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Aura o aurea? I dubbi della lingua italiana spiegati attraverso l’etimologia

"Aura" è una delle parole più affascinanti della lingua italiana, la cui storia affonda le radici nel latino. Scopriamo l'origine e perché è oggi una parola di tendenza.

Nel linguaggio giovanile, complici anche le tendenze che nascono e si diffondo tramite i social, si sente ultimamente spesso parlare del concetto “aura” e di persone che “hanno” o “portano un’aura”, con un accezione positiva.

Da non confondere con “aurea” (che è il femminile dell’aggettivo “aureo”), “aura” è una delle parole più affascinanti della lingua italiana, la cui storia affonda le radici nel latino. Torna in auge nella prima metà del Novecento, grazie all’opera di Walter Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica“.

Ma come nasce questo termine e quali sono le sue origini? Scopriamolo.

L’origine della parola

La parola deriva dal latino “aura” il cui primo significato è “brezza”, “venticello”. Quando parliamo di “aura di sacralità, o di mistero”, più che a un venticello ci si riferisce all’atmosfera che avvolge qualcuno o qualcosa, a un alone che lo circonda.

La parola indica quindi una specie di “radiazione”, un alone magico e quasi impercettibile che circonda una figura/un personaggio.

Molto diffuso l’utilizzo del termine in poesia come sinonimo di “aria”, per indicare l’aria in movimento, la brezza leggere, o semplicemente i sospiri umani. Ecco alcuni celebri esempi:

Te beata, gridai, per le felici aure pregne di vita
Ugo Foscolo, Dei Sepolcri

Se quell’aura soave de’ sospiri ch’i’ odo di colei che qui fu mia donna
Francesco Petrarca, Il Canzoniere

Non aveva mai pianto che di sospiri, che l’aura etterna facevan tremare
Dante, Divina Commedia/Inferno/Canto IV

La confusione con la parola “aurea”

Spesso si incorre in errore confondendo la parola con “aurea”, aggettivo femminile di aureo, che deriva dal latino “aureus” per indicare qualcosa “d’oro”. Esempio: “Una collana aurea”.

Usare la parola “aurea” al posto di “aura” di un classico esempio di malapropismo, ovvero lo scambio erroneo di una parola con un’altra simile. Il fenomeno che nasce dalla scarsa padronanza di termini inconsueti che si vogliono utilizzare per parlare in maniera più precisa e appropriata.

Per approfondire, scopri i 10 scambi di parole involontari che si commettono per errore

Il concetto di aura secondo Walter Benjamin

Se nel linguaggio letterario, l’aura poetica indica particolare atmosfera, suggestiva ed evocativa, contraria quindi alla rappresentazione realistica, in filosofia a consolidare il significato di “aura” nel senso di alone – quasi religioso – fu il filosofo tedesco Walter Benjamin (1892-1940), che adoperò il termine per indicare il carattere individuale e di unicità dell’opera d’arte originale, prima dell’epoca della sua riproducibilità tecnica, cioè prima dell’avvento della fotografia.

Che cos’è, propriamente, l’aura? Un singolare intreccio di spazio e tempo: l’apparizione unica di una lontananza, per quanto questa possa essere vicina.

Halo, il corrispettivo in inglese

Come canta Beyoncé in uno dei suoi brani più famosi (“baby, I can feel your halo”), un altro modo per indicare l’aura, inteso come l’alone emanato da oggetti e persone, è la parola “Halo”. Dalla parola greca “álos”, che significava in origine “aia” (perché le aie erano circolari), e poi il cerchio luminoso attorno al sole, “halo” è uno dei corrispettivi in inglese del concetto di “aura”.

L’esplosione su TikTok

Sul celebre social network TikTok negli ultimi tempi il termine è tornato in auge grazie al concetti di “punti aura”, una sorta di valuta di misura che premia le scelte di vita quotidiane fatte dagli utenti che popolano la celebre piattaforma, sempre pronta a sfornare nuovi trend ed a farli diventare virali. Si guadagnano punti ogni volta che si fa qualcosa di positivo, mentre si possono perdere punti quando si prende una decisione discutibile o che non riceve il consenso degli altri.

Secondo un articolo del Wall Street Journal, i post su TikTok con l’hashtag #aurapoints sono aumentati del 378% da maggio a giugno. Chiedere a qualcuno “quanti punti hai preso?” è diventato così un modo giocoso per categorizzare gli aspetti della vita quotidiana, dando valore ai momenti positivi e ironizzando su quelli meno buoni.

L’aura nel calcio

Nel corso degli Europei di calcio 2024, sulla piattafoma X è iniziata la diffusione della parola per indicare un giocatore tecnico, decisivo, importante, che con una giocata è capace di cambiare le sorti di una partita, capace quindi sempre una piccola speranza nei tifosi di portare il risultato dalla propria parte.

Ma “portare un’aura” per un giocatore di calcio non si limita solo al rettangolo di gioco: oggi i calciatori, sempre più vere e proprie star anche fuori gli stadi, sono visti come punti di riferimento dai propri tifosi e in generale dalle nuove generazioni; i vari Bellingham, Leao, Mbappé sono diventati oggi veri e propri modelli da emulare per lo stile e per come rappresentano la loro immagine vincente anche al di fuori del contesto calcistico.

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