Essere tolleranti e generosi è oggi una virtù sempre più rara. Per identificarla, oggi come ieri, esiste un celebre modo di dire che viene usato, (magari adesso con meno frequenza data la rarità di riconoscere oggi certe qualità negli altri): “essere di manica larga”. Scopriamo da dove nasce questo modo di dire.
Il significato di “Essere di manica larga”
Di solito questa espressione si adopera, in senso figurato, riferendosi a una persona particolarmente tollerante, permissiva, generosa, comprensiva, indulgente con sé o con gli altri.
Il contrario di quest’espressione è “essere di maniche strette” (o anche “avere il braccino corto”), che vuol dire essere rigido e rigoroso, non indulgere, insomma, a concessioni.
L’origine del modo di dire
Mentre non ci sono dubbi sul significato, le origini della locuzione essere di manica larga non sono del tutto certe. Secondo alcuni studiosi, il detto risalirebbe ai tempi in cui le maniche erano intercambiabili e quelle dei nobili e degli altri benestanti erano larghe e adornate di gemme e metalli preziosi.
Secondo altri, la genesi linguistica va individuata nell’atto della confessione e, in particolare, nella maggiore generosità con cui i frati concedevano l’assoluzione rispetto al più rigido clero regolare. I monaci e i frati indossano infatti una veste con le maniche molto più larghe di quelle dei preti.
Espressioni “da indossare”
Non solo “essere di manica larga”: esistono nella nostra amata lingua italiana altre espressioni in cui gli indumenti (o parti di essi) sono metafore per indicare attitudini e comportamenti umani. Scopriamone alcune:
Nascere con la camicia: i nati con la camicia sono quelle persone che in qualche modo sembrano essere favorite nella vita, fortunate. Questo
detto allude al fatto che al momento del parto alcuni bambini sono ancora avvolti dal sacco amniotico. La “camicia” sarebbe metaforicamente questo involucro che ha il compito di proteggere il feto durante la sua permanenza nel grembo materno, consentendo al bambino di vivere nove mesi in un ambiente umido e confortevole, adatto al suo sviluppo. A volte questo sacco amniotico si rompe e alcuni frammenti rimangano attaccati alla pelle, spesso sulla testa. Ecco perché in molte culture nordiche si dice nascere con il cappello.
Tagliare i panni addosso (a qualcuno): questa locuzione in senso figurato significa “criticare”, parlar male, fare maldicenza, spettegolare, denigrare qualcuno. L’espressione, è evidente, è un traslato del significato proprio della locuzione: per fare un vestito, il sarto prima
prende le varie misure del corpo, poi traccia sulla stoffa, con il gesso, il segno del taglio, infine imbastisce le varie parti e le prova sul corpo del cliente.
Durante quest’ultima operazione osserva con la massima cura il suo operato e comincia a tagliare la stoffa qua e là al fine di correggere eventuali difetti. Allo stesso modo, metaforicamente, coloro che tagliano addosso i panni a qualcuno studiano nei minimi particolari la persona sulla quale puntano i loro strali per metterne in evidenza i difetti, le colpe, le debolezze e su queste “imbastiscono” i loro discorsi.
Mettere il fodero in bucato: mettere (o avere) il fodero in bucato significa impazzire. Nei tempi andati si chiamava “fodero” una sorta di sottana fatta di pelliccia e la stessa pelle concia di qualche animale per foderare i vestiti. Ora mettere una pelliccia (fodero) in bucato è da pazzi in quanto, si sa, si rovinerebbe. In passato, probabilmente, qualche donna deve averlo fatto se ciò ha dato origine al modo di dire.
Il libro sui modi di dire
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Si tratta di un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.
