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E’ corretto dire “maggiordoma”? La risposta della Crusca
Si dice maggiordomo o maggiordoma? Stavolta, gli accademici della Crusca si sono imbattuti sul femminile, il plurale e la corretta grafia del termine maggiordomo e altri sulla forma maschile di ereditiera.
Si dice maggiordomo o maggiordoma? Dubbi e perplessità sull’uso del femminile o del plurale per alcune parole solitamente utilizzate nella loro accezione maschile o singolare sono all’ordine del giorno. Stavolta, gli accademici della Crusca si sono imbattuti sul femminile, il plurale e la corretta grafia del termine maggiordomo e altri sulla forma maschile di ereditiera. Ecco cosa ne è emerso.
Direttore o direttrice? La musicista Beatrice Venezi sul palco dell’Ariston aveva chiesto ad Amadeus di chiamarla con il termine al maschile, dividendo il pubblico. Qual è la forma corretta? La risposta da parte dell’Accademia della Crusca.
Si può dire maggiordoma?
Le domande sul femminile di maggiordomo e sul maschile di ereditiera sono in certo senso speculari e rientrano nel tema della mozione (su cui cfr. Anna M. Thornton, Mozione, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 218-227), ovvero il mutamento di genere e di classe flessiva di un nome in rapporto al genere sessuale del designatum. Nel caso di maggiordomo ci troviamo di fronte a un ennesimo caso di formazione del femminile di un nome di professione tradizionalmente maschile (tema spesso oggetto di domande da parte dei nostri lettori; si veda per esempio qui, qui e qui); nel caso di ereditiera, invece, si tratta della formazione del maschile da un nome che designa specificamente una donna, prodotta non di rado per fini ironici: l’esempio del genere più noto, in anni relativamente recenti, è quello di mammo, derivato da mamma e semanticamente ben diverso da papà.
Differenze tra passato e presente
Secondo la Crusca, i dubbi dei lettori sono fondati perché il trattamento dei due termini nella lessicografia degli attuali dizionari non è uniforme. Tuttavia, nella lessicografia storica le cose stanno diversamente. “Nel GDLI (consultabile sugli scaffali digitali della Crusca) maggiordoma ha una sua voce autonoma, con tre attestazioni otto-novecentesche: Antonio Baldini (Quel caro magon di Lucia, Milano-Napoli, Ricciardi, 1956); Crusca5 (vol. IX, 1905; l’attestazione non si ricava direttamente dalla ricerca sugli scaffali digitali) e Giuseppe Rovani (la più antica, in quanto, come risulta non dagli Indici del GDLI, ma da Google libri, tratta da La Libia d’oro. Scene storico-politiche, Milano, Stabilimento Redaelli della Società Chiusi e Rechiedei, 1868).”
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Le conclusioni
In definitiva, sulla base dei dati della lessicografia e della documentazione storica, secondo la Crusca è possibile dire che il mantenimento della forma maggiordomo tanto al femminile quanto al plurale (maschile e femminile) sarebbe giustificato sul piano etimologico (alla base c’è il genitivo latino domus ‘della casa’), “ma il nome, un composto del latino tardo, univerbatosi in volgare già ab antiquo (la grafia maggior domo segnalataci da un lettore è decisamente non standard) e non analizzabile (un po’ come è avvenuto, mutatis mutandis, per il composto falegname), si è inserito al maschile nel paradigma dei nomi in -o/-i e al femminile (raro, ma anch’esso documentato da secoli) in quello dei nomi in -a/-e.
Tali paradigmi sono senz’altro preferibili anche oggi (a prescindere dal significato del termine); le rare forme di maschili plurali invariati che si trovano soprattutto in rete, come “i maggiordomo di quartiere”, non sono da considerare etimologiche, ma si spiegano piuttosto con la tendenza all’invariabilità del sistema nominale dell’italiano contemporaneo, che si registra non di rado anche nei maschili in -o (cfr. Paolo D’Achille, L’invariabilità dei nomi nell’italiano contemporaneo, in “Studi di Grammatica Italiana”, XXIV, 2005 [ma 2007], pp. 189-209).”