Covidico o covidotico? La parola italiana che indica colui che è affetto da Covid

8 Giugno 2020

La pandemia di covid che ha colpito il Paese ha creato un problema anche al nostro lessico. A tentare di trovare una soluzione al quesito linguistico ci pensa il sito Treccani

Covidico o covidotico? La parola italiana che indica colui che è affetto da Covid

Come si chiama colui che è affetto dal covid? La pandemia che ha colpito il Paese ha creato un problema anche al nostro lessico. A tentare di trovare una soluzione al quesito linguistico ci pensa il sito Treccani.

Il quesito

Il nostro collaboratore Fausto Raso si è rivolto al sito della più famosa enciclopedia italiana per chiedere quale parola esistente o neologismo possa definire colui che è affetto da covid. “Si potrebbe chiamare “covidoso” ma il vocabolo, esistente, ha tutt’altro significato (bramoso e simili). Alcuni organi di stampa hanno coniato “covidico”, composto con “covid” e il suffisso “-ico”. Tale suffisso, però, non sembra appropriato perché è atto a indicare “appartenenza”, “modo” (atmosferico, balcanico, filosofico, biologico ecc.).”

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La parola che indica chi è affetto da Covid

Dopo un’attenta analisi, ecco quale sarebbe la soluzione auspicabile per definire coloro che sono affetti da covid. “A nostro modo di vedere si potrebbe chiamare “covidotico” per analogia con “tubercolotico”, “cirrotico”, “scoliotico” e simili. Anche se, per la verità, il suffisso “-otico” indica, perlopiú, aggettivi derivati da sostantivi in “-osi”: psicotico, nevrotico, ecc.”

Covidico o Covidotico?

Mentre già alcune testate giornalistiche avevano coniato il neologismo “covidico” (vedi articolo di Stefano Massini su Repubblica), dalla Treccani evidenziano come covidotico sembri semplicemente una termine un po’ scomodo da pensare. Per questo, la parola covidico potrebbe essere preferita nell’uso comune rispetto a covidotico. Quest’ultimo termine, infatti, per semplice analogia con altre parole terminanti in -ico (es. bulimico, anoressico),  potrebbe venir utilizzato con più frequenza. Proprio perché l’analogia da sempre è “la grande macchina livellatrice che agisce spesso come una forza creatrice all’interno del sistema lingua, impipandosene delle costruzioni logiche dei grammatici.”

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