Lo scrittore tedesco protagonista a Venezia nel corso di Incroci di civiltà
VENEZIA – La currywurst è uno dei più popolari street food tedeschi: si tratta di un grosso würstel tagliato a fettine e condito con una salsa fatta di ketchup e curry, due spezie che mettono insieme due mondi antitetici e diversi, il Nord e l’Oriente. E’ questo il particolare che ha spinto Uwe Timm, uno dei più noti scrittori contemporanei tedeschi a fare di questo piatto il protagonista di “La scoperta della currywurst” (Le lettere, 2003). Da questo romanzo parte la conversazione di Uwe Timm ad illustrare il mondo tedesco a Incroci di civiltà a Venezia.
LA TRAMA – Nell’opera il narratore, alter ego dell’autore, ricorda la currywurst che ha mangiato fin da bambino, quella del chioschetto di Lena Brücker ad Amburgo, per lui la più buona del mondo e benché molti dicano che quel piatto sia nato a Berlino, egli è persuaso che Lena sia la vera inventrice. Va così a trovarla nella casa di riposo nella quale vive la vecchia signora, quasi centenaria e ormai cieca. E mentre Lena sta facendo un maglione ai ferri racconta una storia, che non è solo la storia di un piatto ma è il racconto di una donna non più giovanissima e rimasta sola, è la storia di un soldato che non vuole morire, è una storia di amore e di passione, è la storia di chi vuole ricominciare. E solo da ultimo Lena racconta della scoperta, del tutto accidentale, della currywurst.
LE SPEZIE SONO UN “INCROCIO DI CIVILTÀ” – Come il curry , così altre spezie o altri semplici ingredienti possono costituire il filo di diversi “Incroci di civiltà”, così come ha sottolineato nell’apertura della manifestazione Carlo Petrini. Tradotto e curato dal germanista Matteo Galli che nella postfazione parla, a ragione, di “estetica del quotidiano”, La scoperta della currywurst parte da piccole storie di piccole persone, fatte di piccoli gesti per raccontare un periodo drammatico della storia della Germania: la fine della guerra, la capitolazione di Amburgo e la scoperta degli orrori del nazismo. Questo anche il tema di “Come mio fratello” ( pubblicato da Mondadori nel 2007, in cui Uwe Timm trova il coraggio di raccontare, attraverso il diario del fratello, la storia di un diciottenne arruolato nelle SS, il cui racconto finisce con la scoperta dell’orrore “come se – suggerisce Timm – non ci potessero esserci parole per descrivere quanto viveva: davanti all’orrore è ammutolito”. A questo diario, segreto e nascosto perché non si potevano comunicare sensazioni e umori in guerra, lo scrittore tedesco ha messo mano dopo la scomparsa dei genitori, per avere la “giusta distanza” per raccontare una storia sconvolgente di un fratello che come altri fino a un certo punto , fino all’orrore, non provava nessuna empatia. Non è stata solo un ‘operazione emotiva, ma anche linguistica di capire il non detto tra le parole ed è così che Timm analizza gli anni ‘ 40 in Germania.
IL LINGUAGGIO DELL’ORRORE – “ Le mutilazioni sono iniziate dapprima con il linguaggio – dice a Venezia – il nazismo amava le abbreviazioni e gli acronimi, il gesto secco, l’ubbidienza e poi all’improvviso, noi che alla fine della guerra eravamo bambini, senza alcuna spiegazione, ci siamo ritrovati anche linguisticamente un mondo tutto diverso e per noi incomprensibile, dove non servivano più il coraggio e l’ubbidienza. In un certo senso, questo cambiamento repentino ha poi determinato in noi la ribellione del ’68: dall’ubbidienza alla disobbedienza totale, anche se in modo diverso nell’Est e nell’Ovest della Germania”.
LA MEMORIA COME UN ‘ORCHESTRA – Il mondo tedesco dal dopoguerra ad oggi è “un mosaico” in cui la memoria ha svolto il ruolo cosi efficacemente descritto da Svevo con l’immagine dell’orchestra e del suo direttore: a volte suonano motivi lieti, altre volte gravi e cosi nella geografia letteraria dell’autore si accordano i ricordi leggeri della currywurst e la memoria pesante del fratello, sedici anni più grande, con la divisa delle SS che lo solleva in aria : “ riso, esultanza, una gioia irrefrenabile. È l’unico ricordo di mio fratello, sedici anni più grande di me, che pochi mesi dopo, alla fine di settembre, venne gravemente ferito in Ucraina” . Morirà in un lazzaretto.
Alessandra Pavan
5 aprile 2014
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