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Wilbur Smith, ”La lettura è il dono più grande che ci è stato fatto”

''Se non avessi fatto lo scrittore? Sarei morto''. A 22 anni da ''Il dio del fiume'', primo libro della serie dei romanzi egizi, Wilbur Smith è tornato nell'antico Egitto e in cima alle classifiche con ''Il dio del deserto'', romanzo che vede nuovamente...

MILANO – ”Se non avessi fatto lo scrittore? Sarei morto”. A 22 anni da ”Il dio del fiume”, primo libro della serie dei romanzi egizi, Wilbur Smith è tornato nell’antico Egitto e in cima alle classifiche con ”Il dio del deserto”, romanzo che vede nuovamente protagonista il suo eroe più amato, Taita. In occasione del suo 82esimo compleanno, vi riproponiamo l’intervista esclusiva che gli avevamo fatto quando era stato ospite di BookCity Milano, la più importante manifestazione letteraria della città meneghina. ”Mi è mancato molto questo personaggio – afferma Smith – ma lui è sempre rimasto lì, in un luogo dove io potessi contattarlo rapidamente. E’ l’unico dei miei personaggi che parla in prima persona, in modo che possa rivolgersi direttamente a me. Ci saranno altri episodi con lui come protagonista”.

IL FASCINO DELL’EGITTO – I suoi romanzi d’avventura sono tutti ambientati nell’antico Egitto, una scelta non casuale. “L’Egitto ha da sempre rappresentato un luogo speciale per me – spiega Smith – innanzi tutto perché è in Africa ed io sono Africano, poi perché è lì che ha avuto inizio tutto: ricordiamo che è nella valle del Nilo che gli uomini hanno scoperto per primi la scienza, i geroglifici per poter scrivere, la medicina, la matematica, l’architettura e le altre scienze che ci distinguono dal mondo animale”.

LA MITOLOGIA GRECA – L’ultima opera di Smith risente molto dell’influenza legata alla mitologia greca. “Sicuramente la storia di Creta, del Minotauro e di Minosse ha suscitato un fascino indescrivibile per me, quanto l’Egitto. In particolare, il fatto che quest’isola così piccola sia diventata così importante nell’ambito degli affari della politica mondiale di quei tempi. Poi è sparita, messa da parte dalla storia”. Messa da parte anche in seguito all’avvento dei romani. “Voi italiani dovete ritenervi molto fortunati, in quanto siete nati in un Paese che ha rappresentato il centro del mondo, uno dei più importanti della storia. Fortunatamente, siete venuti con i Romani in Inghilterra e ci avete insegnato a parlare, a toglierci brutte pelli di animali di cui ci vestivamo, ci avete civilizzato”.

CO-WRITERS – Dopo oltre 40 anni di bestseller, lo scrittore di origine africana non scarta l’eventualità di realizzare i prossimi libri con dei collaboratori. “Esistono tanti autori a livello mondiale che puntano sui co-autori, anche se non lo ammettono. Io lo ammetto, ma fino adesso non mi sono ancora avvalso di questa possibilità. Mi sono limitato a valutare vantaggi e svantaggi, giungendo alla conclusione che il co-writing sarà il futuro. Ci sono tante storie che ho in mente e che reclamano una conclusione, ma il tempo a mia disposizione si sta esaurendo e avere un po’ d’aiuto sarebbe auspicabile. Il rapporto con i co-autori? Io controllerei la storia, darei loro dei suggerimenti, quindi in ultima istanza controllerei i lavori da loro prodotti. La mia speranza ed ambizione sarà sempre quella di tenere dei personaggi per me, come Titan, uno con cui occorre saperci parlare”.

SCRITTURA IERI ED OGGI – Come si è evoluto nel tempo il modo di scrivere di Wilbur Smith? “La prima differenza rispetto a 50 anni fa e che si scrive più lentamente. Si impara, esiste sempre un processo di apprendimento, altrimenti ci si potrebbe dimenticare di fare lo scrittore. Una storia porta ad un’altra storia, apre altri mondi. E’ difficile scegliere quella sulla quale concentrarmi. Non mi immagino di fare nient’altro che il creatore di mondi: un processo in cui nessuno soffre e tutti sorridono. Nulla rimane uguale, ma più cambia, più rimane uguale. Titan è rimasto uguale. Anche io mi vedo uguale, anche se in realtà non è così. Quando rileggo i libri che ho scritto 40 anni fa è sempre un’esperienza molto toccante, mi meraviglio ogni volta. E’ un viaggio che faccio con piacere sempre”.

L’AMORE – Non solo avventura: i suoi romanzi parlano anche d’amore. “L’amore è il motore che fa girare il mondo. Noi tutti siamo il prodotto di un gesto d’amore: grazie ad esso possiamo tramandare i geni dei nostri genitori. Le storie d’amore sono belle, eterne come quella di Romeo e Giulietta. L’amore tra uomo e donna, quello per i genitori e tra fratello e sorella sono quelli che rendono gli uomini umani”.

GLI AUTORI EMERGENTI – Attento conoscitore del mondo dell’editoria, Wilbur Smith analizza l’attuale mercato librario. “I giovani autori pubblicano continuamente, la vera difficoltà per loro è farsi riconoscere, emergere. Nel mio caso, io ho conosciuto un uomo che ha pubblicato tutti i miei libri e che è poi diventato il mio agente. Per me è stato anche un mentore. Avevo appena pubblicato il Destino del Leone e gli chiesi “Ora cosa devo scrivere?” Lui mi rispose: “Devi essere tu a dire a me di cosa vuoi scrivere”. Per scrivere occorre avere gran fiducia in sé stessi, nei propri mezzi, proprio come i grandi calciatori. Bisogna ascoltare ciò che dicono i propri personaggi”.

IL POTERE DELLA SCRITTURA – Wilbur Smith si ritiene un uomo fortunato. “L’unica cosa che volevo nella vita mi è stata data su un vassoio: ciò ti dà un senso di potere, senti che il destino è nelle tue mani. Al tempo stesso, ti può dare un senso di solitudine, rendendoti conto che nessun altro potrà scrivere un libro come il tuo. Se non avessi fatto lo scrittore, sarei morto. Nulla è perfetto si può sempre migliorare. In generale mi ritengo abbastanza soddisfatto, ma vorrei fare sempre qualcosa di nuovo, attraversare un’altra montagna, inventare un altro personaggio che rimanga nel tempo. Tutti dobbiamo fare il meglio che possiamo, e poi fare ancora meglio”.

IL PIACERE DELLA LETTURA – Prima di essere autore di bestseller, Wilbur Smith si ritiene un assiduo lettore. “Leggo tantissimo, non solo per piacere, ma anche per imparare, per capire dove gli autori sbagliano. I libri sono magici. Ricordo alla perfezione i primi libri che ho letto ad 11 anni, e so che se li rileggessi rivivrei lo stesso entusiasmo di quei tempi. Non ci si può mai stancare di leggere, a me dispiace per tutti coloro che ammettono tranquillamente di non leggere libri. Mi verrebbe da consigliargli di non parlare con nessuno di questa loro debolezza. La lettura, in generale ascoltare storie, è un regalo speciale che ci è stato fatto. Gli uomini hanno bisogno di questo esercizio quotidiano, soprattutto nel mondo frenetico di oggi”.

9 gennaio 2015

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