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Gli errori più comuni commessi dagli Italiani all’estero

"Qual'è", "propio" e "avvolte", 8 Italiani all'estero su 10 bocciati in grammatica. Ecco gli errori più originali

Spesso bistrattata ed “invasa” da neologismi, la lingua italiana viene maltrattata dai connazionali. Avere il dubbio se scrivere “Qual è” o “qual’è” o essere insicuri se utilizzare “Da” o “Dà” sono diventate incertezze ricorrenti. Per questo motivo molte persone, purtroppo (o pultroppo), non sanno più scrivere in italiano. Strafalcioni da Oscar, supposizioni imbarazzanti e convinzioni infondate, oggi ben 8 italiani su 10 (82%) che parlano la nostra lingua all’estero litigano con la grammatica e commettono errori inquietanti nello scritto, ma anche nel parlato. Una problematica frutto dell’abuso di internet, che ha reso gli italiani incapaci di scrivere e di formulare a volte un ragionamento sensato. “Qual’è”, “pultroppo”, “propio”, “avvolte”, “al linguine” senza dimenticare gli imperdibili “c’è ne” e “c’è né”, gli errori degli italiani variano dall’apostrofo (52%), al congiuntivo (46%) fino alla punteggiatura (39%).

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Gli errori più comuni 

Ma quali sono i classici errori che fanno gli italiani che parlano la nostra lingua all’estero? “Qual è o qual’è?” (71%) resta tra quelli più comuni. L’apostrofo in questo caso non va messo, infatti “Qual è” si scrive senza. Sempre. In cima alla classifica della categoria di errori più comuni c’è ovviamente l’apostrofo (52%), uno degli amici più antipatici della lingua italiana. Quando si mette? Semplice, con tutte le parole femminili, quindi: “un’amica sì” e “un amico no”. L’uso del congiuntivo (46%) poi mette sempre a dura prova gli italiani. Quanti strafalcioni si sentono ogni giorno, soprattutto in televisione? “L’importante è che hai superato l’esame”, seppur molto usata questa è una formula grammaticale scorretta perché in questo caso bisogna usare il congiuntivo: “L’importante è che tu abbia superato l’esame”.

 I pronomi (32%) sono un altro grande errore commesso dagli italiani. “Gli ho detto che era molto bella”. In questo caso, in riferimento ad una persona di sesso femminile, bisogna usare il pronome “le”: “Le ho detto che era molto bella”. Un altro grande classico è l’uso della C o della Q (38%). Se nella lingua parlata l’errore non si nota, nello scritto è tutta un’altra storia. Non si scrive “evaquare l’edifico”, ma “Evacuare l’edificio”. Allo stesso modo “il mio reddito è profiquo” è sbagliatissimo. Si scrive “il mio reddito è proficuo”. “Ne o né” (47%) è un altro di quegli errori “da penna rossa”. L’accento su “né” si utilizza quando questo vuole essere utilizzato come negazione. La punteggiatura (39%) poi ha fatto tante vittime.  Virgole, punti e virgola, due punti, non vanno mai usati alla leggera. Ognuno ha la propria regola.

Complice il gran numero di italiani emigrato negli Stati Uniti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, oggi negli Stati Uniti circa 709.000 persone parlano in casa l’italiano, la quinta lingua straniera più studiata negli Stati Uniti, con punte a New York e New Jersey, dove vive il maggior numero di madrelingua italiani. Anche loro, però, non sono esenti da errori, come quello legato al dubbio sulla corretta scrittura “un po, un po’ o un pò?” (49%). La parola “pò” con l’accento risulta sempre più diffusa. La grafia corretta è “un po’ ” con l’apostrofo, perché la forma è il risultato di un troncamento: “Un po’ di formaggio grazie”. Molti hanno il dubbio su quale congiunzione usare tra “E o ed” e “A o ad” (37%). La semplice aggiunta della ‘d’ eufonica deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale. Quindi: “Vado ad Amburgo” o “Era felice ed entusiasta” sono frasi corrette. Infine andare “daccordo” (32%) è molto difficile se non si scrive “d’accordo”.

C’è chi persino “avvolte si arrabbia” (25%) e “avvolte lascia perdere” dimenticandosi che “a volte” è meglio restare a casa “avvolti dalla coperte”. “Pultroppo” (25%) è un altro errore che purtroppo si nota spesso nei commenti della gente. Allo stesso modo molte volte capita di leggere “propio bene” (19%) al posto di “proprio bene”. “Andiamo a mangiare una salciccia” (17%). La forma corretta è “salsiccia” perché la parola deriva dal latino salsicia. E per tagliarla molte volte viene usato il “cortello” (14%) invece del “coltello”.

L’indagine 

Secondo un recente studio di Ethnologue, l’Italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e la 21esima più usata al mondo con un totale di 67 milioni di persone che la parlano. Molti di questi, però, tendono a non utilizzarla nel modo adeguato. Ma come si può affrontare la problematica dell’utilizzo corretto della lingua italiana oltre i confini nazionali? Leggere con regolarità (71%), scrivere a mano (46%) e parlare di più con persone madrelingua (35%) sono alcuni dei segreti per migliorare. È quanto emerge dalla nostra indagine, in occasione della XIX Settimana della lingua italiana nel mondo, su circa 4000 italiani che vivono all’estero di età compresa tra i 18 e i 65 anni, realizzata con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sulle principali testate di settore, social network, blog, forum e community dedicate al mondo della cultura e su un  panel di 20 esperti tra sociologi e letterati per capire quali sono i principali errori grammaticali che commettono gli italiani che parlano la nostra lingua all’estero.

Dove è parlata la lingua italiana

L’italiano è la lingua nazionale ufficiale di San Marino (con 25.000 che la parlano), Svizzera (666.000) e Città del Vaticano, insieme ad alcune aree della Croazia e della Slovenia che l’hanno resa la loro lingua ufficiale. Importanti contingenti di madrelingua italiani risiedono anche in Albania, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Malta, Francia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo, Romania e Regno Unito.

 

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