“Ha subito capito l’antifona ed è scappato via”. Avete mai sentito affermare tale espressione? Capire l’antifona è un’espressione idiomatica comune della lingua italiana che in molti usano. Scopriamone l’origine ed il significato.
Il significato di “Capire l’antifona”
“Capire l’antifona” significa aver capito il succo di un discorso poco chiaro, allusivo o troppo prolisso, oppure nascosto da parole caute ed esitanti; viene anche usata per indicare che si è colta un’allusione, un avvertimento nascosto, una minaccia velata o un’intenzione non rivelata apertamente.
Altra espressione idiomatica, seppur meno conosciuta, in cui troviamo protagonista questa parola è “l’antifona è più lunga del salmo”, utilizzata per indicare quando il preambolo risulta essere più lungo del discorso.
L’origine del modo di dire
Tale modo di dire trae origine dalla liturgia cattolica, e in particolare dalla parola antifona, un breve verso che viene recitato o cantato prima o dopo la salmodia, durante l’ufficio o la messa. La caratteristica fondamentale dell’antifona è quella di riassumere in pochi versi l’intero salmo, o in altri casi di conferirgli un senso particolare a seconda della festa o della liturgia per il quale viene usato: da qui l’origine della locuzione.
Come ben spiegano sul vocabolario Treccani, l’antifona è un termine che deriva dal latino tardo antiphōna, dal greco ἀντίϕωνα, neutro plurale, tratto da ἀντιϕωνέω che significa “risuonare in risposta”. Nell’antichità classica, il termine indicava il canto eseguito da due voci tra loro in ottava, o anche l’uso di due motivi di cui il secondo attaccava all’ottava della base (o, ancora, pezzo musicale in cui entrava tale intervallo).
Nella liturgia cristiana, oltre al breve canto melodico preposto al salmo, di cui mette in risalto il significato, l’antifona poteva indicare anche il breve testo che viene letto, oppure cantato, in alcuni momenti della messa, come ad esempio all’inizio durante l’ingresso del prete, durante l’offertorio o nel corso del momento della comunione.
Le espressioni idiomatiche legate alla religione
Non solo “capire l’antifona”: sono diversi i modi di dire legati alla sfera religiosa che utilizziamo tutti i giorni. Scopriamone alcuni:
Prendere il lato alla predica: questo modo di dire si tira in ballo quando si vuole mettere bene in evidenza il fatto che per raggiungere un determinato fine occorrono astuzia, sveltezza, accortezza e occhio per non cadere in errore. L’espressione trae origine dall’antica usanza dei fedeli che si recavano in chiesa ad ascoltare la predica e cercavano di prendere il lato, vale a dire il posto migliore per poterla ascoltare meglio. Naturalmente si faceva molta fatica per trovarlo; bisognava, quindi, essere svelti per non lasciarsi sopraffare dai più zelanti e non correre il rischio di rimanere in fondo alla chiesa dove la vista e l’udito erano penalizzati.
Scherzo da prete: uno scherzo da prete è uno scherzo di cattivo gusto, uno scherzo sciocco, banale, pesante, fatto inaspettatamente,
con furberia e un pizzico di malizia. Le origini di questa espressione vanno certamente ricercate in quella tipica tradizione anticlericale delle terre un tempo appartenute allo Stato Pontificio. In ogni caso, il detto nasce nell’accezione di scherzo inatteso, proprio perché fatto da un sacerdote, vale a dire da un uomo al quale sono comunemente attribuiti ritegno, lealtà e serietà.
Non essere della stessa parrocchia: in senso figurato l’espressione significa non appartenere a un gruppo, a una comitiva, a un partito, a una casta o ad altro raggruppamento sociale. L’origine? Si narra che un sacerdote, durante una predica, si mise a raccontare ai suoi fedeli storielle divertenti facendo così sorridere tutti i presenti tranne uno che, in fondo alla navata, ascoltava impassibile. Un tale, incuriosito, gli chiese perché non ridesse e lui rispose semplicemente perché non era della parrocchia, volendo significare che, non essendo del posto e non conoscendo nessuno, non capiva a cosa si riferissero le battute di spirito del sacerdote.
Il libro sui modi di dire
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