Un viaggio verso la propria interiorità e al tempo stesso un canto d’amore per Venezia e per la letteratura romantica. Parliamo del libro “Voarchadumia“, il libro della storica dell’arte e giornalista Carla Cace. Il libro è ambientato nella Venezia del 1530 e vede protagonista Tron, la prima donna divenuta Maestro dell’ordine alchemico chiamato Voarchadumia.
Voarchadumia
Sinossi del libro
Due piani temporali, un’indefinita contemporaneità romana e il XVI secolo a Venezia. Nel primo, Isabella confida all’amata nipote Lea, attraverso un diario, misteriose esperienze vissute tramite l’ipnosi regressiva che l’hanno convinta di aver intercettato un’esistenza passata: quella di un’alchimista veneziana, Loredana Tron. Nel secondo, protagonista è proprio la Tron, la prima donna divenuta Maestro di un ordine alchemico operante a Venezia dal 1530, la Voarchadumia.
Diversi i personaggi realmente esistiti, così come gli indizi simbolici nascosti nelle tele di Tiziano e del Giorgione. L’esistenza di questa oscura figura si snoda tra riti occulti, amore, esperimenti estremi, fino alla Peste Nera. E al sorprendente finale, che riallaccia il filo teso tra passato e presente.
Intervista all’autrice Carla Cace
Come nasce l’idea di scrivere questo romanzo alchemico?
È un testo che nasce dalla fusione di tante passioni e da un’urgenza. Ed è, soprattutto, la storia di una rivelazione, di una presa di coscienza, di un viaggio verso la propria interiorità. Quello che Jung definirebbe un calarsi nell’Ombra. Ma anche un canto d’amore per Venezia e per la letteratura romantica.
È un intreccio magico e, allo stesso tempo, la cronaca di un’epoca d’oro della Serenissima in cui l’alchimia era davvero praticata e che è stata luogo in cui le arti hanno dato i frutti maturi del Rinascimento e la donna si è emancipata, basti pensare a figure come Veronica Franco o Gaspara Stampa.
Qual è la differenza tra la “Voarchadumia” e la classica “Alchemia”?
La Voarchadumia è una élite di alchimisti che, storicamente, operano a Venezia dopo che, nel 1530, viene dato alle stampe, proprio lì, un testo misterioso intitolato “Voarchadumia contram Alchimiam” firmato da tal “Pantheus”. Pare facessero parte di questo esclusivo gruppo figure come Tiziano o il Giorgione, ma anche John Dee e, più in là, addirittura Galileo. Loro si ritenevano i veri custodi dei segreti alchemici, i migliori, in poche parole.
In che modo all’interno del libro hai voluto dosare gli elementi di finzione e quelli storici realmente accaduti?
Il contesto storico e i personaggi che gravitano attorno alla protagonista sono reali. Ho studiato con grande scrupolo molte carte, per oltre due anni, in numerosi archivi tra Venezia, Roma e Parigi. Solo la storia di Loredana è inventata, per quanto la famiglia Tron sia realmente esistita.
Nulla è lasciato al caso e il lettore potrà trovare numerosi rimandi storici e letterari nel testo. La mia deformazione professionale da giornalista e storico dell’arte hanno avuto la meglio…
La storia si sviluppa principalmente a Venezia. Come mai questa città sembra la favorita per l’ambientazione di storie misteriose e ricche di intrighi?
Thomas Mann la defini’ “la città mezza fiaba e mezza trappola”. Innegabile il fascino ambiguo di una città sospesa sull’acqua, la cui esistenza stessa sembra una magia. Un luogo che, costantemente, si fa “gioco di specchi”. Da sempre è la cornice ideale dell’ambiguo, del doppio, del misterioso. Nel mio libro sono narrati tanti luoghi alternativi alla Venezia turistica, quelli appunto esoterici. Si potrebbe realizzare una guida alla Venezia della Voarchadumia, seguendo il percorso di Loredana Tron nel romanzo.
Ci sono libri o autori da cui hai tratto ispirazione per lo stile e la scrittura del romanzo?
Amo visceralmente la letteratura romantica ottocentesca e crepuscolare. Ho sempre sostenuto di essere nata nell’epoca sbagliata. Non a caso una parte del romanzo è scritta in forma epistolare, un diario precisamente. Lo stile credo sia il frutto delle mie letture appassionate: Emily Bronte in primis, ma anche Edgar Allan Poe, Igino Ugo Tarchetti e Colette. Solo per citarne alcuni.