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Italiano: “verbi servili”, quali sono e come si utilizzano

Scopriamo tramite questo articolo come, nel panorama linguistico italiano, si utilizzano correttamente i verbi servili e quale ausiliare reggono.

Nel vasto panorama della grammatica italiana e nel panorama dell’italiano contemporaneo, un posto di rilievo รจ occupato dai verbi servili, cosรฌ chiamati perchรฉ “servono” un altro verbo, accompagnandolo all’infinito per aggiungere un’informazione specifica riguardo alla modalitร  dellโ€™azione espressa. I principali verbi servili sono dovere, volere, potere, sapere e, meno comunemente oggi, solere. La loro funzione primaria รจ quella di qualificare lโ€™azione del verbo che li segue, introducendo sfumature di necessitร , volontร , possibilitร , abitudine o capacitร . Comprendere il corretto uso dei verbi servili รจ fondamentale per chiunque voglia padroneggiare efficacemente la lingua italiana, sia nella comunicazione quotidiana, sia nella scrittura piรน elaborata.

La funzione dei verbi servili nell’italiano contemporaneo

Quando un verbo servile precede un verbo allโ€™infinito, non esprime unโ€™azione autonoma, ma modula lโ€™azione principale in base a una determinata modalitร . Facciamo alcuni esempi pratici:

“Devo andare”: il verbo dovere indica una necessitร . Il soggetto รจ obbligato a compiere lโ€™azione dellโ€™andare.

“Voglio andare”: con volere si esprime la volontร  del soggetto.

“Posso andare”: il verbo potere segnala la possibilitร  o la facoltร  di compiere lโ€™azione.

“So andare”: qui sapere non significa โ€œconoscereโ€, ma indica la capacitร  di eseguire unโ€™azione (saper fare qualcosa).

“Soglio andare” (forma oggi arcaica): solere comunica lโ€™abitudine del soggetto a compiere lโ€™azione indicata.

Questa costruzione รจ estremamente comune nella lingua parlata e scritta, e rappresenta uno dei pilastri dellโ€™espressione verbale italiana.

La formazione dei tempi composti

Una questione particolarmente interessante riguarda la costruzione dei tempi composti (come il passato prossimo, il trapassato prossimo, ecc.) con i verbi servili. Di norma, i verbi dovere, potere, volere e sapere concordano il loro ausiliare con il verbo che seguono.

Ad esempio:

“Ho dovuto gridare”: gridare รจ un verbo transitivo, quindi il servile dovere prende lโ€™ausiliare avere.

“Sono dovuto partire”: partire รจ intransitivo e costruisce i tempi composti con essere, quindi anche dovere lo segue in questa scelta.

Questa regola generale, perรฒ, ammette unโ€™eccezione importante: รจ possibile usare โ€œavereโ€ anche quando il verbo retto normalmente richiederebbe โ€œessereโ€. Cosรฌ, accanto a “sono dovuto partire”, si puรฒ dire anche “ho dovuto partire”. La forma con essere รจ oggi piรน usata nel registro formale o quando si vuole sottolineare la concordanza con il verbo principale; la forma con avere, piรน diffusa nel parlato, รจ altrettanto corretta e accettata.

Ecco un esempio comparativo:

“Sono potuto andare via” (concordanza con andare โ†’ ausiliare essere).

“Ho potuto andare via” (uso generalizzato di avere).

Questa flessibilitร , pur essendo un segno della vivacitร  della lingua, genera incertezze tra i parlanti, specialmente nella scrittura formale, dove si tende a preferire lโ€™uso coerente dellโ€™ausiliare richiesto dal verbo allโ€™infinito.

Il caso particolare di solere

Il verbo solere รจ un caso particolare. Oggi รจ considerato arcaico o comunque molto raro nel parlato comune. Viene utilizzato quasi esclusivamente in contesti elevati o letterari. La sua funzione รจ quella di indicare unโ€™abitudine:

“Soglio recarmi in biblioteca il giovedรฌ”: indica un comportamento consueto.

La particolaritร  di solere รจ che รจ difettivo dei tempi composti, ovvero non possiede forme come โ€œho solutoโ€ o โ€œsono solitoโ€. La sua coniugazione si ferma ai tempi semplici (presente, imperfetto). Quando si deve indicare unโ€™abitudine al passato prossimo, si preferisce parafrasi come โ€œero solitoโ€ oppure si cambia verbo: โ€œdi solito andavoโ€.

Questioni di stile e uso

Nellโ€™uso quotidiano, i verbi servili sono strumenti linguistici essenziali per costruire espressioni ricche e precise. Tuttavia, il loro impiego nei tempi composti richiede attenzione, soprattutto nella lingua scritta. Le grammatiche raccomandano, nei testi formali, di rispettare lโ€™ausiliare del verbo retto, ma nella lingua parlata prevale la tendenza allโ€™unificazione con โ€œavereโ€.

รˆ interessante notare come la lingua tenda alla semplificazione nel parlato, ma al tempo stesso conservi, nei registri alti, la sottigliezza della concordanza grammaticale.

I verbi servili nella lingua italiana non sono solo strumenti grammaticali, ma chiavi di accesso alla complessitร  della comunicazione. Con il loro contributo, il parlante รจ in grado di esprimere non solo lโ€™azione, ma il modo in cui quellโ€™azione si colloca nellโ€™intenzione, nella possibilitร , nellโ€™obbligo o nellโ€™abitudine del soggetto. Comprendere le sfumature di significato, rispettare le regole di costruzione dei tempi composti, e saper adattare lโ€™uso a seconda del registro comunicativo รจ un esercizio che unisce grammatica e stile, precisione e creativitร .

In definitiva, lโ€™uso dei verbi servili รจ un segno di competenza linguistica e sensibilitร  espressiva: chi li maneggia con consapevolezza puรฒ rendere la propria lingua piรน efficace, elegante e aderente alla realtร  che vuole comunicare.

 

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