MILANO – Qualche tempo fa Elias Canetti faceva notare quanto misterioso sia il fatto che al mondo esistano lingue diverse: “vuol dire che per le stesse cose ci sono nomi diversi; e questo dovrebbe far dubitare che non siano le stesse cose”. D’altra parte, come dice George Steiner, una lingua è un modo di intendere il mondo, un modo di guardarlo. Avere la capacità di chiamare con una sola parola un momento, un’azione, un gesto, uno stato d’animo, significa prima di tutto riconoscerlo e dargli un certo peso. L’italiano, per esempio, ha diverse parole che ci invidiano in tutto il mondo. Oggi vi proponiamo nove parole giapponesi che nel nostro vocabolario non esistono.
Komorebi
L’effetto particolare della luce solare quando passa attraverso le sottili e leggere foglie degli alberi.
Shibumi
Bellezza poco appariscente. Si tratta della grande raffinatezza che si nasconde dietro un aspetto ordinario e comune.
Bakku-shan
Una ragazza bellissima da dietro ma non da davanti: bellissima fino a quando non la si guarda in faccia.
Aware
La sensazione dolceamara che si ha quando si sta vivendo un momento di grande bellezza, che si sa effimero e destinato ad esaurirsi velocemente.
Kyoikumama
Madre che crea pressione sui suoi figli perché a scuola raggiungano ottimi risultati.
Age-otori
L’apparire meno belli dopo essersi tagliati i capelli.
Wabi-Sabi
Accettare serenamente il naturale ciclo di vita e morte, nella consapevolezza della transitorietà delle cose.
Hanami
La millenaria usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi.
Tsundoku
L’abitudine di comprare libri in maniera compulsiva.
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Le traduzioni mi sembrano molto libere, in alcuni casi potrebbero addirittura risultare fuorvianti, quindi io consiglierei il lettore di prenderle con la dovuta cautela.