“Essere in bolletta”, l’origine del particolare modo di dire

24 Settembre 2025

Conoscevate l'espressione "Essere in bolletta"? Probabilmente no: per questo l'origine e il significato di questo modo di dire potrebbe stupirvi...

Essere in bolletta, l'origine del particolare modo di dire

Vi è mai capitato di “essere in bolletta”? No, luce, acqua e gas non c’entrano con le origini di questa locuzione popolare, anche se si tratta di un modo di dire che ha a che fare con le condizioni economiche di una certa persona. Nemmeno le scommesse hanno nulla a che fare con questo modo di dire (a meno che non ne giocate tante e ne perdere altrettante…). Scopriamo meglio il significato e l’origine dell’espressione “essere in bolletta”.

Cosa significa “essere in bolletta”

Essere in bolletta è dunque l’espressione usata, talvolta anche in tono scherzoso, per intendere “essere in miseria”, “versare in condizioni economiche disagiate”, “non avere denaro”. Ma da dove trae origine?

L’origine del modo di dire

La bolletta protagonista di questa espressione idiomatica è il diminutivo di bolla, che un tempo era il sigillo in ceralacca che papi, re e imperatori apponevano sui loro documenti ufficiali e, per estensione, su qualsiasi atto emanato da una pubblica autorità.

Venendo alla nascita del modo di dire, anticamente si usava esporre in pubblico la lista dei nomi dei debitori e dei falliti, a cui erano apposti questi sigilli che ne attestavano l’autenticità, in modo che tutti potessero sapere che queste persone erano prive di denaro e di altri beni.

“Essere in bolletta”, quindi, in passato voleva dire far parte di questi elenchi e non poter che confessare la propria condizione.

Altri modi di dire “poveri”

Non solo “essere in bolletta”: esistono altri modi di dire, purtroppo, usati per indicare situazioni economiche non proprio positive. Scopriamoli:

Povero in canna: l’espressione idiomatica povero in canna, che vuole dire senza soldi, poverissimo, ha origini incerte. Secondo alcuni
deriverebbe dalla sacra rappresentazione che Matteo ha fatto di Cristo in croce e dalla canna, simbolo di povertà assoluta e di sventura.

Un’interpretazione non dissimile è data da coloro che richiamano alla mente le immagini del mendicante che si sosteneva a una canna, o del viandante che andava in giro portando con sé un fagotto contenente tutti i suoi averi legato a una canna.

Altri studiosi si rifanno invece all’iconografia classica che raffigurava le dame e i cavalieri con un globo in una mano e una canna nell’altra a  simboleggiare il potere e la miseria. Un’ultima ipotesi lega l’idea di povertà al fatto che la canna è internamente cava e, quindi, non contiene nulla.

Essere al verde: ecco un altro modo di dire che riguarda il denaro e, in particolare, chi non ne ha più. Anche se il verde è considerato
per antonomasia il colore della speranza, essere al verde (o restare al verde, o trovarsi al verde) significa rimanere senza soldi, essere ridotti in miseria.

Secondo alcuni, questa locuzione molto diffusa nel parlato deriverebbe dall’antica consuetudine di dipingere di verde il fondo delle candele. A Firenze, in occasione delle aste pubbliche, il Magistrato del Sale usava come segnatempo lunghe candele di sego tinte di verde all’estremità inferiore; quando la candela arrivava al verde, l’asta era da considerarsi chiusa.

Sulle origini di questa espressione sono state formulate anche altre teorie. Verde era il colore della fodera interna del portafoglio, e verde era il colore della lanterna che, un tempo, veniva accesa dagli enti caritatevoli per segnalare ai “poveri vergognosi” che un pasto caldo era pronto.

Da quattro soldi: riferita a persone, opere, idee e lavori, la locuzione da quattro soldi significa di poco pregio, di scarso valore. Non è isolato l’esplicito richiamo alle monete per intendere “da poco”; espressioni analoghe si trovano infatti già nella letteratura greca e latina.

Aristofane, nella commedia La pace, parlava di «uomo da tre oboli», Apostolio scriveva «che vale quattro oboli», Persio «un palafreniere da tre assi», Nicofonte «da due assi», Marco Tullio Cicerone «non un uomo da mezzo asse», Petronio «uomo da un sesterzio». Variazioni sul tema: da due soldi (come la Canzone da due soldi, interpretata da Achille Togliani e Katyna Ranieri al Festival di Sanremo del 1954) e da tre soldi (come appunto L’opera da tre soldi, l’opera teatrale più famosa di Bertolt Brecht).

Il libro sulle espressioni idiomatiche

“Essere in bolletta” e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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