In dialogo con il giornalista Alessandro Zaccuri, Vittorio Lingiardi a Pordenonelegge racconta “Corpo, umano” (Einaudi). Un libro difficile da catalogare tra saggio e memoir. Come una visita medica, un film di fantascienza, un pomeriggio d’amore, questo è un viaggio nel corpo. Di tutti i libri sul tema, questo l’unico segnato da una virgola. Virgola che impone una pausa, respiratoria e mentale, dentro la quale cercare il proprio, di corpo, oggi al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza.
Vittorio Lingiardi, medico psicanalista, saggista, critico cinematografico lo riporta con sensibilità al centro della scena e ci racconta gli organi che lo compongono – uno per uno, dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore – con la voce della scienza e del mito, dell’arte e della letteratura.
Vittorio Lingiardi e la virgola: un respiro, un soffio
Si parte dal titolo e da quella virgola, segno di interpunzione lieve, che fa intendere quanto di arcaico e di moderno ci sia dietro la parola corpo, una macchina che ha bisogno di essere nutrita. Moderno è l’ uso che ne fa Antigone, poi l’Habeas corpus nel diritto anglosassone riconosce la potestà sul proprio fisico a metà tra antico e moderno e riesce a tenere dentro l’immaginazione e la fantasia. “Il libro – esordisce Lingiardi – ha tante porte d’ingresso in merito al corpo ricordato, dettagliato, ritrovato e c’era la necessità di dare ordine alle varie definizioni e concezioni. Corpo e umano sono le parole che interessano di più e vanno separate da una virgola cioè da un respiro.”
“C’è il corpo burocratico – continua il saggista – quello tecnologico, quello medico e quello virtuale e la memoria familiare che è anche trasmissione corporale, perché inconsciamente ripercorriamo la gestualità dei nostri genitori : Donald Winnicott, pediatra e psicanalista britannico, dice che la psiche si insedia nel corpicino del bambino con termine dwelling e da quel momento fisico e psiche viaggiano insieme”.
Su questo si innesta la storia dell’arte: “I bambini nel mondo occidentale – riflette Lingiardi – sono esposti fin da bambini al corpo di Gesù, contrariamente a quanto accade nelle altre religioni, poi c’è il senso metaforico della fisicità. Oggetto di mille attenzioni, ma di pochissimo ascolto, oggi il corpo, così visibile, è di fatto invisibile. La medicina lo scompone in oggetti parziali, la politica lo piega ai suoi scopi, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti. Svanisce nel virtuale, si falsifica in stereotipi decorativi”.
Intanto, sugli schermi dei nostri cellulari, scorrono i corpi veri, quelli che, colpiti dalle bombe, vanno in frantumi e muoiono; quelli che, accoltellati nei femminicidi, perdono sangue e vita. Lingiardi vuole riportare la fisicità umana al centro dell’ascolto. Renderlo vivente nel suo racconto medico e psicologico, politico e poetico.
Il corpo è ancora il centro del mondo?
Il libro è nato al tempo del Covid e del distanziamento quando la riflessione era sul nostro fisico, come un involucro aperto al virus, ma allo stesso tempo, c’era la necessità di stare lontano dagli altri. “Da lì – spiega Lingiardi – dal semplice fatto che con le sedute online non potevo porgere un fazzoletto ai miei pazienti in difficoltà è nata questa riflessione sul corpo in crisi. Una volta c’erano i corpi dei re e dei papi, oggi il concetto si è democraticizzato con la moltiplicazione dei corpi e anche lo statuto giuridico si accinge a prevedere una giurisdizione sui corpi virtuali: la carne è ancora il centro del mondo?”.
“Nasciamo corpi e moriamo corpi: ho tentato – spiega Lingiardi – di trovare delle bussola psichiatriche e simboliche senza demonizzare il presente virtuale in un momento in cui il corpo diventa soggetto politico nei temi di bioetica, ma, allo stesso tempo, l’ invasione di cadaveri di cadaveri a Gaza procrastina i tempi della bioetica e del testamento biologico facendoci riflettere sul fatto che i corpi non sono tutti uguali. C’è chi ha il privilegio di pensare al testamento biologico e quelli che si svegliano in mezzo alla strage della famiglia.
Siamo cosi tornati a una dimensione primaria del corpo con una moltiplicazione dei pensieri, caratterizzata da molta presenza e molta assenza. Da una parte troviamo i corpi svuotati dell’anoressia e dall’altra quello pieno della morte non solo per la guerra, ma per le violenze maturate in seno alla famiglia, da una parte i corpi mistici che però sono desideranti e provano vergogna, dall’altra l’apertura di papa Francesco verso i corpi che cambiano”.
La parte centrale del libro è infine dedicata al corpo dettagliato, protesi comprese, in cui Lingiardi, come una navicella medica e poetica, entra al suo interno e cosi conclude l’incontro con ironia e leggerezza :”Tutti gli organi hanno pari dignità , ma la pelle é il mio preferito, perché , come dice Woody Allen, ne ho in tutto il corpo.”