La lingua italiana presenta una serie di particolarità grammaticali ( con annesso rischio errori) che rendono il suo studio affascinante e complesso. Tra queste, uno degli aspetti più interessanti riguarda i nomi invariabili al plurale; scopriamo cosa e quali sono:
Ovvero quei sostantivi che non modificano la loro forma quando passano dal singolare al plurale. Questa caratteristica può dipendere da fattori morfologici, etimologici o dall’influenza di lingue straniere.
Le parole invariabili al plurale della lingua italiana e come evitare gli errori
Nomi con vocale tonica finale
Uno dei gruppi principali di nomi invariabili comprende quelli che terminano con una vocale tonica, indipendentemente dalla loro origine. Questo fenomeno si osserva sia nei nomi di origine latina che in quelli derivati da altre lingue. Alcuni esempi:
Nomi femminili in -tà e -tù: la città → le città, la virtù → le virtù
Parole di origine straniera: il caffè → i caffè, il tabù → i tabù, il maragià → i maragià
Nomi composti: il nontiscordardimé → i nontiscordardimé
I nomi femminili in -tà e -tù derivano spesso da forme italiane antiche in -tade e -tude, che si sono ridotte nel tempo per effetto dell’apocope.
Nomi monosillabici
Un’altra categoria di nomi invariabili è rappresentata dai monosillabi terminanti in vocale tonica, i quali rimangono immutati al plurale:
la gru → le gru
il re → i re
il tè → i tè
Questo fenomeno si deve alla difficoltà di applicare una regola di flessione a parole così brevi e alla necessità di mantenere la loro riconoscibilità.
Nomi maschili in -a
Alcuni nomi maschili terminanti in -a rimangono invariabili al plurale. Molti di questi indicano animali esotici:
l’alpaca → gli alpaca
il boa → i boa
il cacatoa → i cacatoa
il cobra → i cobra
il gorilla → i gorilla
il lama → i lama
Il caso del lama è interessante perché esiste un omonimo che indica il monaco buddista tibetano. Anche questo termine rimane invariato al plurale (i lama).
Altri esempi di nomi maschili invariabili sono:
il boia → i boia
il paria → i paria
il sosia → i sosia
il vaglia → i vaglia
Un’eccezione interessante è il pigiama, che può rimanere invariato oppure formare il plurale con la desinenza -i (i pigiama / i pigiami).
Nomi abbreviati
Molti nomi abbreviati derivati da parole più lunghe sono invariabili. La loro immutabilità è legata al fatto che la forma abbreviata viene percepita come un’entità unica e non soggetta alle normali regole di flessione:
l’auto → le auto (da automobile)
la bici → le bici (da bicicletta)
il cinema → i cinema (da cinematografo)
la metro → le metro (da metropolitana)
la moto → le moto (da motocicletta)
la radio → le radio (da radiotrasmettitrice)
la dinamo → le dinamo
In questo gruppo si inserisce anche il francesismo metrò (da “métro”), che mantiene la forma invariata: il metrò → i metrò.
Nomi femminili in -ie
I nomi femminili terminanti in -ie, derivati dalla quinta declinazione latina, sono invariabili al plurale:
la barbarie → le barbarie
la congerie → le congerie
la serie → le serie
Nomi terminanti in -i
Anche alcuni nomi in -i rimangono invariabili, tra cui:
l’analisi → le analisi
il brindisi → i brindisi
l’ipotesi → le ipotesi
l’oasi → le oasi
In conclusione come ci si comporta con i nomi invariabili al plurale?
L’invariabilità al plurale di alcuni nomi italiani è una caratteristica che trova spiegazione nelle loro origini linguistiche e nelle regole morfologiche della lingua. Che si tratti di parole ereditate dal latino, di prestiti stranieri o di forme abbreviate, questi sostantivi mantengono una struttura che sfugge alle tradizionali regole di flessione, contribuendo alla varietà e alla ricchezza dell’italiano moderno.
Scoprire le bellezze e le particolarità della lingua italiana è sempre una ricchezza inestimabile, sia per la nostra vita “interiore” puramente intellettuale, che può godere della propria bellezza di pensiero, sia per il nostro posto nel mondo come esseri sociali, perché la lingua è l’unico modo per capire a fondo cosa ci circonda.