Italiano: differenza tra “Laurea ad honorem” e “Laurea honoris causa

29 Ottobre 2025

Scopriamo qual è secondo le norme dell'italiano contemporaneo la differenza semantica tra Laurea ad honorem" e "Laurea honoris causa".

Italiano: differenza tra "Laurea ad honorem" e "Laurea honoris causa

Nell’italiano contemporaneo le formule «laurea ad honorem» e «laurea honoris causa» sono espressioni che da secoli accompagnano la tradizione accademica e il riconoscimento del merito intellettuale. Entrambe provengono dal latino e indicano un titolo conferito a titolo d’onore, cioè come riconoscimento simbolico per risultati eccezionali in un determinato campo del sapere, dell’arte, della scienza o della vita pubblica. Tuttavia, come spesso accade con le locuzioni latine adottate dall’italiano, la loro origine, il loro uso e il loro significato hanno generato discussioni e interpretazioni differenti.

Origine e significato delle due espressioni nell’italiano contemporaneo

Dal punto di vista etimologico, «ad honorem» e «honoris causa» condividono lo stesso campo semantico: entrambe significano per onore, a causa dell’onore, o a titolo d’onore. La prima costruzione — ad honorem — è formata dalla preposizione ad seguita dall’accusativo honorem, e indica un complemento di fine o di scopo: qualcosa che si fa “per l’onore”. La seconda — honoris causa — combina il genitivo honoris con il sostantivo causa (o gratia), e rappresenta un complemento di causa, traducibile come “a causa dell’onore”.

In termini lessicali, dunque, le due espressioni sono equivalenti. Entrambe descrivono un titolo, un riconoscimento o una dignità concessa non per il compimento di un percorso formale, ma come segno di apprezzamento per i meriti e per il valore di una persona.

Il significato accademico: un titolo per meriti speciali

In ambito universitario, queste formule sono associate alla laurea honoris causa — o laurea ad honorem —, titolo conferito a personalità di spicco che si siano distinte in un determinato campo del sapere o della cultura, anche se non hanno frequentato il relativo corso di studi.

Il Grande Dizionario della Lingua Italiana (GDLI) definisce honoris causa come una locuzione latina di valore avverbiale, che significa “a titolo d’onore” e che si riferisce a “una laurea o un qualsiasi titolo accademico conferito per eccezionali meriti conseguiti nel campo della cultura, della scienza, ecc.”. Lo stesso dizionario, sotto la voce laurea, riporta entrambe le formule — laurea honoris causa e laurea ad onore (variante italianizzata di ad honorem) — specificando che entrambe designano “un titolo accademico concesso a persone insigni per meriti speciali”.

Anche i principali dizionari contemporanei, come il GRADIT, il Devoto-Oli e lo Zingarelli, considerano le due locuzioni sinonimiche. Tuttavia, il Sabatini-Coletti (2008) propone una distinzione sottile: ad honorem sarebbe più appropriato per titoli o cariche conferiti per onorare una persona, indipendentemente dal suo operato, mentre honoris causa si userebbe per titoli accademici assegnati per merito a chi ha ottenuto risultati di rilievo in campo scientifico, letterario, sociale o politico.

Questa differenza, pur interessante, non ha valore normativo, ma piuttosto interpretativo: nella pratica linguistica e istituzionale, le due espressioni si equivalgono e vengono usate in modo intercambiabile.

La presunta distinzione tra vivi e defunti

Una curiosa interpretazione, diffusa soprattutto online, sostiene che la laurea honoris causa venga conferita a persone viventi, mentre la laurea ad honorem sia destinata a chi è deceduto. Tuttavia, questa distinzione non trova riscontro in alcun documento ufficiale.

Il riferimento più citato è l’articolo 169 del Regio Decreto del 31 agosto 1933, n. 1592, che disciplina il conferimento dei titoli accademici. In esso si legge che “la laurea ad honorem può essere conferita soltanto a persone che, per opere compiute o per pubblicazioni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà o Scuola per cui è concessa”. Nulla, dunque, lascia intendere che il titolo sia riservato ai defunti.

Un altro articolo dello stesso decreto (art. 331) autorizza i rettori a conferire “a titolo d’onore” la laurea o il diploma a studenti militari caduti in guerra o morti per la redenzione della patria. Ma anche in questo caso, la norma non parla di laurea ad honorem in contrapposizione a honoris causa, bensì di un riconoscimento speciale “a titolo d’onore”, destinato a onorare la memoria.

È probabile che l’equivoco derivi da interpretazioni successive e non da un fondamento linguistico o giuridico.

L’uso contemporaneo: sinonimia e variatio

Nella lingua d’uso contemporanea, dunque, «laurea ad honorem» e «laurea honoris causa» sono perfettamente sinonimiche. Entrambe indicano un titolo accademico conferito a titolo d’onore a persone di particolare prestigio.

La scelta tra le due formule dipende spesso da ragioni stilistiche o di tradizione universitaria: alcune università prediligono la forma latina honoris causa (più diffusa a livello internazionale), altre quella ad honorem, talvolta per semplice effetto di variatio. Un esempio significativo è quello riportato da La Repubblica (10 febbraio 2011): “Zeman sarà dottore honoris causa in Scienze delle attività motorie […] il conferimento della laurea ad honorem al tecnico ceco dei rossoneri”. Entrambe le formule compaiono nello stesso articolo, con valore perfettamente equivalente.

Le forme scorrette da evitare

Se le due espressioni sono corrette e intercambiabili, non tutte le varianti lo sono. Si incontrano talvolta in rete forme ibride come ad honorem causa, ad honoris causa, ab honorem o ad honoris, tutte errate perché grammaticalmente impossibili in latino. Le sole forme corrette sono dunque ad honorem e honoris causa. Per saperne di più: Laurea ad honorem o Laurea honoris causa.

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