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Che cosa significa “eterofobia” e qual è la sua etimologia

"Allora presentiamo pure una legge contro l'eterofobia". A dirlo è Matteo Salvini, in risposta a una domanda sull'omofobia. Ma cosa vuol dire "eterofobia"? E qual è la sua etimologia?

“Allora presentiamo pure una legge contro eterofobia”. Lo dice Matteo Salvini, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sul ddl Zan, contro l’omofobia. “Se viene colpito, picchiato, discriminato un omosessuale o un eterosessuale la via, per quanto mi riguarda, è la galera”, aggiunge il leader leghista. Ma cosa vuol dire esattamente “eterofobia”? E qual è la sua etimologia?

Eterofobia: l’etimologia

L’eterofobia è una parola composta dalla radice “etero”, dal greco “hetero”, che significa “altro, diverso”, e dal suffisso “fobia”, cioè “paura, rifiuto”. Indica quindi, secondo un’interpretazione etimologica, una generica avversione per tutto ciò che è ritenuto diverso da sé, senza una specifica connotazione di etnia, sesso, religione o orientamento sessuale. 

Il significato

Il termine “eterofobia” non compare in realtà nei dizionari, ma viene talvolta utilizzato impropriamente per indicare un presunto atteggiamento di avversione nei confronti degli eterosessuali. Il termine nasce in opposizione all’espressione “omofobia“. Ma, se è vero che la lingua è lo specchio della nostra società, l’assenza del termine “eterofobia” nei dizionari potrebbe manifestare l’assenza del fenomeno stesso. Se è innegabile che esistano atteggiamenti discriminatori nei confronti delle persone omosessuali, si può dire altrettanto degli eterosessuali? L’uso scientifico del termine “eterofobia” in sessuologia è limitato a pochi ricercatori. In particolare quelli che mettono in discussione la ricerca sul sesso di Alfred Kinsey. A oggi l’esistenza dell’eterofobia è per lo più non riconosciuta dai sessuologi.

L’uso del termine

Nel libro “Heterophobia: Sexual Harassment and the Future of Feminism” della scrittrice femminista Daphne Patai, l'”eterofobia” è definita come la paura di relazioni con un membro del sesso opposto. Secondo la scrittrice, il femminismo è diventato anti-maschile, al punto che le donne all’interno del movimento che si relazionano con gli uomini vengono ostracizzate.

 

 

 

 

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