Quante volte abbiamo detto, o sentito, l’espressione “È finita la pacchia”, soprattutto durante i periodi di vacanza come quello dei ponti di questo periodo? Scopriamo insieme l’origine e il significato del modo di dire “fare la pacchia”.
Cosa significa “Fare la pacchia”
Fare la pacchia significa godersi la vita senza alcun pensiero, aver trovato il modo di vivere bene, di mangiare e bere senza lavorare o comunque senza alcun impegno. Un’espressione simile a questa è la diffusissima “Fare la bella vita” più diretta e immediata. Ma l’italiano, si sa, è bello perché ci consente di utilizzare espressioni e modi di dire più ricercati.
Tale espressione viene usata non solo nel linguaggio colloquiale quotidiano, ma è utilizzata anche da personaggi importanti nei loro discorsi, proprio per segnalare ai rispettivi avversari o interlocutori che il tempo per divertirsi e oziare è finito. Per dirla agganciandosi a un altro celebre modo di dire: “quando il gatto non c’è, i topi ballano”, ma quando poi il gatto torna… “è finita la pacchia!”
L’origine del modo di dire
Quest’espressione è tratta dal mondo animale. La “pacchia”, dal latino pabula, plurale di pabulum (pascolo), indicava un tempo la pastura per gli animali. Questi, infatti, hanno la loro “pacchia”: mangiano e bevono senza lavorare.
La parola pacchia indica appunto una condizione di vita, o di lavoro, facile e spensierata, particolarmente conveniente, senza fatiche o problemi, senza preoccupazioni materiali, o anche, l’avere da mangiare e bere in abbondanza. Da pacchia è stato coniato il verbo denominale “spacchiare”, non presente però in tutti i vocabolari.
E l’espressione “è finita la pacchia?” Dalla Treccani spiegano che “il termine pacchia è un deverbale di pacchiare, mangiare con ingordigia, usato per indicare una condizione di vita facile e spensierata. L’etimo di pacchiare è incerto, anche se molto probabile è un’origine onomatopeica da collegarsi ad alcune voci dialettali di area settentrionale (il veneto paciar, muovere le mascelle, il milanese pacià e il piemontese pacè, mangiare abbondantemente e con avidità).
L’espressione “è finita la pacchia” indica quindi la cessazione, provocata da accadimenti negativi e non voluti, di una condizione di vita favorevole e senza problemi, soprattutto materiali, e l’inizio di una condizione meno fortunata in cui non si può far a meno di faticare ed avere preoccupazioni.
Citiamo alcuni esempi: da quando ha sposato quella ricca ereditiera, per lui è cominciata la pacchia; con quest’impiego, vedo che hai trovato una vera pacchia!; è tornato il capo, è finita la pacchia; è una pacchia!; che pacchia!
I modi di dire spiegati in un libro di società
Questa e altre espressioni idiomatiche come “fare la pacchia” sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
“Perché diciamo così” è un “libro di società” che permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Il libro non vuole essere un “censimento” dei vari modi di dire elencati con rigore scientifico e didascalico; si tratta di un volume leggero, scritto utilizzando un linguaggio facile, immediato e a tratti ironico, che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche e dare il giusto lustro a quelle più antiche che rischiano di scomparire dalla memoria collettiva; molte di queste espressioni, infatti sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.