Ci sono espressioni che usiamo quotidianamente durante la vita di tutti i giorni, ma su cui non ci soffermiamo per approfondirne l’origine. Uno di questi modi di dire è sicuramente “essere stufo“. Analizziamolo.
Cosa significa “essere stufo”
Tutti conoscono e utilizzano questo popolare modo di dire che significa essere stanco di qualcosa, infastidito, annoiato, non avere più la forza di resistere o la voglia di continuare, avere raggiunto il limite, non poterne più.
L’origine del modo di dire
Chi immagina, però, che la locuzione ha a che fare con la stufa e la cucina? Vediamo, quindi, come si è giunti – attraverso un passaggio semantico – dalla stufa alla “seccatura”.
“Stufo” è il participio passato, senza suffisso, del verbo latino exstufare, che a sua volta deriva dal greco tupho, che significa affumicare, emanare vapore, bruciare lentamente.
Dal verbo “stufare” è quindi nato l’aggettivo “stufo” con il significato di stanco, nauseato, scocciato. Perché? È presto detto. Dal punto di vista etimologico la parola significa “sommerso dal puzzo” e, per traslato, infastidito. Essere cotto a fuoco lento e impuzzolito dal fumo alla lunga può scocciare e infastidire. Ed ecco dunque che si arriva così al modo di dire essere stufo.
Altri modi di dire “fastidiosi”
Non solo “essere stufi” esistono altri modi di dire che vengono usati per indicare uno stato di sofferenza o segnalare l’azione di fastidio che si provoca verso altri. Scopriamone l’origine:
Vedere le stelle: l’espressione vuol dire provare una sofferenza fisica acutissima, sentire un dolore molto intenso tanto da togliere il respiro. Ma dove viene, dunque, questo modo di dire? Secondo alcuni autori l’espressione descrive effettivamente quella sensazione di sfarfallio luminoso, davanti agli occhi, che si ha quando si viene colpiti da un dolore repentino e acuto.
Più scientifica, invece, la spiegazione che tentano di dare le note linguistiche al poema burlesco Il Malmantile racquistato. Spiega, infatti, il Minucci, uno dei notisti: «Quando uno sente un gran dolore si dice egli ha visto le stelle perché le lacrime, che vengono in su gli occhi pel dolore, fanno apparire con la rifrazione della luce che vi batte, una cosa simile a una gran quantità di stelle in cielo».
Rompere le scatole: pochi sanno che questo modo di dire ha un’origine che risale alla Grande Guerra. Con il comando “rompere le scatole”, prima di un assalto, si ordinava ai soldati in trincea di scartare le confezioni di cartone contenenti i tre pacchetti di cartucce per il fucile Carcano Mod. 91 (l’arma d’ordinanza dell’Esercito italiano dal 1891 al 1945). Ovviamente a tale ordine, che preannunciava un attacco e, quindi, la possibilità di andare incontro alla morte, facevano seguito momenti di pura angoscia.
Fortunatamente, con il trascorrere del tempo, i vari significati legati a questa espressione sono diventati meno drammatici: infastidire, disturbare, importunare, annoiare, seccare… L’espressione ha dato vita a tutta una serie di altri modi di dire, come averne le scatole piene, levarsi dalle scatole, che ammorbidiscono tutte quelle varianti decisamente più volgari.
Come conoscere altri modi di dire quotidiani
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