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Canzone: da “canzonare” a “cantare”, la curiosa origine ed evoluzione della parola

Come nascono e si evolvono i termini "Canzone" e "Cantare"? Scopriamolo in questo articolo in cui se ne ripercorre la loro origine ed evoluzione semantica

“Tutta l’Italia canta Sanremo” è uno dei tormentoni che ci sta accompagnando, insieme alle canzoni del Festival, questa settimana dedicata alla musica italiana. Ma come nascono e si evolvono i termini “Canzone” e “Cantare”? Scopriamolo in questo articolo con il contributo dell’esperto di linguistica Fausto Raso.

L’origine della parola canzone

Secondo quanto riporta la Treccani, la parola canzóne deriva dal latino cantio -ōnis, che a sua volta trae origine da canĕre che significa “cantare”. In origine, il termine canzone indica un componimento lirico formato da un numero indeterminato di stanze o strofe (in genere da 5 a 7), costituite a loro volta da un numero vario di endecasillabi, o endecasillabi e settenarî variamente disposti, rimati tra loro;

Storicamente si distingue la c. classica (detta anche c. petrarchesca, dal nome del Petrarca che ne diede esempî mirabili), in cui le stanze hanno tutte lo stesso schema della prima e che si chiude con un commiato o congedo, più breve; e la c. libera (o leopardiana, dal nome del Leopardi), in cui le stanze sono indipendenti l’una dall’altra e l’alternaza dei versi e delle rime segue schemi meno rigidi.

Nei tempi moderni, la parola canzone ha iniziato ad indicare quel breve componimento lirico destinato a essere cantato con accompagnamento musicale. Si arriva così a concepire l’idea di c. popolari e l’azione di intonare una c., oggi soprattutto riferito alle composizioni per canto e strumenti, di genere leggero, un tempo dette canzonette.

In senso figurativo, esiste anche l’espressione “ricominci con la solita canzone” per indicare atti o discorsi che si ripetono in modo monotono.

L’uso e l’evoluzione del Canzonare

La parola canzone è strettamente legata al verbo “canzonare”, che rappresenta un affascinante esempio di polisemia e di evoluzione semantica, una trasformazione del significato che illustra la vivacità e la fluidità della nostra lingua.

Canzonare è un verbo denominale derivando dal sostantivo “canzone”. Inizialmente il verbo in oggetto aveva, quindi, il semplice significato di “comporre o cantare canzoni”. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, “canzonare” ha assunto il significato di burlare, di prendere in giro, di ridicolizzare qualcuno. Questo cambiamento semantico è avvenuto attraverso l’uso metaforico del termine, dove il concetto di cantare canzoni satiriche o umoristiche si è evoluto fino a diventare sinonimo di burla.

La poesia satirica del Medioevo è un esempio lampante. I trovatori che si spostavano di corte in corte componevano spesso canzoni che avevano l’obiettivo di criticare e ridicolizzare personaggi pubblici e avvenimenti dell’epoca. Queste composizioni, cantate spesso in forma di ballata, usavano un linguaggio ironico e canzonatorio per ‘veicolare’ il loro messaggio, stabilendo, in tal modo, il legame tra il “cantare” e il “prendere in giro”.

Oggi, quando diciamo che qualcuno “canzona” un’altra persona, vogliamo mettere in evidenza il fatto che la sta deridendo a sue spese. Questa evoluzione semantica dimostra come il linguaggio possa adattarsi e trasformarsi con l’andar del tempo, riflettendo i cambiamenti culturali e sociali della società. Un comico potrebbe, per esempio, “canzonare” un politico durante un monologo satirico, usando battute e giochi di parole per mettere alla berlina i difetti o le contraddizioni del personaggio.

Da un semplice significato di “cantare,” il lemma ha acquisito, insomma, connotazioni più complesse, riflettendo la ricchezza e la versatilità della comunicazione umana.

Questa trasformazione ci ricorda, inoltre, che la lingua è un organismo vivo, in costante evoluzione, che si arricchisce e si trasforma con il trascorre del tempo e con l’evoluzione della stessa società.

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L’uso del verbo “cantare” oggi

Nel tempo, quindi il verbo “canzonare” si distanzia da “cantare“, che viene usato oggi per indicare l’azione di modulare la voce, seguendo un ritmo vario ma determinato, dall’uno all’altro grado della serie dei suoni. Se l’uso accompagnato da complemento oggetto rimane il significato principale di questo verbo, esistono diverse espressioni in cui “cantare” viene utilizzato: si può dire “qualcuno canta”, senza specificare né come né cosa, per indicare che fa di professione il cantante; si può usare il verbo, con il significato di emettere un suono, se accostato anche a numerosi uccelli come il gallo e altri animali come la cicala

Esistono situazioni in cui cantare è usato in senso figurato; può significare per esempio comporre poesia, narrare o celebrare con i versi (c. le gesta dell’eroe; Dante ha cantato l’eterno amore di Paolo e Francesca), oppure può venire utilizzato per dire apertamente e con risolutezza (c. vittoria; gliele ho cantate chiare), o, infine, confidare qualcosa che dovrebbe restare segreto, e dunque fare la spia (qualcuno dei complici deve aver cantato).

Legati al verbo cantare, esistono tutta una serie di espressioni e modi di dire di uso comune. Ne citiamo alcuni: cantare le lodi, cantare messa, cantare vittoria, cantarla chiara, cantarle, lasciar cantare, canta che ti passa.

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