Gli insuccessi, nella vita, capitano a tutti. A chi non è mai capitato di “fare fiasco”? Se l’insuccesso non è (purtroppo) una novità, lo sarà sicuramente lo scoprire l’origine di questo modo di dire altamente popolare.
Cosa significa “fare fiasco”
Usiamo il modo di dire “fare fiasco” per indicare un fallimento totale. L’espressione significa non riuscire in qualcosa, fallire o comunque non essere apprezzato per una performance, specialmente in ambito teatrale o pubblico.
L’origine del modo di dire
L’espressione ha origini curiose e incerte. Esistono principalmente due teorie accreditate, una legata all’artigianato e una al teatro. La prima, la più accreditata, è legata alla teoria dei maestri vetrai: questa spiegazione lega l’espressione alla lavorazione del vetro, in particolare a quella di Murano o della tradizione toscana. Soffiare il vetro per creare bottiglie perfette e raffinate era un’operazione difficile che richiedeva grande maestria.
Se durante la soffiatura il vetro presentava imperfezioni o l’artigiano commetteva un errore, non si poteva più ottenere l’oggetto pregiato desiderato. Per non buttare via la pasta di vetro, l’artigiano ripiegava su un oggetto più tozzo, semplice e comune: il fiasco (la tipica bottiglia impagliata). Quindi, “fare un fiasco” significava letteralmente fallire nella creazione dell’opera d’arte e accontentarsi di un risultato mediocre.
La seconda teoria, di origine teatrale, è legata alla leggenda di Arlecchino: una storia molto popolare fa risalire il modo di dire al famoso attore della Commedia dell’Arte Domenico Biancolelli (vissuto nel Seicento), celebre interprete della maschera di Arlecchino a Parigi. Si racconta che l’attore fosse solito portare in scena oggetti di scena (in francese accessoires) per improvvisare monologhi comici. Una sera portò sul palco un fiasco di vino impagliato, cercando di usarlo per far ridere il pubblico con una serie di battute e giochi di parole.
Il pubblico, però, rimase freddo e annoiato. Accortosi del fallimento, Biancolelli prese il fiasco, lo indicò e disse (probabilmente rivolgendosi all’oggetto come se fosse colpa sua): “È colpa tua se stasera non ridono!”, oppure, secondo altre versioni, lo gettò via dietro le quinte dicendo che il fiasco era stato inutile. Da quella sera, quando uno spettacolo andava male, si iniziò a dire che si era “fatto fiasco”, come Biancolelli con la sua bottiglia.
Sebbene la storia di Arlecchino sia molto affascinante e spieghi perché il termine sia nato proprio nell’ambiente dello spettacolo, l’origine artigianale (il vetro venuto male) è considerata dai linguisti come la base logica dell’espressione, che poi si è estesa metaforicamente a qualsiasi insuccesso.
Altri modi di dire “fiascosi”
Se siete rimasti affascinati da questo modo di dire, vi stupirà anche conoscere l’origine di altre due espressioni molto simili o che hanno comunque a che fare con la parola fiasco:
Levare il vino dai fiaschi: quest’espressione viene adoperata, ovviamente in senso figurato, quando si invita una persona a fare chiarezza su una questione rimasta in sospeso o a prendere di petto e definitivamente una situazione in modo da concluderla. Il modo di dire fa riferimento al vino perché la qualità si verifica solo al momento in cui si toglie dal fiasco e si consuma.
Prendere lucciole per lanterne: espressione “sinonimo” di fare fiasco, significa capire una cosa per un’altra, fraintendere, equivocare in maniera grossolana o, volendo usare altri modi di dire, prendere una cantonata, prendere un abbaglio, prendere un granchio, capire fischi per fiaschi (a proposito di modi di dire “fiascosi”).
Pare che le origini di questa espressione siano arabe e risalgano al 640 d.C., quando un esercito di circa quattromila uomini, condotto dal conquistatore Amr ibn al-As e proveniente dalla Palestina, invase l’Egitto. Raggiunto di notte il delta del Nilo, un gruppo di soldati si trovò di fronte a un enorme sciame di lucciole che, al buio, scambiò per un grande esercito nemico che avanzava al lume di minuscole lanterne, come quelle che di solito accendevano nei loro accampamenti. I soldati, spaventati, si dettero subito alla fuga.
Conosci i modi di dire e mettiti alla prova sulla lingua italiana
Se vuoi conoscere altre espressioni della lingua italiana “fare fiasco”, ti consigliamo il libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
Inoltre, se vuoi metterti alla prova con l’immenso patrimonio della nostra lingua, ti suggeriamo il libro “501 quiz sulla lingua italiana” (Newton Compton) di Saro Trovato: ben 501 quiz, attraverso i quali ciascuno potrà misurare, in maniera obiettiva, la propria conoscenza della lingua italiana. Si va dalla coniugazione dei verbi al corretto uso di apostrofi e accento, passando per test che invitano a mettersi alla prova circa l’origine delle parole della lingua italiana e quiz per dimostrare la conoscenza di chi sono i padri fondatori della nostra amata lingua, da Dante a Manzoni. Un “libro sociale” da condividere e da regalare.
