La lingua italiana, con la sua ricchezza lessicale e la sua stratificazione storica, offre spesso casi di parole che, pur avendo un’origine comune o simile, si sono differenziate nell’uso nel corso dei secoli. Un esempio interessante è quello delle parole “riga” e “rigo”.
Origine e sviluppo dei termini nell’italiano contemporaneo
I due vocaboli, nel loro significato di ‘linea di scrittura (a mano o a stampa)’ e di ‘linea tracciata su una superficie, specialmente su un foglio’, hanno origini diverse e sono attestati in epoche differenti. Secondo le principali fonti lessicografiche, “riga” è attestata fin dal XIII secolo e deriva dal longobardo rīga, mentre “rigo” compare solo nel XVI secolo, probabilmente come derivato o variante di “riga”, o addirittura come conversione dal verbo “rigare”, attestato già prima del 1292.
Differenze d’uso tra “riga” e “rigo”
La distinzione tra i due termini ha generato discussioni e variazioni d’uso, come evidenziato dagli studi linguistici. Già nel XIX secolo, i dizionari dell’epoca tendevano a differenziare i due termini: “riga” veniva associata alla linea in generale, mentre “rigo” era più specificamente collegato alle righe di scrittura sui fogli. Questa tendenza viene confermata dalle principali opere lessicografiche contemporanee.
I moderni dizionari stabiliscono una differenziazione d’uso in base a queste linee guida:
“Riga” si riferisce più comunemente a una ‘linea tracciata su una superficie’ e, in certi contesti, a ‘ogni linea su cui è disposto un testo scritto’.
“Rigo” indica più specificamente la ‘linea tracciata su un foglio per agevolare la scrittura’ o anche la ‘linea di scrittura e di stampa’.
Tuttavia, esistono zone di sovrapposizione, al punto che alcuni dizionari considerano i due termini quasi sinonimi, anche se con sfumature di significato diverse. Ad esempio, lo Zingarelli propone “rigo” come sinonimo di “riga”, mentre il Vocabolario Treccani distingue tra i due, specificando che “rigo” è usato quasi esclusivamente per indicare le linee tracciate su un foglio o le linee di scrittura.
La questione del plurale
Uno degli aspetti più dibattuti riguarda la forma plurale di “rigo”. Tradizionalmente, la forma corretta del plurale è “righi”, ma spesso si trova usata anche “righe”, che in realtà è il plurale di “riga”. Questa tendenza potrebbe derivare dalla maggiore frequenza d’uso di “riga” rispetto a “rigo” nella lingua comune, portando all’unificazione del plurale sotto la forma femminile “righe”.
Secondo Teresa Poggi Salani, studiosa che si è occupata di questa questione nel 1991, il fenomeno riflette una tendenza generale della lingua italiana a restringere il campo d’uso di “rigo” rispetto a “riga”. Questa riduzione è confermata dal GRADIT (Grande Dizionario Italiano dell’Uso), che attribuisce a “riga” la marca AU (Alto Uso) e a “rigo” la marca CO (Comune), indicando che “riga” è molto più utilizzata rispetto a “rigo”.
L’espressione “leggere tra le righe”
Un altro elemento interessante legato a questa questione linguistica è la locuzione “leggere tra le righe”, che significa comprendere un significato implicito in un testo o in un discorso. L’espressione è attestata fin dal XIX secolo ed è ormai cristallizzata nella forma con “righe”, nonostante in passato siano esistite varianti come “leggere tra rigo e rigo” o “leggere tra i righi”.
Secondo alcune ipotesi, la locuzione potrebbe derivare dalla pratica di aggiungere glosse e annotazioni interlineari nei manoscritti antichi, specialmente nei testi biblici e giuridici, per facilitare la comprensione del testo. Un’altra possibilità è che si tratti di un calco dall’inglese “to read between the lines”, attestato già nel XIX secolo.
La distinzione tra “riga” e “rigo” è un esempio della complessità e della dinamicità della lingua italiana. Sebbene entrambi i termini siano corretti, “riga” ha acquisito una maggiore diffusione e versatilità d’uso rispetto a “rigo”, che oggi è meno comune. La preferenza per “righe” come forma plurale e la cristallizzazione dell’espressione “leggere tra le righe” sono ulteriori dimostrazioni di come l’uso linguistico possa influenzare e modellare l’evoluzione delle parole nel tempo.
Per approfondire la questione consigliamo di leggere il bellissimo articolo di Andrea Riga ( sì, si chiama proprio Riga) pubblicato per l’Accademia della Crusca: Su rigo, riga e leggere tra le righe.