La questione, nella lingua italiana, della lettera “h” etimologica ha radici antiche. Nell’italiano antico, la sua presenza era molto più diffusa rispetto a oggi, dove è limitata a poche forme verbali: hanno, ha, ho, hai. Questa scelta, consolidata dal Vocabolario degli Accademici della Crusca dal 1691, è stata mantenuta per distinguere queste forme verbali da omofone come anno (sostantivo), a (preposizione), o (congiunzione) e ai (preposizione articolata).
L’utilizzo della H nella storia
Alcuni studiosi della lingua italiana hanno proposto di eliminare la “h” e utilizzare un altro segno distintivo. Nel 1911, il Congresso della Società ortografica italiana suggerì di usare un accento sulle forme verbali. Questa proposta fu sostenuta da personalità come Ferdinando Martini e applicata nel Dizionario Bompiani dal 1946 al 1983, ma in seguito la “h” fu reintrodotta nel 2005. Oggi, le forme con “h” sono considerate corrette dai grammatici, anche se l’uso delle grafie accentate (à, ài, ànno, ò) persiste in contesti limitati, come nei rebus della Settimana Enigmistica.
Infine, nonostante la “h” sia oggi la norma, alcune persone con una formazione scolastica antecedente la metà del Novecento continuano a usare le grafie accentate, che, pur non errate, sono considerate rare e di tono popolare.
Un’ulteriore questione sull’H
La questione si può sintetizzare nella domanda: “Ma dove va la ‘h’?”. La “h” è il segno diacritico per eccellenza della lingua italiana, ma il suo uso è diventato incerto, specialmente nella scrittura delle interiezioni come le risate. Oggi, soprattutto nel linguaggio digitale e nei fumetti, è comune vedere la trascrizione della risata come “hahaha”, invece della forma tradizionale “ahahah”. Questo cambiamento sembra derivare dall’influenza dell’inglese, dove la “h” rappresenta un suono aspirato, mentre in italiano non esiste questa articolazione.
Tuttavia, l’adozione nella lingua italiana della sequenza “hahaha” viene giustificata da alcuni con l’idea che imiti meglio il suono della risata. In realtà, però, in italiano non c’è un’aspirazione della “h” all’inizio della parola, mentre è un suono comune in lingue come l’inglese e il tedesco. Quindi, ci si chiede perché cambiare l’uso della “h” in questo contesto. Forse è una moda linguistica, oppure un tentativo di avvicinarsi al suono reale della risata, anche se è difficile stabilirlo con certezza. Ogni persona, infatti, ride in modo diverso, con sfumature vocali differenti, che sono quasi impossibili da rappresentare in forma scritta.
Alla luce di questa diversità di espressioni vocali, potrebbe essere più logico adottare una grafia convenzionale, come “ahahah”, che sia condivisa e compresa da tutti. Inoltre, l’uso della sequenza “hahaha” potrebbe ricordare più la terza persona singolare del verbo avere (come “ha ha”), creando un’associazione con il suono piuttosto artificiale o ironico, anziché l’espressione naturale di una risata.
L’uso degli articoli nelle parole che cominciano con H
Luca Serianni afferma che è complicato capire come comportarsi con l’uso della “h” nella lingua italiana, poiché in alcuni casi è muta (come in molte parole latine e francesi), mentre in altri è aspirata (come in inglese o tedesco). Per risolvere questo problema, sarebbe preferibile, nei nomi maschili, adottare l’articolo “l’” o “un” quando la “h” è muta, e “lo” o “uno” quando la “h” è aspirata. Ad esempio, si dovrebbe dire “l’habeas corpus” e “dall’harem” quando la “h” è muta, mentre si direbbe “sullo Hegel” e “lo Hitler” quando è aspirata. Inoltre, nei derivati con suffissi italiani, andrebbero usati “l’” e “un”, come “un heiniano” o “dall’hitlerismo”.
Tuttavia, Serianni nota che spesso si verificano usi diversi rispetto a questa regola, causati principalmente dall’incertezza riguardo il suono della “h” nelle parole straniere. Un esempio che contravviene alla regola riguarda la parola “handicap”. Nonostante sia un prestito dall’inglese, dove la “h” è aspirata, la pronuncia italiana ha reso la “h” muta. Di conseguenza, i vocabolari moderni raccomandano l’uso di “l’” e “un” anche per questa parola, come per le parole italiane che iniziano con vocale.