Italiano: è corretto usare “assumere” col significato di “supporre”?

19 Settembre 2025

Scopriamo se per le norme linguistiche dell'italiano è corretto utilizzare il verbo "assumere" col significato di "supporre", "immaginare".

Italiano: è corretto usare "assumere" col significato di "supporre"?

Il sistema dell’italiano contemporaneo, come tutte le lingue vive, è costantemente attraversata da dubbi, oscillazioni, usi che sembrano nuovi ma che spesso hanno radici molto antiche. Uno di questi riguarda il verbo “assumere” usato nel senso di immaginare, supporre, ammettere come vera un’ipotesi provvisoria. Espressioni come “assumere un’ipotesi di lavoro” o “assumiamo che la resistenza sia costante” appaiono del tutto naturali nel linguaggio scientifico, filosofico e specialistico. Ma ci si può domandare: è davvero corretto parlare di “assumere un’ipotesi”? Oppure si tratta di un calco moderno, magari influenzato dall’inglese to assume?

Per rispondere a questa domanda occorre ripercorrere la storia della parola, consultando i grandi repertori lessicografici e osservandone gli sviluppi in diacronia.

La testimonianza del dizionario italiano

La prima conferma della legittimità di questo uso si trova nei principali vocabolari storici e d’uso dell’italiano. Il Grande dizionario della lingua italiana di Battaglia (GDLI) registra, accanto ai significati più comuni di “assumere” (prendere su di sé, accogliere, impiegare), anche quello di “ammettere in forza di ipotesi; prendere come fondamento di una dimostrazione, di un ragionamento”. E porta un esempio secentesco tratto dal poeta marinista Tommaso Gaudiosi:

“Ha ’l mio giudizio assunto / che move e regge ogni accidente umano / fugace instante, indivisibil punto”.

Il Grande dizionario dell’italiano dell’uso di Tullio De Mauro (GRADIT) conferma l’accezione, precisando che significa “ammettere come ipotesi, specialmente in un ragionamento filosofico”.

Anche il più antico Dizionario della lingua italiana di Tommaseo e Bellini (XIX secolo) fornisce esempi interessanti, parlando del porre “l’assunto” e dell’“assunzione” come termini tecnici in filosofia e logica. Lo stesso Rosmini, nel XIX secolo, usava il verbo con questo valore, parlando di argomentazioni che “si assumono” come punti di partenza del ragionamento.

Il legame con il sostantivo “assunto”

Un aspetto rilevante è il legame tra il verbo “assumere” e il sostantivo “assunto”, che in italiano ha significati ben radicati: tesi, proposito, argomento da dimostrare. Lo ricorda il GDLI citando un passo di Machiavelli:

“Lo assunto della sua prima predica in San Marco furon queste parole dello Esodo”.

Qui “assunto” indica chiaramente il tema, l’oggetto di dimostrazione. Non è difficile immaginare che dal sostantivo si sia irradiata, in modo naturale, l’accezione verbale: “assumere” come prendere su di sé non solo un compito, ma anche una tesi, un argomento, un’ipotesi.

L’influenza del latino e la tradizione scientifica

La vicinanza con il latino conferma ulteriormente la solidità di questo uso. Nei testi filosofici e scientifici scritti in latino tra XVI e XVII secolo ricorre spesso il verbo “assumere” con il senso di ammettere come ipotesi. L’astronomo Pierre Gassendi, in una lettera del 1632 indirizzata a Galileo, scrive:

“ut assumpta motuum telluris hypothesis ad declarandum maris aestum […]”

cioè “assunta l’ipotesi dei moti della Terra per spiegare la marea”.

Lo stesso Galileo Galilei utilizza in latino il verbo e il sostantivo in questo significato, come in De motu (“tanquam notum assumpsit Aristoteles…”) e in varie lettere, dove ipotesi e assunto sono quasi sinonimi. In italiano, invece, Galileo preferiva usare “assunto” come sostantivo piuttosto che la forma verbale, segno che il lessico non era ancora stabilizzato ma già mostrava la strada che avrebbe preso in seguito.

Dalla filosofia alla scienza moderna

Con il tempo, l’accezione si è consolidata, soprattutto nell’ambito scientifico e tecnico. Nel Settecento, ad esempio, un commentatore delle teorie idrauliche di Giuseppe Mari sottolineava come lo scienziato “non assume niuna ipotesi, ma solo un principio tratto dalla sperienza”. Qui “assumere” è chiaramente inteso come adottare provvisoriamente come vero per fondare un ragionamento.

Nell’Ottocento e nel Novecento l’uso diventa sempre più frequente, tanto da entrare stabilmente nel linguaggio specialistico. Oggi lo troviamo abitualmente in manuali di fisica, matematica, economia, informatica:

“Assumiamo che la resistenza sia costante”
“Assumiamo, per semplicità, che il mercato sia perfettamente concorrenziale”.

L’influenza dell’inglese

Va riconosciuto che la diffusione contemporanea dell’espressione è stata rafforzata dall’inglese. Il verbo to assume è comunissimo nelle scienze e nella filosofia, con lo stesso significato: to assume a hypothesis. L’italiano, già predisposto grazie alla tradizione latina e alla terminologia filosofica, non ha fatto altro che accogliere e normalizzare un uso che altrove era già stabilissimo.

Alla luce di queste testimonianze, possiamo concludere che “assumere un’ipotesi” è un uso pienamente corretto e legittimo nella lingua italiana. Non si tratta di un abuso moderno o di un calco dall’inglese, ma di un significato documentato nei vocabolari storici, attestato nei testi filosofici e scientifici sin dal Seicento e sviluppatosi parallelamente all’uso sostantivale di “assunto”.

La storia mostra come il verbo abbia ampliato progressivamente i suoi significati: dal “prendere su di sé” (responsabilità, compito) al “prendere come base” (tesi, argomento), fino ad arrivare all’“assumere un’ipotesi” nel ragionamento. Oggi, grazie anche al contatto con l’inglese, l’uso si è consolidato non solo nei testi specialistici ma anche nella comunicazione comune.

In definitiva, il dubbio iniziale trova risposta: dire “assumere un’ipotesi” non è un errore, ma il frutto di una lunga tradizione che unisce filosofia, scienza e lessico. Un esempio perfetto di come le parole sappiano adattarsi, evolvere e resistere attraverso i secoli. Per saperne di più: Possiamo assumere un’ipotesi?

© Riproduzione Riservata