Esistono espressioni e modi di dire entrati nel linguaggio parlato ma che in realtà non sono corrette da utilizzare, portando quindi a commettere grossolani errori linguistici. Molte comprendono parole su cui spesso gli stessi dizionari italiani forniscono indicazioni contrastanti.
Per fare chiarezza, abbiamo chiesto a Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche, di indicarci l’uso corretto delle parole e dei modi di dire italiani che più comunemente portano all’errore.
Errori da evitare legati alle espressioni e ai modi di dire italiani
AFFITTARE: si consiglia un uso “cauto” di questo verbo perché avendo due significati contrapposti (“dare in affitto” e “prendere in affitto”) può rivelarsi ambiguo.
ALL’ANTICA: meglio dire “all’antica” e non “all’antico”; vale a dire secondo l’usanza antica.
ALLE PRIME LUCI DELL’ALBA: si tratta di un’espressione errata. L’alba “contiene” già le prime luci. Meglio dire: “all’alba” o “alle prime luci del giorno”.
ATTIMO: non si adoperi mai il suo diminutivo “attimino” per dire di un piccolo lasso di tempo: un “attimo” è già questo.
CAVALCIONI: gli avverbi in “oni” non richiedono la preposizione “a”. Sarà corretto dire: Stare cavalcioni sulla finestra.
COSI’ TANTO: non adoperare mai i due termini assieme; l’uno o l’altro.
DEROGA: si costruisce con la preposizione “a”, non “da”: in deroga a una legge.
DIVISA: quando sta per uniforme si fa seguire dalla preposizione “di”: divisa di carabiniere.
DOCENTE: si fa seguire dalla preposizione “di”: docente di linguistica.
CONFORMITA’, si fa seguire dalla preposizione “di”, non “a”. Esempio: Tutto è stato fatto in conformità di legge.
EVACUARE: si eviti l’uso di questo verbo quando sta per “sgomberare”: l’appartamento è stato fatto sgomberare, non evacuare.
INIZIARE: Verbo transitivo che significa “dare inizio a qualcosa”. E’ necessario, quindi, che ci sia un soggetto animato che compia l’azione: il professore inizia la lezione alle 15:30. Non è corretto adoperarlo in senso intransitivo e dire, per esempio, la lezione inizia alle 15:30.
In casi del genere o si cambia verbo (cominciare, incominciare) o si rende “inziare” in forma falsamente passiva facendolo precedere dalla particella “si”: la lezione si inizia alle 15:30.
INDAGINE: evitare di connotarla, come spesso si legge, con “conoscitiva” o aggettivi simili che riprendono l’accezione del sostantivo; l’indagine si fa proprio per conoscere.
EVOCARE: si sconsiglia l’uso del verbo nell’accezione di “chiamare”: si evocano gli spiriti, non le persone.
INERENTE: si costruisce con la preposizione “a” (semplice o articolata): un documento inerente all’indagine.
OBERATO: non si usi mai nell’accezione di “carico”, “oppresso” e simili: sono oberato di lavoro. Il significato proprio del termine è, infatti, “indebitato”.
PER CUI: non sostituisce “perciò”; è quindi errato scrivere o dire “piove per cui non esco”. Per approfondire, scopri in questo articolo quando è più corretto utilizzare la formula “per cui” e in quali altri casi la formula giusta risulta essere “perciò”.
PERICOLO: è solo di morte, mai di vita. Un uomo, ricoverato in ospedale, è in pericolo di morte. Come segnalato da Giovanni Nencioni de l’Accademia della Crusca, nel caso di “in pericolo di vita” si parla di specificazione soggettiva (perché in stato di pericolo è la vita), mentre in pericolo di morte abbiamo a che fare con un caso di specificazione oggettiva (perché in stato di pericolo non può essere la stessa morte, ma chi la subirà).
PROGETTI: evitare di accompagnarli con “futuri”. I progetti guardano al futuro. Lo stesso per quanto attiene a “prospettive”.
REQUISITI: gravissimo errore aggettivarli con “richiesti”. I requisiti sono le “cose richieste”.
RIABILITATIVO: questo aggettivo è usato per indicare tutte le forme di esercizi terapeutici volti a ripristinare e/o mantenere abilità che il paziente ha perduto o compromesse a causa della malattia. E’ da preferire “riabilitativo” alla formula ” riabilitatorio”.
SCAMBIO RECIPROCO: errato adoperare i due termini assieme. Uno scambio è già reciproco.
SOLLEVARE: è improprio l’uso del verbo nell’accezione di “provocare”, “suscitare” e simili.
STUDENTE: si fa seguire dalla preposizione “di” (non “in”): studente di scienze naturali.
SUORA: questa parola, anche se davanti troviamo un nome che inizia con vocale, non si apostrofa mai. Esempio: suor Anna.
Essere o avere: quale ausiliare utilizzare?
Menzione a parte per i verbi di cui spesso si sbaglia l’ausiliare. Ecco i principali dilemmi legati all’uso dei verbi ausiliari:
ATTERRARE, DECOLLARE, SBANDARE e DERAGLIARE si coniugano con l’ausiliare avere: l’aereo ha decollato e ha atterrato dopo pochi minuti.
COINCIDERE si coniuga con l’ausiliare avere: l’arrivo e la partenza hanno coinciso.
SFILARE, quando sta per “camminare”, “marciare” si coniuga con l’ausiliare avere: il corteo ha sfilato per le vie della città.
SQUILLARE, si coniuga con il verbo avere: il telefono ha squillato.