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Perché il bue e l’asinello sono un “errore linguistico”

Una delle scene più iconiche vede il Bambino Gesù nella mangiatoia, con Maria, Giuseppe e due animali: il bue e l'asinello. Tuttavia c'è un errore. Scopriamolo

Vediamo assieme, grazie a bue e asinello come figure del presepe, come nascono e si diffondono degli errori nella lingua e nella traduzione dei testi. Nella tradizione cristiana, l’immagine del presepe occupa un posto centrale durante il Natale. Una delle scene più iconiche rappresenta il Bambino Gesù nella mangiatoia, circondato da Maria, Giuseppe, pastori, e due animali: il bue e l’asinello.

Tuttavia, questa rappresentazione, radicata nella devozione popolare, si basa su una tradizione che non trova riscontro diretto nei Vangeli canonici. Analizzando l’origine di questa immagine, emergono particolari sorprendenti legati a un errore linguistico che ha influenzato profondamente l’immaginario cristiano.

La lingua e gli errori filologici: il bue e l’asinello nei Vangeli

I testi canonici, in particolare il Vangelo di San Luca, menzionano la presenza del neonato Gesù adagiato in una mangiatoia, dettaglio che sottolinea l’umiltà e le difficili condizioni in cui il Salvatore venne al mondo. Tuttavia, né Luca né gli altri evangelisti fanno menzione della presenza di animali nella scena. La narrazione, pur dettagliata nei riferimenti alla mangiatoia, resta silente sul bue e sull’asinello.

La presenza del bue e dell’asinello deriva da fonti esterne ai Vangeli canonici, in particolare dal Vangelo dello Pseudo Matteo, uno dei testi apocrifi più influenti nella formazione della tradizione cristiana. In questo testo, si fa riferimento a due animali accanto al Bambino Gesù, descritti come creature dal caldo respiro, che avrebbero riscaldato il neonato nella mangiatoia.

Tuttavia, un’analisi approfondita del testo originale rivela che questa descrizione si basa su un errore di traduzione. Nel testo greco della Bibbia dei Settanta, si trova una profezia del profeta Abacuc che afferma: “en meso duo zoon”, tradotto correttamente come “in mezzo a due età” (dal genitivo plurale di zoè, vita o era). Questa frase intende sottolineare che la nascita del Messia avrebbe segnato il confine tra due epoche: l’Antico e il Nuovo Testamento.

Dalla profezia all’errore linguistico

Nel processo di traduzione della Bibbia dei Settanta dal greco al latino, il traduttore ha confuso zoè (vita, età) con zoon (animale), trasformando il significato originale in “in medio duorum animalium”, ossia “in mezzo a due animali”. Questo errore, apparentemente innocuo, ha avuto un impatto culturale straordinario, contribuendo a modellare la rappresentazione iconografica della Natività.

L’immagine simbolica del bue e dell’asinello

Sebbene nati da un errore di traduzione, il bue e l’asinello sono stati rapidamente accolti nella tradizione cristiana, probabilmente per la forza simbolica che rappresentano. Nell’immaginario religioso, il bue è associato alla pazienza e al lavoro, mentre l’asinello simboleggia l’umiltà e la semplicità. Questi due animali diventano emblemi del mondo contadino, accostandosi all’idea di un Messia venuto a portare speranza agli umili e agli oppressi.

Inoltre, nei contesti liturgici medievali, il bue e l’asinello sono stati spesso interpretati come allegorie dei popoli che avrebbero accolto il Cristianesimo: il bue, simbolo del popolo ebraico, e l’asinello, simbolo delle genti pagane. Questa simbologia si inserisce nella visione universale della salvezza annunciata dalla nascita di Cristo.

Il presepe, nella sua rappresentazione classica, fu codificato da San Francesco d’Assisi nel XIII secolo. Con la sua celebrazione del primo presepe vivente, Francesco introdusse elementi che avrebbero caratterizzato la rappresentazione della Natività, probabilmente attingendo anche alla tradizione orale e agli apocrifi, con il bue e l’asinello a fare da cornice al mistero della nascita divina.

Nell’arte, dalla pittura rinascimentale fino ai presepi popolari, questi due animali sono diventati figure immancabili, contribuendo a rendere familiare e accessibile a tutti l’evento sacro del Natale. Artisti come Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, e successivamente Botticelli, nelle sue rappresentazioni della Natività, hanno enfatizzato la loro presenza come simbolo di accoglienza e semplicità.

Questo episodio sottolinea quanto la lingua, e gli errori ad essa legati, possa influenzare la cultura e l’immaginario collettivo. Sebbene la presenza del bue e dell’asinello nella grotta sia frutto di una svista, essa ha dato origine a una tradizione che ha arricchito la simbologia del Natale, offrendo uno spunto per riflettere sull’umiltà, la semplicità e la solidarietà.

In definitiva, il bue e l’asinello, benché assenti nei Vangeli canonici, ci ricordano che anche gli errori possono portare frutti significativi. Attraverso le immagini del presepe, essi continuano a raccontare una storia di amore e speranza che, anno dopo anno, invita a rivivere il mistero e il fascino del Natale.

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