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“Verranno rondini fanciulle”, la poesia di Marcello Buttazzo

C’era una volta un Poeta e scriveva di un tempo sospeso, in cui sarebbero arrivate le rondini a ridare speranza agli uomini.  Potrebbe essere una favola la storia di Marcello Buttazzo e del suo prezioso libricino Verranno rondini fanciulle, edito da I Quaderni del Bardo: della favola ha i colori e la potenza, da vedere e sentire a occhi chiusi, ascoltando il ritmo cadenzato del respiro e accordando il passo alla Natura.

“Corre la vita,/ su scenari immaginifici/ costruisce i suoi fragili santuari./ Scorre la vita/ su castelli di sabbia./ Stamane/ ho visto passare/ un corteo di rondini fanciulle/ che portavano in grembo/ tutto l’amore del mondo.”

 

Chissà se leggeva le favole da piccolo, il Poeta. Chissà in che lingua gli parlavano le fate, all’ora dei sogni, quando prima dormire schiudevano solo per lui un mondo di incanti che, come per magia, lui riesce a vedere tutt’ora e lo consegna a piene mani a  ognuno di noi, generosamente.

“Per strada/è sbocciato/ un fiore sull’asfalto./ Stamane/ una rosabruna gentile/ di sguardi di cuori/ m’ha incrociato la via.”

 

Così te lo immagini il Poeta: un uomo gentile che attraversa la strada del Paese perso nei suoi mondi. Nelle sue albe di pensieri, qualcuno lo ha visto prendere un caffè al bar, altri hanno soltanto creduto di vederlo, perché lui stesso è un sogno fluttuante, nella dimensione evanescente e libera della scrittura che è spazio intimo e inviolabile e non conosce il tempo delle lancette.

“Mi fermerò/ su una nuvola/ per vedere passare/ tutte le malinconie/ del mondo.”

 

Taciturno e immobile appare il Poeta allo sguardo di chi corre senza provare l’incanto dello stupore, pronto a slacciare parole che dipingono il tempo per chi, invece, conosce la lentezza inesorabile delle ore della notte e il morso della troppa luce, che a volte abbaglia senza concedere tregua.

“Non misurare più il tempo,/ troppi  istanti ho speso/ a ricucire ferite./ Tu dimmi di te,/ del tuo loquace pallore.”

 

Marcello Buttazzo è il Poeta capace di largare sorrisi sul volto buono per gli amici cari e di circondare con abbracci di parole i lettori desiderosi di bellezza che si immergono nelle sue pagine. Lui sa che le parole sanno farsi beatitudine di istanti, nella purezza infinita della Poesia, che accarezza senza invadere.

“Saremo anime compagne.”, scrive, infondendo fiducia con pennellate di luce.

 

E’ Poesia manifesta il nostro Marcello: crede nei colori e nella soavità delle stagioni e fugge dal clamore, rendendo giustizia all’autenticità del verso, che si lascia assaporare con lentezza, invocando la primavera dell’anima. Appartiene alla Poesia e a quella vita che è sogno e “gioco mansueto di fanciulli.”. Mai invecchierà, giacché lo stupore è suo fido compagno di viaggio, da sempre.

C’era una volta un Poeta e scriveva per donare bellezza. Questa favola ha poche pagine e molte vite, da attraversare tutte insieme, in un tuffo infinito e denso verso altri mondi possibili, chiamato lettura. E se gli chiedessimo di raccontarci una favola, forse non saprebbe quale scegliere, perché nel suo universo vivido di colori, la parola vien fuori come acqua di sorgente: limpida e vera, fanciulla, come le sue rondini. E poi appartiene solo al lettore, come l’acqua dei fiumi che si getta nel mare immenso della vita, senza complicati ragionamenti, ma solo sentendo il richiamo delle onde.

 

“La tua grammatica
è un sillabario
da apprendere lentamente
con soavità fine.
I tuoi detti e non detti
da respirare a piene mani.
Rumorio d’onda
tempestio di suoni
nel lento vociare.
Tu narri pacatamente
la favola bella.
Il tuo pensiero
di musa celeste
sommuove l’onda.
La tua grammatica
è un libro di pagine
da magiare.
Tu, sempre devota
all’umano sentire
alla bellezza quieta
alla maestra poesia.”

 

Maria Pia Romano

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