice: entrambe le forme sono corrette. La scelta dipende da fattori di tradizione, registro e preferenza personale. “Acqua gassata” ha dalla sua l’anzianità d’uso e una coerenza maggiore con i meccanismi morfologici storici dell’italiano; “acqua gasata” è più giovane, ma pienamente legittima e forse più comune in certi contesti colloquiali.
In fondo, si tratta di una di quelle situazioni in cui la lingua non impone un aut aut, ma offre un ventaglio di possibilità. Un po’ come al ristorante: puoi chiedere “acqua gasata” o “acqua gassata”, e il cameriere ti porterà comunque una bottiglia frizzante. La vera differenza sarà nella marca… e nel grado di anidride carbonica. Per saperne di più rimandiamo a questo bellissimo articolo redatto dall’Accademia della Crusca: Acqua gasata o gassata?